foto Filippo Rubin
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Due esterni davanti, un centrocampista e un difensore“. Questa era la lista della spesa stilata da Andrea Dossena nel penultimo giorno di mercato. Alla fine è arrivato solo il difensore (Mignanelli) ed è senz’altro un innesto di spessore, mentre negli altri reparti la rosa presenta lacune che rischiano di mettere in seria difficoltà il tecnico da qui alla sessione invernale. A meno che una pezza non venga messa col ricorso agli svincolati, a partire da El Kaddouri. Ma rischia comunque di essere una soluzione parziale.

Spiegare cosa è andato storto spetterà soprattutto ad Alex Casella. Che da luglio si è sobbarcato un lavoro mastodontico per provare a ridare senso a una massa di contratti che includeva spesso ingaggi improponibili, a volte anche per la serie B. Il ds era stato chiaro fin dal principio: sarebbero servite pazienza e lucidità. Ma aveva anche aggiunto, in base ai suoi precedenti personali, che nell’ultimo giorno di mercato si sarebbero potute fare cose interessanti. Semplicemente non sono state fatte e l’aspettativa creata è stata disattesa.

Si era capito che il mercato in entrata sarebbe dipeso in gran parte dallo smaltimento del monolite rappresentato dal contratto di La Mantia. Ma la via d’uscita è stata trovata tardi – con un compromesso al ribasso, la spalmatura fino al 2027 – e questo ha cacciato la SPAL in un vicolo cieco. Casella è sì riuscito a mettere la firma su cessioni ad alto coefficiente di difficoltà (Maistro e Tripaldelli su tutti) che hanno dato parziale sollievo ai conti societari, ma al tempo stesso si è ritrovato a fare i conti con altre pratiche (es.: Buchel) molto più complicate del previsto. Ed è andato a trattare con un portafoglio comunque semivuoto. Non c’è altra chiave di lettura, perché altrimenti un paio di giocatori ritenuti indispensabili per il progetto tecnico (l’attaccante esterno e la mezzala) sarebbero arrivati. Anche non necessariamente di nome. Ne è uscito invece un mercato sbilanciato sui possibili benefici a medio-lungo termine (per il bilancio) più che sulle effettive necessità tecniche sottolineate a chiare lettere dall’allenatore.

Basta guardare all’organico che riprenderà la preparazione agli ordini di Dossena, in cui ci sono quattro centrali di difesa, tre terzini destri e tre sinistri, sempre che Ntenda non venga dirottato di nuovo sulla linea d’attacco come all’inizio della carriera. A centrocampo ci sono quattro interpreti (Radrezza, Zammarini, Nador e Awua) per tre posti e il resto del cast è fatto da giovani (Kane, Boccia, Antonciuc). L’attacco è ai minimi termini con Karlsson, Antenucci, Rao e D’Orazio. L’ambizioso 433 tutta intensità del mister si può reggere su un telaio di questo tipo? È lecito avere delle perplessità, soprattutto se dovessero subentrare degli infortuni – come già accaduto nel caso di Karlsson.

La generosa e convincente prestazione contro l’Ascoli aveva dato speranza al pubblico, tanto da indurre la società a riaprire la campagna abbonamenti per capitalizzare su quel poco di entusiasmo che s’era generato. Ma la scoppola di Perugia e il deludente finale di mercato hanno prontamente fatto evaporare la bolla. In attesa della scatola nera delle ultime 72 ore, auguri a Dossena: ha davanti a sé una bella montagna da scalare per rispondere alle aspettative di un proprietario che già in passato ha dimostrato di essere tutto meno che paziente.