La SPAL strappa tre punti pesanti a Rimini, ottenendoli peraltro contro una delle squadre più in forma del momento. Ma soprattutto sono tre punti fondamentali per il morale dei ragazzi di Dossena e per acquisire sempre maggiore consapevolezza delle proprie possibilità.
Dossena conferma il 4-3-3, ma opta per alcuni cambi di interpreti: davanti a Melgrati la difesa è schierata con Calapai, Arena, Bassoli e Mignanelli, a centrocampo a sorpresa Buchel dal 1′ con Zammarini e Awua, in attacco Karlsson come riferimento centrale sostenuto da Rao e D’Orazio. La partita dei ragazzi di Dossena è stata dai due volti: a un primo tempo ordinato, pulito e di sostanza si oppone una seconda frazione sfilacciata.
In fase di non possesso la SPAL ha optato per un pressing alto del reparto offensivo guidato da Karlsson, con centrocampo e difesa leggermente distanti per aumentare la densità sulle seconde palle generate dal ricorso ai lanci lunghi del Rimini, ottenendo con Awua, Buchel e Zammarini buoni risultati, poiché da queste situazioni spesso sofferte nelle precedenti gare la SPAL non ha concesso nulla ai romagnoli. Le catene esterne (Calapai-D’Orazio e Mignanelli-Rao) hanno lavorato bene concedendo poco spazio alle sortite offensive biancorosse e attenta è stata la prova della linea mediana che ha lasciato, soprattutto nella prima ora di gioco, poco tempo per pensare ai centrocampisti avversari, recuperando un buon numero di palloni. I reparti hanno lavorato in maniera compatta, ma negli ultimi trenta minuti hanno perso distanza tra loro causando un giro palla lento che ha costretto all’appoggio sui difensori. Questi, non avendo compagni a breve distanza, sono stati spesso costretti a lanci lunghi che hanno di fatto regalato molte palle alla difesa riminese.
In fase di possesso la SPAL ha fatto la partita nel primo tempo, prendendo in mano il pallino del gioco e riuscendo ad arrivare con facilità al limite dell’area di rigore riminese. Le corsie esterne hanno lavorato bene e specialmente a sinistra gli interpreti scelti da Dossena sono arrivati con facilità al cross senza tuttavia riuscire a creare pericoli, poiché, anche prima dell’espulsione, il Rimini compattava nove giocatori dietro la linea della palla e ne portava addirittura sette a difendere le palle alte in area di rigore. Dal punto di vista del fraseggio Buchel ha sicuramente aiutato molto la squadra a far circolare la palla e cercato qualche cambio di gioco per trovare sbilanciata la difesa biancorossa, mentre Awua e Zammarini hanno costantemente proposto delle sortite offensive, con il nigeriano che già prima della rete aveva cercato la conclusione verso la porta.
Negli ultimi 30 minuti la SPAL ha invece di fatto rinunciato ad attaccare, liberandosi del pallone senza lucidità in preda più all’ansia di prendere gol che dai reali pericoli creati dal Rimini: le occasioni concesse sono nate da falli commessi dopo banali errori in uscita o negli appoggi, ed è sicuramente questo un aspetto da migliorare perché in un girone complesso ed equilibrato capiterà spesso di dover gestire situazioni di vantaggio e non si potranno sempre vivere in apnea.
Cosa ha funzionato:
* La compattezza. I reparti hanno mantenuto le giuste distanze orizzontali e sono riusciti a rendere inefficaci le poche proposte offensive del Rimini, evitando di concedere spazi centrali e scivolando bene sulle coperture o i raddoppi sulle corsie laterali.
* La linea difensiva. Arena e Bassoli hanno praticamente annientato i centravanti romagnoli dimostrando di essere una coppia in grado di lavorare efficientemente sulle palle alte, sugli anticipi e sulle marcature in area di rigore. Calapai e Mignanelli hanno garantito densità in fase difensiva e spinta in fase offensiva. Che possa essere questo l’assetto difensivo ideale?
* Lo spirito di squadra. Se è parso evidente che negli ultimi 20 minuti i ragazzi di Dossena siano entrati in apnea e abbiano gestito male il vantaggio di reti e uomini, è altrettanto vero che seppure in confusione i singoli hanno cercato di dare quel qualcosa in più per portare a casa il risultato.
Cosa non ha funzionato:
* Karlsson è parso ancora alla ricerca della condizione migliore dopo l’infortunio e non è sostanzialmente mai riuscito a rendersi pericoloso. Perlopiù perché è stato servito con palle alte in situazione di doppia marcatura o con palle non semplici da controllare e poi giocare. La crescita della SPAL dovrà necessariamente passare anche da un maggiore contributo del centravanti islandese.
* Gli ingressi dalla panchina: se Antenucci si è adoperato molto in pressing (un suo taglio perfetto dietro la linea difensiva romagnola è stato purtroppo ignorato da Rao), Kane e Nador sono sembrati spaesati, sbagliando molto in fase di appoggio e regalando ai romagnoli possibilità offensive che altrimenti non sarebbero arrivate, mentre Bidaoui (anche lui ancora lontano dalla forma migliore) non si è mai visto e non è riuscito ad aiutare la squadra ad allentare la pressione. Polito ha dimostrato di essere una spanna e mezza sotto a Calapai.
* La gestione di gara nel secondo tempo: è comprensibile che in vantaggio di un gol e di un uomo si cerchi di portare a casa la partita senza correre rischi cercando un lungo possesso palla, però questa situazione di gioco necessita di avere la squadra corta in 40 metri, reparti vicini, movimenti continui e rotazione fluida. La squadra di Dossena si è invece allungata troppo, per cui a difesa riminese schierata la circolazione doveva sempre tornare verso la linea difensiva che è rimasta troppo bassa e distante dal centrocampo per continuare a gestire la palla propriamente. Se questa fase fosse stata interpretata correttamente il Rimini non sarebbe mai riuscito a rendersi pericoloso come effettivamente ha fatto nel finale.
Il girone B si sta rivelando un girone impronosticabile e nonostante le difficoltà tipiche di un nuovo progetto con questi tre punti la squadra di Dossena macina il decimo punto che inserirebbe la SPAL tra le squadre in zona play-off al netto della penalizzazione. Se da una parte è doveroso aspettarsi una crescita del gruppo squadra in termini di qualità di gioco e maturità, d’altra parte sono state forse un po’ eccessive tutte quelle ipotesi di imminenti cambi di panchina circolate in settimana dopo la sconfitta contro la Virtus Entella che, visto il valore della squadra ligure, ci può stare. I ragazzi di Dossena avranno ora a disposizione due giorni di riposo prima di iniziare a lavorare in vista della prossima insidiosa trasferta a Campobasso (domenica 13 ottobre, ore 12.30), nella quale sarà necessario trovare una SPAL tenace e caparbia per riuscire a tornare dalla trasferta molisana con una prestazione positiva.
— Andrea Coletta, 40 anni, è allenatore UEFA B dal 2013 e ha lavorato come direttore tecnico in ambito dilettantistico.