foto Filippo Rubin
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Prima, durante e dopo SPAL-Pescara il tifo organizzato biancazzurro ha ripetutamene sottolineato che la pazienza è finita nei confronti di squadra e società percepite come allo sbando. Nella serata che ha segnato il minimo stagionale di presenze (5.743 da dato di biglietteria, a occhio molte meno) la Curva ha immediatamente fatto capire il tono della serata con una serie di striscioni contenenti alcuni dei numeri della gestione-Tacopina: 107 calciatori”, 3 direttori generali”, “8 direttori area tecnica e sportiva”, “7 allenatori”, “52 sconfitte”, “1 retrocessione”, “3 punti di penalizzazione” e un grosso “BASTA” alla base del settore al posto del lungo striscione “Non camminerai mai sola” che da ormai una decina d’anni è presenza fissa. 

Ora la SPAL sembra decisamente sola, nonostante gli appelli di Dossena per la vicinanza a una squadra impaurita. Sono tornati anche i cori di aperta ostilità nei confronti di Joe Tacopina, che erano stati temporaneamente accantonati dopo che in estate Carra, Casella e Dossena avevano chiesto agli ultras di collaborare a un clima più sereno al proposito di aiutare i giocatori a portare a casa dei risultati positivi. Il lancio di fumogeni a inizio partita, che ha portato all’interruzione del gioco per tre minuti, è sembrato ricalcare quello di SPAL-Parma 0-1 nel giorno della retrocessione in serie B. In quell’occasione arrivarono 7000 euro di multa al club.

Il sostegno non è comunque mancato e si è affievolito solo dopo il 75°, quando Brosco ha segnato il gol decisivo per il Pescara. Una rete che è costata la sesta sconfitta del campionato della SPAL, la quarta nelle ultime cinque, e che ha portato simbolicamente a lasciare spoglio, prima del fischio finale, il settore centrale della Curva in cui è rappresentato il numero 12. Chiaro il messaggio da parte degli ultras nei confronti di giocatori e club: siete voi che dovete meritarci.

La contestazione è poi proseguita al di fuori dello stadio, dove un gruppo consistente di tifosi ha voluto aspettare l’uscita dei giocatori per un confronto faccia a faccia, avvenuto quasi un’ora dopo il fischio finale dal lato della tribuna bianca pari dello stadio Mazza. Nessuno si è tirato indietro, a partire dai giocatori fino ad arrivare al ds Casella, il dg Carra e non ultimo mister Dossena. Dopo un primo dibattito con capitan Antenucci, la protesta è poi continuata per una ventina di minuti con accesi scambi che hanno visto protagonisti Bassoli, Casella e Melgrati, con quest’ultimo accusato di aver riso in faccia a parte della curva dopo la sconfitta di Campobasso. Fonti societarie però smentiscono la versione e parlano di “gesto mal interpretato dettato dalla frustrazione”. 

Numerosi addetti ai lavori hanno parlato dei fatti avvenuti dopo la gara di venerdì come di una delle più pesanti contestazioni avvenute negli ultimi vent’anni a Ferrara, che probabilmente avrà delle conseguenze anche sul fronte dei provvedimenti da parte delle autorità. Più in generale si è trattato di un segnale di esasperazione da parte di una tifoseria esausta dopo anni di promesse mancate e umiliazioni sportive.

In questo contesto continuano le riflessioni nei confronti della posizione di mister Dossena. L’allenatore biancazzurro non intende dimettersi ma, d’altro canto, la società sa che sabato ad Arezzo (campo in cui lo scorso anno arrivò una pesante sconfitta per 3-1 che portò alla contestazione in via Copparo) non sarà sicuramente facile invertire il trend contro una squadra in grande salute, al momento quarta nel girone.

 

ha collaborato Alessandro Orlandin