Fino all’89’ di SPAL-Pianese c’era la sensazione che potesse essere in arrivo una vittoria in grado di diradare qualche nube e invece l’ambiente biancazzurro si ritrova ancora una volta a fare i conti con delusione e malumore. A mente fredda ecco alcuni degli spunti di riflessione a margine della partita.
L’entropia dei calci piazzati
Il quarto gol stagionale di Guglielmo Mignani (figlio del centrale dell’epoca di Gibì, oggi allenatore del Cesena) ha confermato che c’è da trattenere il respiro – per non dire di peggio – ogni volta in cui gli avversari della SPAL hanno a disposizione un calcio d’angolo o una punizione laterale. Il conto di questo tipo di reti al passivo lievita a otto tra campionato e Coppa di serie C, quindi il 33% del totale. Dossena le ha già provate tutte per tentare di risolvere questo problema e anche cambiando la tipologia di marcatura (zona, uomo, sistema misto) la squadra ha continuato a soffrire tremendamente. Mettiamo pure che la deviazione di Mignani junior abbia rappresentato l’epilogo di una concatenazione di eventi sfortunati. Però è altrettanto vero che solo poco prima il liscio da brividi di Bruscagin aveva rischiato di spianare la strada a Nicoli. Prendendo in prestito un termine dalla termodinamica sembrerebbe che i biancazzurri in area di rigore vivano una situazione di entropia, una tendenza dei sistemi a evolvere verso stati meno ordinati, viziati da casualità e disordine. Insomma, i giocatori e lo stesso mister non sembrano riuscire a trovare le giuste misure per limitare il problema. Dice Bassoli che non è un problema di personalità ma solo di curare i dettagli. Come proposito è assolutamente valido e magari nel perimetro – a porte chiuse – di via Copparo viene anche fatto. Però manca la capacità di tradurlo in partita. E 12 partite se ne sono andate, mica poche.
La gestione dei vantaggi è problematica
In questo campionato la SPAL è andata avanti nel punteggio per quattro volte, ma solo in una di queste è riuscita conservarlo senza subire un ritorno – anche parziale – degli avversari. Per carità, nel calcio le si dà e le si prende, ma le ultime due uscite sono lì a dire che anche sotto questo profilo sta mancando qualcosa. Non si può rinunciare a intravedere una correlazione tra la qualità degli XI titolari e il resto della rosa concretamente a disposizione di Dossena (quindi senza Bachini, Fiordaliso, El Kaddouri e Parravicini – tutti fuori a tempo indeterminato per problemi di varia natura). Ma al di là di questo s’è visto ancora una volta un atteggiamento discutibile. Arretrare, anche solo di poco, nei 5 minuti di assalto finale della Pianese è risultato fatale. A maggior ragione visti gli 85 minuti abbondanti di bunker degli ospiti. I biancazzurri possono essere sicuramente condizionati dalla paura: di fallire ancora una volta e di essere fischiati e insultati, ma in una squadra dall’età media alta (28 anni) i polsi non dovrebbero tremare. Dovrebbe esserci invece la capacità di respirare con la palla tra i piedi (ideologia chiara nel Napoli scudettato di Spalletti), senza abbassare il baricentro, soprattutto di fronte ad avversari con evidenti limiti tecnici. Sicuramente non facile da mettere in pratica, ma questa squadra ha ampiamente dimostrato che abbassandosi in questo modo il gol lo prende sempre.
Ormai il vestito è quello del 352
Nelle ultime conferenze stampa Dossena era stato chiaro: per quanto nel calcio i giudizi siano per la maggior parte condizionati dai risultati, la svolta non è così lontana. Al di là quindi dei risultati delle ultime tre partite (due sconfitte e un pareggio) va riconosciuto che il 352 sembra aver dato stabilità, almeno per lunghi tratti nel corso di questo trittico di gare. Nella partita con il Pescara, la prima con il cambio di sistema, si era già intravista una squadra più corta e con maggiore equilibrio rispetto alle settimane precedenti seppure la sconfitta con gli abruzzesi potesse essere vista come meritata. Analogo discorso non può invece valere per le partite con Arezzo e Pianese, in cui la SPAL avrebbe senz’altro meritato esiti diversi. Parlando di singoli, la scelta tattica sembra aver rigenerato definitivamente Mignanelli e Calapai sulle fasce (molto più liberi di spingere), Nador nel ruolo di centrale nei tre di difesa e anche il sempre criticato Karlsson che sembra tornato centrale nel gioco della squadra dopo aver ripreso una discreta condizione fisica: il gol annullato e la grande occasione al 16’ nella partita di martedì ne sono una prova.
La sfortuna non può essere un rifugio
Se in un momento di difficoltà un episodio deve girare a tuo favore stai certo che capiterà il contrario. Questo è successo ad Arezzo dove il portiere di casa Trombini si è salvato con grande bravura (e anche un pizzico di fortuna) sul colpo di testa di Sottini e con la traversa di Rao a tempo scaduto, e anche martedì Boer ha salvato con due interventi sullo stesso Rao (prima che Karlsson mettesse dentro in chiara posizione di fuorigioco) e soprattutto sulla conclusione ravvicinata di Zammarini. Se a questa situazione si aggiungono delle situazioni dubbie come il contatto su Calapai in area di rigore nel corso del secondo tempo, è più che normale che mister Dossena recrimini qualcosa nel corso del post partita. Ma occhio a non farlo diventare un alibi: nel corso delle prime partite della stagione la squadra era già stata in un certo senso scusata per il fatto di essere stata assemblata solamente nella parte finale del mercato, ora però ne sono passate dodici (anzi tredici) di partite e l’unica soluzione per far girare la fortuna dalla propria parte è fare qualcosa in più degli avversari. Fare un solo gol a una Pianese rintanata tutta dietro si è rivelato un limite che è costato carissimo.
Se ci sono dei progressi vanno confermati a Terni
Sabato si va di nuovo a Terni e non sembrano passati sette anni da quel luminoso pomeriggio di maggio. Ne sembrano trascorsi settanta. Ricorsi storici (e magoni) a parte, il “Liberati” è stato terra di conquista solo per il Pescara, peraltro ad agosto, e la formazione di mister Abate guarderà con interesse a questa partita per tentare di tenere il passo di quella di Baldini. Rispetto al precedente trittico di partite la SPAL arriva con un morale più basso (1 punto nelle ultime 4), ma anche con qualche elemento di fiducia in più dovuto agli automatismi trovati da un paio di settimane a questa parte. L’altra volta, con la Virtus Entella, ci fu l’alibi parziale di una condizione approssimativa. Stavolta non dovrebbe esistere. Certo, ci sono i valori e quelli della Ternana sembrano al momento incomparabili. Ma anche col Pescara ci si aspettava una mattanza e invece ci fu una partita. Se c’è un’occasione per dare un segnale a tutti è proprio la sfida della 13^ giornata.