foto Filippo Rubin
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L’amichevole finita 0-0 tra SPAL ed Este, formazione di serie D, ha confermato tutte le difficoltà già emerse nella fase finale del ritiro di Mezzana.

Quanto si è visto martedì al centro sportivo “G.B. Fabbri” è il frutto di alcuni fattori oggettivi:

* La preparazione: alla terza settimana di allenamenti e di carichi è impossibile pensare di vedere una squadra pimpante. L’effetto della preparazione non è stata visibile solo nella fatica, o in una certa mancanza di rapidità, ma anche in alcuni errori nei gesti tecnici elementari, figli proprio di una lenta risposta fisica all’impulso del cervello.

* Gli acciacchi: diretta conseguenza della preparazione sono quei leggeri fastidi che si manifestano e che ovviamente portano l’allenatore, giustamente, a evitare infortuni più gravi e che limitano la disponibilità di giocatori e soluzioni.

* Il mercato: mister Dossena ha parlato dei giocatori non coinvolti nell’amichevole per situazioni di mercato (Rosafio), ma c’è il ragionevole dubbio che gli altri giocatori in attesa di novità da rispettivi procuratori abbiano gestito l’amichevole in maniera maggiormente prudente.

* Lo scopo: le amichevoli estive in generale servono a mettere minuti nelle gambe, scaricare i lavori di forza e rodare i meccanismi, non certo mostrare un calcio champagne che in questo momento della stagione è inutile, e soprattutto, non porta punti.

Come da attese mister Dossena ha schierato la squadra con il 4-3-3 che sembra essere il marchio della SPAL stagione 2024/2025.

In fase di non possesso abbiamo notato un lavoro di pressione alta dei tre attaccanti (Antenucci, D’Orazio e Rao nel primo tempo), con il sostegno di Nador (schierato interno di destra) che costantemente andava a prendere il centrocampista centrale dell’Este. Questa soluzione è stata proposta lungo tutta la gara, anche da altri giocatori, e identifica una precisa volontà di pressione alta e recupero palla rapido, o comunque lontano dalla propria porta per capitalizzare gli eventuali errori degli avversari.

Contiliano (schierato come centrale di centrocampo) ha lavorato in schermatura, spesso coadiuvato da Nador, e vanno segnalati diversi buoni recuperi palla dei due. Maistro (interno di sinistra), si è visto principalmente in fase di “sporcatura” delle linee di passaggio avversarie. La difesa (Bruscagin, Bassoli, Arena, Tripaldelli) ha lavorato con una pressione molto alta, nei pressi della linea di metà campo, con Arena impegnato nell’uscita sul centravanti dell’Este e Bassoli in sua copertura.

In fase di possesso si è vista una ricerca del palleggio rapida e circolazione palla a due tocchi (con risultati influenzati dai fattori elencati all’inizio). I terzini (soprattutto Tripaldelli) hanno agito molto alti, proponendo diverse sovrapposizioni agli attaccanti esterni. Gli interni di centrocampo (Maistro e Nador) sono stati molto coinvolti sui 25 metri nella circolazione, nella “giocata” (Maistro) e negli inserimenti (Nador).

Gli attaccanti esterni saranno chiaramente un fattore nello scacchiere tattico di Dossena: D’Orazio è stato schierato prevalentemente sulla sinistra, garantendo tutte le possibili soluzioni (uno contro uno; cross; inserimento; sovrapposizione del terzino), mentre Rao (schierato sulla destra), ha lavorato maggiormente rientrando dentro al campo, lasciando spazio alle sovrapposizioni dell’interno destro (Nador) che in un paio di circostanze hanno creato sviluppi di gioco interessanti. Evidente il lavoro richiesto alla punta centrale: lavorare lontano dalla porta, pulire palloni, agendo di fatto come regista offensivo per poi andare a riproporsi allo scopo di concludere l’azione.

COSA HA FUNZIONATO

* È parso evidente che si stia creando un’idea ben precisa: circolazione rapida, lavoro sugli esterni, e tanta aggressività. Il problema è che questi concetti vengono inculcati a un gruppo che nel giro di un mese potrebbe avere sembianze molto molto diverse (e l’ha fatto presente anche Dossena).

* D’Orazio: indubbiamente il più pimpante, è stato sempre nel vivo del gioco, e ha mostrato tutto ciò che viene richiesto all’attaccante esterno.

* I meccanismi difensivi: uscite alte, coperture, scalate. Il lavoro in allenamento c’è stato e si vede.

COSA NON HA FUNZIONATO

* Un costante buco in fase di non possesso alle spalle del centrale di centrocampo, che ha causato diverse situazioni di pericolo.

* La scarsa pericolosità offensiva, sicuramente figlia dei fattori elencati in apertura, ma anche di un livello di talento non eccezionale.

* La mancanza degli interpreti necessari per rendere l’idea d Dossena concreta, ma al 30 di luglio e con le attuali logiche del calciomercato occorrerà avere pazienza.


— Andrea Coletta, 40 anni, è allenatore UEFA B dal 2013 e ha lavorato come direttore tecnico in ambito dilettantistico.



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