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Alex Casella, il quarto direttore sportivo della gestione-Tacopina, ha davanti a sé un compito assai difficile: passare in poco meno di due mesi da una massa informe di contratti (quasi 40) a una squadra competitiva in campionato. L’avvocato piemontese, reduce dal quadriennio alla Pro Vercelli, ne ha parlato apertamente durante la sua presentazione ufficiale accanto al dg Luca Carra e ha delineato la filosofia sulla quale si baseranno le mosse future della SPAL.

Oggi – ha detto Carra in introduzione – presentiamo un altro pezzo importante della società. Alex avrà un ruolo fondamentale per tutto quello che riguarda l’area sportiva. Si tratta di un professionista che ho incontrato da qualche settimana: abbiamo degli amici in comune e quest’ultimi mi hanno sempre parlato bene di lui. Siamo ben felici di accoglierlo qui a Ferrara. Già dai primi giorni devo dire che l’ho visto lavorare molto intensamente. Rinnovo dunque il benvenuto e l’in bocca al lupo per il suo lavoro”.

Successivamente la parola è passata al nuovo direttore sportivo, il quale ha voluto essere chiaro sin dai primi momenti. Le paroled’ordine sono sacrificio e dedizione, valori che condivide in pieno anche con l’allenatore Andrea Dossena. Oltre alla presentazione vera e propria, Casella si è anche espresso largamente sulla situazione della SPAL in vista del mercato, di cui parliamo approfonditamente a parte.

RINGRAZIAMENTI – “È un grande onore essere qui e sono pronto a mettermi a vostra disposizione per quello che è il mio lavoro. Spero di poter iniziare a condurre un rapporto di sana collaborazione che ha uno scopo solo: lavorare per il bene della SPAL. Questo sarà il mio unico leitmotiv per tutta la stagione. Ringrazio il direttore per la presentazione, con il quale ho avuto già da subito una buona sintonia. Ringrazio il presidente e la società per la fiducia”.

OBIETTIVO – “Il nostro obiettivo è quello di trasmettere la mentalità giusta a tutti i giocatori e a tutti i componenti della società. Bisogna far capire a chi arriverà alla SPAL che questa piazza è un’opportunità. Lo è stato per me, così come per Dossena. Per raggiungere i risultati c’è solo una ricetta: lavorare più degli altri. Per farlo bisogna anticipare il lavoro e per questo abbiamo anticipato il ritiro di una settimana. Non dimentichiamoci che il 10 agosto abbiamo la Coppa Italia: sicuramente non saremo pronti al 100% per quella partita perché i carichi di lavoro saranno molto pesanti e avremo delle difficoltà fisiche, però l’abbiamo già messo in preventivo. Se vogliamo arrivare al 100% entro la fine di agosto dobbiamo cominciare a lavorare il prima possibile”.

GRUPPO – “Sicuramente sarà un lavoro impegnativo, ma assolutamente stimolante. Partiamo dal presupposto che tutti abbiamo presente la situazione: ci sono 39 giocatori sotto contratto e sono tanti. Per questo l’idea è stata quella di anticipare il ritiro a lunedì. La voglia è quella di iniziare sin da subito a dare una mentalità. Chiaro che bisogna scremare una squadra che a oggi non è allenabile in alcun modo. Qualsiasi allenatore al mondo è in difficoltà nel gestire questo numero di giocatori. Dobbiamo dunque liberare qualche spazio per poter migliorare la rosa in base alle idee che abbiamo. L’obiettivo è quello di formare una squadra che sia idonea per l’allenatore”.

“La filosofia è quella del sacrificio, ma bisogna sdoganare questo luogo comune. Moltissimi dicono di volere dei giocatori che sudano la maglia e che si sacrifichino per la squadra, ma c’è una differenza che bisogna rimarcare subito. Queste parole devono essere realtà: con tutti questi giocatori in rosa non c’è spazio per equivoci. C’è una soglia da raggiungere: con l’allenatore ho un rapporto importante e so cosa vuole. O si va al 110% oppure non si possono reggere quei tipi di allenamenti, che poi si traduce con le prestazioni sul campo. È tutto un lavoro settimanale: tutti vorremmo sempre vedere una squadra che va a 2000 all’ora, ma poi se vediamo la Nazionale possiamo notare come questo non sia accaduto. Anche la piazza ha bisogno di una squadra forte, che si impegna e che crei entusiasmo. Questa cosa qui, però, si allena: non è una magia. Per allenarla c’è bisogno di capacità fisiche ma soprattutto mentali”. 

