L’ucronia è un genere di narrativa fantastica basata sulla premessa generale che la storia del mondo abbia seguito un corso alternativo rispetto a quello reale. La parola deriva dal greco e significa letteralmente “nessun tempo”.
Agosto 2022: l’avventura di Andrea La Mantia alla SPAL inizia come meglio non sarebbe potuta partire. Quattro gol nelle prime cinque giornate, di cui tre davanti al proprio pubblico. Vittime illustri per la cadetteria, come Reggina, Bari, Cagliari e Venezia. Ag vol la punta, ci si ripeteva ormai da tre anni. Ed ecco che finalmente c’è.
Luglio 2024: La Mantia rientra suo malgrado dal prestito alla FeralpiSalò e infila tre dei dieci gol rifilati al TNT Monte Peller, ricordando a tutti che buttarla dentro è il suo mestiere e magari potrebbe anche contro squadre di serie C. Un centravanti da doppia cifra manca ormai dal 2020 (Petagna): e se fosse lui, in mancanza di alternative migliori dal mercato?
Non succederà, questo pare evidente. Lo ha detto anche Casella a margine dell’amichevole di giovedì: La Mantia ha estimatori in serie B e al momento debito farà la valigia. Colpa di caratteristiche non proprio coincidenti con i desideri di mister Dossena, ma soprattutto di un ingaggio spaventoso per gli standard della categoria. Senza dimenticare che dopo la retrocessione l’attaccante fu additato come uno dei principali responsabili della retrocessione in serie C da stampa e pubblico.
Per ora il centravanti rimane con la squadra e prima di salutarlo di nuovo vogliamo suggerire i nomi di tre leggende spalline che con la loro (recente) storia e potrebbero convincerlo a rimanere a Ferrara un altro anno, magari rinunciando ai benefici per le sue tasche, per fare la differenza.
1. LUCA MORA: IL FUTURO PUÒ ESSERE MIGLIORE DEL PASSATO
Se esistesse un indicatore matematico dato dal rapporto tra aspettative generate e realtà dei fatti, La Mantia avrebbe uno dei coefficienti più bassi del passato recente della SPAL. Restare a Ferrara nella stagione 2024/2025 gli darebbe prima di tutto l’occasione di riscattarsi agli occhi dei tifosi e di sé stesso, e potrebbe aiutarlo a non aver sprecato un capitolo della sua vita. Alla SPAL in tempi recenti questo non è successo a molti giocatori rientranti dopo un’esperienza altrove: soprattutto in attacco. Alberto Cerri tornò a Ferrara nel gennaio 2020 dopo aver contribuito in modo abbastanza superficiale per i primi sei mesi della stagione 2016/2017. Al secondo giro segnò un gol, troppo poco per evitare alla SPAL la retrocessione, finendo nel dimenticatoio. Alberto Paloschi invece nei primi due anni di serie A segnò nove gol, facendo andare il rospo di traverso anche a squadre importanti, ma quando tornò dopo l’esperienza a Cagliari per guidare i biancazzurri al ritorno in serie A, fallì il compito, visto che quella squadra non riuscì nemmeno ad andare ai playoff. Neppure a un giocatore apprezzato dai più come Mattia Finotto andò meglio. Lasciò Ferrara dopo la vittoria della serie C e della serie B con 22 reti. Quando tornò, nell’agosto 2022 sotto la gestione Venturato, ne mise a segno solo 4. Tagliato da De Rossi e Lupo nell’indifferenza totale. Poi ha festeggiato una salvezza a Cosenza e una promozione in B con la Carrarese.
