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Tutto si può dire tranne che per la SPAL l’estate sarà caratterizzata dalla monotonia. Con le scelte del nuovo allenatore, l’avvicendamento improvviso tra direttori sportivi e il cambio del direttore generale, Tacopina ha innescato (ancora una volta) una rivoluzione nella SPAL. Tra i protagonisti della scorsa stagione però c’è l’allenatore Domenico Di Carlo, che fino ad un certo punto sembrava certo della conferma sulla panchina biancazzurra, salvo poi ritrovarsi fuori dal progetto tecnico. Ora, da svincolato, il tecnico di Cassino ha accettato di dire la sua su quanto avvenuto nelle ultime settimane e di ripercorrere alcuni dei passaggi chiave della sua avventura ferrarese.

Mister, partiamo dalla fine. Quando e come ha saputo che non sarebbe stato confermato sulla panchina della SPAL anche per la prossima stagione?
“L’ho saputo il 21 giugno, con un messaggio da parte del presidente arrivato poco prima della conferenza stampa del pomeriggio. A questo messaggio io ho ovviamente risposto ringraziando per l’opportunità datami per allenare la SPAL, manifestando comunque il mio dispiacere per la scelta fatta visto che avevamo ridato credibilità e forza a squadra e ambiente con prestazioni e punti. A fine campionato Di Taranto e Fusco mi avevano informato della volontà di tenermi da parte del presidente. Poi da quel momento e fino al 21 giugno non si è più fatto sentire nessuno, per arrivare a quel messaggio del presidente”.

Che rapporto ha avuto con Tacopina? L’aspetto linguistico è stato un ostacolo?
“Non penso onestamente che l’inglese sia stato un ostacolo. Chiaramente io dovrò approfondire meglio il mio livello di inglese, che attualmente è a livello scolastico. Tra me e Tacopina c’è comunque quasi sempre stato il filtro di Fusco prima e Di Taranto poi, ovviamente però quando un presidente decide di chiamarti o di mandarti un messaggio lo fa senza problemi”.

Recentemente Tacopina ha dichiarato di aver cambiato allenatore perché Di Carlo non ha raggiunto i risultati attesi.
“Un allenatore deve essere messo nelle migliori condizioni per poter raggiungere gli obbiettivi. Ho fatto metà campionato, considerando le difficoltà iniziali, conquistando 34 punti in 19 partite. Io mi baso sui fatti e questi sono i numeri di Di Carlo. Dal mio punto di vista allora potrei dire perché non sono stato richiamato prima, visto com’è andata dal mio ritorno in poi saremmo arrivati ai play-off sicuramente”.

Relativamente alle scelte iniziali di Fusco, quanto hanno influito le sue richieste sul calciomercato? È arrivato qualche giocatore su sua espressa richiesta?
“Dopo la retrocessione era necessario ristrutturare l’ambiente SPAL. Dovevamo vendere dei giocatori e valutare molti giovani in ritiro per capire quali di loro avrebbero potuto far parte del gruppo della prima squadra. L’obiettivo era quello di vendere i giocatori prima possibile per poter rinforzare la squadra con i nuovi acquisti già dal ritiro, cosa che purtroppo non è successa. Chiaramente io avevo una lista di giocatori che mi sarebbe piaciuto portare alla SPAL, ma se il mercato all’inizio non lo puoi fare, i giocatori li prendono gli altri. Qualcuno alla fine è arrivato come Dalmonte, Valentini e Bruscagin, altri li abbiamo persi”.

Nella prossima SPAL, in base ai contratti in essere, probabilmente ci saranno molti giocatori che lei ha allenato quest’anno. Avrebbe confermato Zilli e Dalmonte?
“Sì, li avrei confermati. Zilli e Dalmonte sono due giocatori giovani di qualità, soprattutto Dalmonte è fuori categoria in serie C. Zilli è un giovane che ha bisogno di fare un campionato intero, ha bisogno di fiducia e a Ferrara ha dimostrato di avere qualità”.

La SPAL andrà verso un altra rivoluzione, anche nei ruoli apicali della società. Si aspettava così tanti cambiamenti anche su questo aspetto?
“Me l’avevano detto che il presidente era così (ride, ndr). Io ho lavorato tutti i giorni e ho cercato di mettere tutti nelle migliori condizioni per centrare gli obiettivi e dare continuità al progetto, ma questo non è bastato. Da quando il mio staff ed io siamo tornati, tutti si sono messi a disposizione, dal capitano Antenucci, ai giocatori fino ai magazzinieri e fisioterapisti sono stati straordinari, lavorando sodo per cambiare il trend che era negativo fino a quel momento”.

Tra le altre cose, nel finale di campionato siete riusciti a riportare l’entusiasmo tra i tifosi.
“Da quando sono tornato ho fatto un patto con la squadra: lottare fino alla fine per conquistare più vittorie possibili e soprattutto riconquistare i nostri tifosi. Questo obiettivo è stato centrato e abbiamo riportato la squadra a festeggiare le vittorie sotto la Curva Ovest. I tifosi della SPAL sono un patrimonio enorme che va coltivato e sostenuto. E’ stato un peccato arrivare ad un solo punto dai play-off, perché se ci fossimo entrati avremmo potuto fare bene, considerando la crescita dei vari Dalmonte, Maistro, Buchel, Siligardi e Antenucci che quando ci sono le partite può fare la differenza”.

Se potesse tornare indietro, c’è qualcosa che non rifarebbe?
“In linea di massima no. Non ho condiviso la scelta della società di esonerarmi perché ci voleva solo un po’ più di pazienza per far crescere la squadra. Per alzare l’asticella era necessario più tempo. Da un lato i giovani dovevano conoscere la categoria, dall’altro dovevamo far ambientare gli ultimi giocatori arrivati e farli crescere fisicamente considerando che nelle settimane precedenti al loro arrivo si stavano allenando a casa da soli”.

Come avete vissuto dal campo la contestazione al presidente Tacopina?
“La contestazione non ha influito sul rendimento della squadra, anche se ovviamente non ha fatto piacere perché se vuoi costruire qualcosa di importante tutti devono essere coinvolti e motivati per remare dalla stessa parte. La cosa importante sono i giocatori che devono sentire la fiducia dell’ambiente. Più sentono fiducia e più rendono in campo“.

Cosa farà Mimmo Di Carlo adesso?
“Ho avuto due o tre proposte, ma non ho approfondito perché speravo di rimanere alla SPAL. Se non dovessi trovare squadra, mi terrò informato. Un occhio speciale alla SPAL glielo darò sempre, verrò anche al Mazza. Ferrara e i tifosi mi hanno lasciato qualcosa di importante. Nel mio post di saluti sui social ho scritto ‘arrivederci’ perché ho iniziato un lavoro e non mi hanno lasciato la possibilità di finirlo. Spero un giorno di poter tornare e finire il percorso che ho iniziato”.

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