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Contro il Carpi la SPAL ha mostrato almeno un’ora di bel calcio, fatto di organizzazione e fluidità. Il rovescio della medaglia è stata una mezz’ora problematica, ma nel valutare il quadro generale non si può che prendere nota dei segnali di continuità mostrati dalla formazione biancazzurra.

L’undici iniziale schierato da Dossena è quello atteso, con Melgrati in porta, Bruscagin a muoversi da terzino destro al posto dell’infortunato Calapai con Arena, Sottini e Mignanelli in difesa. Nessuna novità a centrocampo, con Radrezza centrale, Zammarini ed El Kaddouri ai suoi lati, Antenucci, Rao e D’Orazio a comporre il tridente offensivo.

La partita dei biancazzurri è stata gagliarda. In fase di non possesso la SPAL ha spesso concesso al Carpi la prima fase di costruzione dal basso, portando il pressing sulla linea mediana con Antenucci, El Kaddouri a Radrezza ad attivare la prima pressione che è stata ben supportata dagli altri reparti.

Soprattutto nei primi 60 minuti i reparti hanno lavorato bene tra loro, hanno funzionato i raddoppi in zona centrale e sulle corsie esterne, dove gli esterni offensivi Rao e D’Orazio hanno ben supportato Mignanelli e Bruscagin: il Carpi ha cercato di attaccare attraverso una rotazione centrale con sfogo sulle corsie esterne, ma i cross sono arrivati principalmente dai 25 metri, e sulle palle alte Arena e Sottini hanno dominato. Un po’ lenta talvolta la fase di transizione che ha costretto la squadra di Dossena a qualche rincorsa, comunque ben controllata. Negli ultimi 30 minuti, dopo il gol del Carpi, la SPAL ha semplicemente abbassato troppo il proprio baricentro, e sebbene i biancorossi abbiano creato solo un paio di situazioni realmente pericolose è necessaria una lettura specifica della situazione, peraltro come sottolineato da mister Dossena in conferenza stampa.

In fase di possesso la SPAL è stata semplicemente bella per un’ora: ha mostrato principalmente costruzione del basso, con una predilezione particolare all’uscita sulla corsia mancina dove Mignanelli e Rao mostrano un’intesa sempre crescente che ha creato costanti pericoli alla difesa carpigiana, sia nell’uno contro uno, sia nelle sovrapposizioni con cross, sia nel triangolo sul terzo uomo concludendo l’azione centralmente. Antenucci ha lavorato molto bene nel gestire le palle lunghe, nel rifinire per i compagni al limite dell’area, e nel concludere l’azione. Il centrocampo ha aiutato la circolazione della palla in zona offensiva, le rotazioni hanno funzionato bene e questo ha determinato fluidità di manovra, circolazione veloce, ed una varietà di soluzioni offensive tali da non rendere il gioco monotono.

Negli ultimi 30 minuti, complice l’abbassamento del baricentro, la SPAL non è riuscita a mantenere le stesse caratteristiche: ha prediletto la palla lunga su Karlsson piuttosto che una circolazione che poteva allentare la pressione del Carpi, e si è un po’ chiusa all’interno del campo mancando della possibilità di allargare maggiormente il gioco. È importante segnalare come nell’ultima mezz’ora le sostituzioni operate da Dossena hanno consentito a Karlsson, Awua, Buchel, Bidaoui e Polito di mettere nelle gambe del minutaggio importante che si rivelerà senza dubbio utile in questo trittico di partite ravvicinate.

Cosa ha funzionato:

* L’identità: dopo cinque giornate si può iniziare ad affermare che questo gruppo (giocatori e staff tecnico) stia lavorando su principi e idee di gioco definite, mostrando voglia di sacrificio e abnegazione. Le buone trame offensive sviluppate, le coperture difensive e i gol di Rao ed Antenucci arrivano a coronamento di azioni corali.

* La linea mediana: la presenza di El Kaddouri sembra aver portato maggiore libertà mentale a un reparto che dimostra di avere qualità, riesce ad avere visione anche sotto pressione avversaria e garantisce aria e ampiezza agli sviluppi offensivi.

* Matteo Bruscagin ed Emanuele Rao. Il difensore merita una menzione perché ha fornito una prestazione maiuscola, molto attenta in fase difensiva anche a supporto di Arena, e di presenza in fase offensiva dove le sue sovrapposizioni hanno spesso liberato D’Orazio per giocate centrali o di uno contro uno. Il diciottenne di Rovereto sta invece crescendo partita dopo partita, mettendo la sua qualità a servizio della squadra e giocando con maggiore semplicità, esaltando le sue enormi doti tecniche.

Cosa non ha funzionato:

* Le transizioni difensive sono sembrate un po’ lente, e se nella prima ora di gioco il dinamismo dei reparti spallini è riuscito a compensare con i raddoppi, nel secondo tempo si è manifestato con una sorta di lentezza nella copertura della palla, concedendo troppa libertà di pensiero ai centrocampisti carpigiani o per la conclusione da fuori area.

* La lettura della partita negli ultimi 30 minuti, quando il gol del Carpi è sembrato creare alla squadra maggiori preoccupazioni rispetto a quanto gli avversari fossero stati in grado di produrre in campo fino a quel momento, anche nella restante parte di gara. Lasciare 30 minuti di palleggio agli avversari è certamente un atteggiamento da rivedere e infatti Dossena l’ha fatto notare in sala stampa.

* Il contributo dei subentrati, ai quali Dossena ha lasciato spazio subito dopo il gol del Carpi e da cui ci si sarebbe aspettato un approccio diverso, di maggiore intraprendenza e carattere, non riuscendo però a prendere in mano le redini della squadra o creare pericoli alla difesa del Carpi.

Il calendario ravvicinato porterà la Spal nuovamente in campo giovedì 26 contro il Milan Futuro: se la seconda vittoria consecutiva alimenta un clima di serenità e fiducia rispetto al lavoro intrapreso un paio di mesi fa, c’è comunque da rimanere agganciati alla necessità di dare continuità alle recenti prestazioni ed estendere il coinvolgimento anche a quegli elementi della rosa che hanno avuto un minore minutaggio, prestando massima attenzione a evitare cali di tensione.

— Andrea Coletta, 40 anni, è allenatore UEFA B dal 2013 e ha lavorato come direttore tecnico in ambito dilettantistico.

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