C’è però chi ha fatto il percorso inverso e quando è tornato a Ferrara ha fatto meglio di prima. Il primo che ci viene in mente non può essere nessun altro se non Eros Schiavon, che tornò a Ferrara nel gennaio 2016 dopo aver lasciato ricordi positivi a livello personale, completamente oscurati da quelli successivi, ancora migliori. Ma quella in cui tornò Eros era una squadra fortissima, già al primo posto della classifica. Vogliamo quindi che l’insegnamento che riceva La Mantia sia quello di Luca Mora, che tornò a Ferrara dopo quattro anni in un momento molto difficile per la SPAL e da vero leader ha fatto il possibile per trascinare la squadra a una soffertissima salvezza. Ecco, questo è la prima leggenda a cui ispirarsi. I numeri della seconda esperienza di Mora non possono essere paragonati a quella della prima, e sarebbe anche ingiusto farlo. Ma il cuore e l’amore per la maglia che Luca ci ha messo dimostrano cosa sia per lui la SPAL. Per ora l’unica cosa in comune tra i due è stata la maglia 19. Il passato non si cancella, ma i ricordi possono cambiare. Se La Mantia alla seconda chance ci mettesse l’impegno di Mora, forse potrebbe cambiare la sua pagina nel grande libro di storia della SPAL.
2. SERGIO FLOCCARI: TORNARE AD ESSERE UN ATTACCANTE DA CATEGORIA SUPERIORE
Nella scorsa stagione La Mantia, con la FeralpiSalò, ha incassato la seconda retrocessione consecutiva. Forse che a 33 anni la serie B non sia più il suo campionato? Fare un passo indietro è qualcosa che spaventa tutti: questo è comprensibile. Ma prenda ad esempio Floccari. Sergio di anni ne aveva solo due in più quando scelse di scendere dalla A alla B per vestire la maglia della SPAL, dopo quindici stagioni al massimo livello. Aveva paura e dubbi anche lui? Sicuramente sì. Risultato? Promozione in serie A, due salvezze storiche, l’onore di palleggiare con Mazzo al Parco Urbano e il volto fiero svettante al centro sportivo G.B. Fabbri accanto a Massei e Boldrini. Insomma, a volte un passo indietro è necessario per farne uno in avanti. Nel corso della sua lunga carriera La Mantia è andato in doppia cifra con Cosenza (2015/2016, 13 gol), Virtus Entella (2017/2018, 12 gol), Lecce (2018/2019, 17 gol) ed Empoli (2020/2021, 11 gol). Con dieci gol salirebbe a quota 15 totali con la SPAL. Gli stessi segnati dal numero dieci in campionato nei suoi anni a Ferrara.
3. MIRCO ANTENUCCI: FAR DIVENTARE LA SPAL LA SQUADRA DELLA SUA CARRIERA
Nell’estate 2016 il trentaduenne Mirco Antenucci arrivò a Ferrara direttamente dall’Inghilterra con la nomea di girovago calcistico. Un giocatore che aveva percorso la penisola in lungo e in largo, da Torino a Catania, come un cavaliere errante, senza mai mettere vere e proprie radici. Tante squadre, tanti campionati diversi. La carriera di La Mantia in un certo senso si avvicina a quella del capitano. Tanti giri con la valigia su e giù per lo Stivale, senza mai riuscire a trovare un posto da chiamare casa. A 32 anni Mirco scelse di abbandonare zaino e bussola e cambiare stile di vita. Per lui è stata la svolta della carriera. In un anno è diventato bomber e leader di una squadra di serie A, poi il miglior marcatore della storia del Bari e dopo il suo ritorno ha distrutto record a ripetizione con la maglia della SPAL. Che il destino di ALM possa essere lo stesso? Se il giocatore rimanesse a Ferrara e collezionasse anche la miseria di 11 presenze, la SPAL diventerebbe la seconda squadra in cui ha giocato di più, dopo l’Empoli (68). E questo la dice lunga. Ma se in Toscana non è mai riuscito ad essere la stella (coperto da Mancuso prima e Pinamonti poi), a Ferrara ha tutte le carte in regola per poterlo diventare.
Insomma, i consigli (indiretti) dei grandi ci sono, la sua volontà quale sarà?