VICENDA DANZÈ – “È stata un’estate intensa a livello personale, perché ho avuto l’opportunità di conoscere il presidente e i suoi consiglieri. Ho avuto diversi colloqui in cui c’è stata grande sintonia nella voglia di cambiare la squadra e di cercare qualcuno che avesse una mentalità diversa. Io personalmente arrivo da un contesto ben più umile: ho giocato in Eccellenza e da lì sono partito a fare il direttore sportivo. Come molti di voi sapranno, la figura del direttore in quegli ambienti è quella di un uomo che tocca tutto: mi è capitato di prendere delle borse con dentro dei vestiti sporchi e aiutare i magazzinieri a portarle a lavare. Che sia chiaro: non dico questo perché voglio screditare quegli aspetti, lo dico con molto vanto. Di certo ho tanta fame e tanta voglia di iniziare a lavorare, proprio perché tramite questo lavoro sporco ho sempre cercato di trasmettere una mentalità vincente. L’anno scorso con Dossena è nata una bella sintonia: sebbene lui venga da palcoscenici importanti ha la mia stessa mentalità. Non ha paura di sporcarsi le mani e pretende che chiunque lavori al suo fianco abbia la stessa idea”.

Ovviamente Casella ha parlato ampiamente di mercato: l’argomento è trattato in uno specifico approfondimento

MISTER DOSSENA – “Con Andrea abbiamo un rapporto di complicità e di intesa: questo rapporto che si è creato durante l’anno a Vercelli aiuta a bruciare le tappe e ad evitare di far passare un mese o due per creare un rapporto. Parlo per esperienza personale: ogni estate ho cambiato allenatore e prima che il direttore si fidasse dell’allenatore (o viceversa) erano passati almeno due mesi. Nonostante uno cerchi di essere sempre disponibile, si ha sempre il dubbio di poter avere davanti una persona dalla doppia faccia. Ci vuole dunque tempo per creare un rapporto e non è nemmeno detto che si crei. Fortunatamente con Andrea c’è questo rapporto di fiducia reciproca che aiuta tantissimo. Non servono ore di telefonate perché a volte bastano anche 5 minuti. Quando c’è fiducia c’è anche condivisione di valori”.

“Andrea è un allenatore esigente e che non conosce il senso del riposo. Sul campo chiede tantissimo ai calciatori e per questo motivo è nato questo rapporto importante che abbiamo la fortuna di portare avanti qui a Ferrara. Dossena crede e sviluppa un sistema di gioco basato su un 433 del tutto propositivo. Punta molto sul controllo del possesso palla e della gara. L’idea di base è quella di giocare sempre con le proprie capacità e non di rimessa. Quest’ultima ti porta ad avere un possesso palla elevato, ma naturalmente è un metodo piuttosto dispendioso, perché devi avere una squadra che corre più degli altri. Ritornando all’esempio dell’anno scorso: al termine del girone d’andata eravamo quarti in classifica, poi abbiamo avuto un momento negativo. Avevamo una squadra limitata sul numero di giocatori di livello equivalente, quindi i 13-14 giocatori che potevano garantire quel tipo di rendimento a un certo punto non ne avevano più. Abbiamo fatto dunque un paio di mesi d’allenamento per ricostruire quella forma fisica e nelle ultime 6 partite abbiamo collezionato 4 vittorie, 1 pareggio e 1 sconfitta. Eravamo tornati sul rendimento iniziale. Ha bisogno di giocatori che corrono più degli altri, perché l’obiettivo è andare sopra l’avversario”.

“A mio avviso il presidente ha fatto una buona scelta, perché sento le richieste della piazza. I tifosi non vogliono solo vincere una partita, ma vogliono che ci sia un entusiasmo dettato dal vedere una squadra che prova a sovrastare l’avversario con idee, fisicità e voglia di vincere le partite. Ferrara ha dimostrato che nell’ultima giornata di campionato è riuscita a portare quasi 10mila persone allo stadio in una stagione non esaltante, chissà cosa potrebbe fare con una squadra che potrà riaccendere tutti quanti”.



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