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Se qualcosa può andare storto lo farà. Lo dice una delle Leggi di Murphy e lo conferma la SPAL, raggiunta al 91′ dalla Pianese dopo aver controllato il gioco in lungo e largo, aver creato diverse palle gol e aver concesso una sola conclusione in porta prima del beffardo pareggio subito nei minuti di recupero.

Dossena conferma per la terza gara consecutiva il 3-5-2, apportando alcune variazioni negli uomini schierati dal primo minuto. In porta Melgrati, la difesa è composta da Arena, Nador e Bassoli, linea di centrocampo con Calapai, Zammarini, Radrezza, Awua e Mignanelli, Rao e Karlsson in avanti.

La fase di non possesso della SPAL è stata caratterizzata da una pressione alta, guidata da Karlsson e Rao con l’aiuto degli interni di centrocampo Zammarini e Awua. I raddoppi in zona centrale hanno funzionato bene, a dimostrazione ancora una volta che la densità di uomini consente alla squadra di Dossena di contrastare i possessi palla avversari e recuperare palla lontano dalla propria area, contribuendo a tenere alto il baricentro della squadra. Conseguentemente Arena e Bassoli hanno lavorato a lunga distanza dalla porta, ricercando l’anticipo quando possibile e lasciando a Nador gli interventi di copertura dello spazio. Gli esterni Calapai e Mignanelli hanno agito da difensori aggiunti, evitando di concedere spazi per i cross agli esterni toscani. Anche nel secondo tempo la SPAL non ha abbassato il proprio baricentro – cosa che aveva fatto abitualmente nelle partite precedenti – con la prima occasione concessa alla Pianese solo al minuto 59 su un errore in costruzione. Ed è sicuramente un progresso rispetto alle ultime gare.

In fase di possesso, ancora una volta, la SPAL si è disimpegnata piuttosto bene lungo tutto l’arco della gara. La prima impostazione è stata principalmente affidata a Nador che ha trovato spazio grazie alla posizione larga dei difensori centrali. Radrezza è stato a lungo schermato a uomo dal centrocampo toscano, ma Awua e Zammarini si sono sostituiti a lui nella seconda impostazione garantendo una buona circolazione palla a liberare lo stesso Radrezza o a premiare il lavoro degli esterni Mignanelli e Calapai, che hanno agito da attaccanti esterni con la palla nella metà campo della Pianese. Da rivedere gli sviluppi offensivi su recuperi alti, situazione in cui la SPAL non ha mai verticalizzato per cercare di lanciare un compagno in porta, ma ha preferito ripartire in una costruzione ragionata, che ha consentito agli avversari di sistemarsi.

Con la Pianese schiacciata in copertura, la SPAL ha spesso fatto ricorso a Melgrati, ma l’impostazione del portiere con giocate lunghe sugli esterni o le punte è stata spesso imprecisa. Gli attaccanti hanno lavorato sulla trequarti, con Karlsson chiamato molto in causa nella pulizia dei palloni lunghi o nelle sponde, mentre Rao ha spesso ricevuto palla puntando la porta per sfruttare l’uno contro uno o collaborando con Mignanelli. Pregevole lo sviluppo offensivo che ha portato al vantaggio di Rao costruito da Antenucci e Calapai.

Cosa ha funzionato:

* La prova di squadra è stata buona, seppur sfortunata nel risultato. Un tema positivo è la ricerca del gioco nonostante il periodo complesso, perché quando la scintilla arriverà la squadra dovrebbe trovare maggiore ritmo, confidenza e fiducia su quanto proposto nelle ultime settimane.

* Forse per la prima volta si è visto un Calapai veramente in buona forma, attento in fase difensiva, di gran supporto in costruzione e propositivo in fase offensiva. Anche Mignanelli pare tornato sui suoi standard di rendimento con il nuovo modulo.

* La prova di Arena e Bassoli: i due difensori hanno grande fisicità e lettura delle situazioni di gioco. Bassoli in particolar modo pare essere imprescindibile per la difesa, disimpegnandosi bene anche in fase di costruzione. Da segnalare l’ingresso di Antenucci, che ha inciso sulla partita con letture precise, passaggi smarcanti e grande attacco alla profondità.

Cosa non ha funzionato:

* I cambi, obbligati, nel reparto difensivo hanno tolto delle certezze: il gol è stato un episodio fortuito, ma Sottini e Bruscagin non hanno dato la sensazione di avere la stessa solidità dei compagni di reparto di cui hanno preso il posto. E sull’occasione del gol è parsa evidente una situazione di confusione (alla quale ha contribuito un Nador deconcentrato), come già accaduto in altre partite sugli sviluppi da palla inattiva.

* Alla SPAL è mancata la capacità di chiudere la partita. Per onor di cronaca ci poteva stare un rigore su Calapai, ma la superiorità mostrata lungo tutta la gara avrebbe dovuto portare a realizzare la rete della sicurezza.

* La dea bendata non passa per Ferrara da un po’ e questo va detto per non cadere in un’analisi che sia troppo legata al solo risultato finale. Tuttavia occorre essere più forti degli episodi, determinati a fare di più perché se la prestazione dal punto di vista tattico è stata buona, tecnicamente ci sono ancora troppi errori che concorrono alla situazione attuale, di umore e di classifica.

Sabato 2 novembre la SPAL sarà di scena a Terni per un incontro difficile, vista la situazione di forma e risultati degli umbri. La squadra di Dossena dovrà avere la follia di andare a giocarsi la partita senza pensare troppo al livello dell’avversario o alla propria situazione, cercando di mettere in difficoltà la Ternana con i mezzi che la squadra ha a disposizione. Chissà che non sia proprio un po’ di sana pazzia la chiave per svoltare la stagione.

 

— Andrea Coletta, 40 anni, è allenatore UEFA B dal 2013 e negli ultimi anni ha lavorato come direttore tecnico in ambito dilettantistico.

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