Fallimento. L’italiano è una lingua ricca di vocaboli, e quindi occorre utilizzare quelli corretti senza cercare vie moderate per addolcire una pillola amarissima. Il progetto S.P.A.L. all’americana è completamente fallito (non da oggi): non esiste una componente immune da errori, a parte ovviamente chi non è stipendiato ma ama questi colori senza mai cedere da secoli: i tifosi. Non è pensabile possa esistere una S.P.A.L. credibile a queste condizioni. Non si parla di impegno, ma di capacità. Confusione, scarsa capacità manageriale, insufficiente competenza tecnica, progettualità degna di una cicala. Il nulla insomma, che riparte da zero ogni estate. Come è stato possibile precipitare dalle stelle alle stalle in un battere di ciglia? Aveva appena segnato Floccari contro la Juventus che taaac becchiamo l’ennesimo gol su calcio d’angolo e scientifica cappella della nostra difesa contro il Pescara. Com’è successo? Io penso che questa sia la definitiva mazzata a un sogno, il nostro, disintegrato da un presidente che rappresenta tutti i principali difetti degli americani.
Piccolo intermezzo pubblicitario: lo sapevi che Cristiano Mazzoni ha pubblicato una raccolta dei suoi scritti? Si chiama “Vista dalla curva: memorie di uno spallopatico, 2016-2019” e raccoglie una selezione, piena di fotografie, che abbraccia il triennio d’oro biancazzurro che oggi sembra assai lontano. Sergio Floccari ne ha scritto la prefazione e anche Luca Mora l’ha apprezzato. Lo si può ordinare online e ritirare, oppure riceverlo comodamente a casa.
“La storia insegna, ma non ha scolari (cit.)”.
No, non risalitemi per una braga, io non ho soluzioni, non conosco il futuro, anche se me lo immagino distopico, come Fahrenheit 451, libro di Ray Brandbury in cui i vigili del fuoco appiccano incendi; o come in 1984 di George Orwell dove persone stipendiate dallo Stato cancellano la storia dai libri. E sì, tutto ciò mi ricorda pure la storia di questi tempi moderni.
“Vedi bimbo mio questo bellissimo centro commerciale, con tutte quelle scale mobili, le luci e tutti i negozi?”
“Sì nonno, mi piace un sacco, ci vado spesso con la mamma, c’è un bellissimo negozio di giocattoli“.
“Pensa che tanto tempo fa, proprio qui sotto c’era un bellissimo campo sportivo, c’era lo stadio della S.P.A.L.“.
“Ma nonno, che cos’è uno stadio? E poi cosa è questa S.P.A.L., è un nome strano, sembra straniero, forse è americano?“.
“Bimbo, lo stadio era un luogo magico dove tante persone si radunavano per seguire una passione, uno stile di vita, una speranza di rivalsa. Sì, lo so che sono parole difficili. E questo sogno si chiamava Società Polisportiva Ars et Labor, e no, non è americano ma latino“.
“Non credo di avere ben capito, ma è collegato al calcio, quello sport dove si diventa ricchi, dove le squadre giocano nella Superlega e la gente dalla TV vota chi è stato il migliore in campo col telefono e ci sono tante luci e musica trap e i DJ urlano quando i giocatori entrano in campo? Bello però questo sport, a me piacerebbe fare il calciatore, diventerei ricco e potrei comprarmi tutto quello che voglio“.
“Sì bimbo, anche io volevo fare il calciatore. Volevo diventare il capitano della S.P.A.L. e segnare un gol in rovesciata sotto alla curva, poi sarei corso a perdifiato contro quel muro umano, folle di gioia e di amore. Ma era un altro mondo, erano altri tempi. Esistevano i colori, tanti colori, non c’erano solo quelli a stelle strisce. E la colpa bimbo mio e anche nostra, che ci siamo lasciati rubare i sogni da sistema perverso che crede solo ai soldi e uccide la passione“.
“Sai nonno che credo di non avere capito niente“.
“Lo so bimbetto, vieni con me che ci compriamo un gelato al gusto… puffo“.
Forza vecchio cuore biancazzurro.