Con le speranze di vedere una SPAL competitiva in serie C che sono andate a farsi friggere dopo appena 12 giornate, qualunque altro spunto in grado di offrire una prospettiva di un futuro diverso può contribuire a far accelerare un po’ il cuore di chi tifa biancazzurro. Per questo non sorprende che la storia del presunto interessamento di Massimo Moratti per la SPAL – pubblicata giovedì 31 ottobre da La Nuova Ferrara – stia facendo rumore. Apparentemente lo sta facendo solo a Ferrara e dintorni, perché dalle parti di Milano nessuno ha rilanciato (nemmeno su X, fu Twitter) e già questo è un fatto mediamente strano nel mondo iper-mediatizzato nel quale viviamo.
Viene spontaneo chiedersi: davvero un colosso come l’ex presidente dell’Inter si muove per tornare nel giro del calcio e nessuno della stampa che segue costantemente l’ambiente nerazzurro ne sa niente? Basti pensare che già un paio di volte negli ultimi sei mesi il nome dell’imprenditore 79enne è stato tirato in ballo come possibile soluzione per la stabilizzazione del suo vecchio club, da maggio 2024 di proprietà del fondo americano Oaktree in seguito alle disavventure del gruppo cinese Suning. Un’ipotesi peraltro sollevata (con riserva) dallo stesso Moratti attraverso un’intervista al settimanale “Oggi”. Più recentemente ha detto di avere un’opinione abbastanza negativa sul calcio contemporaneo, ma al tempo stesso non ha chiuso la porta a nuovi coinvolgimenti.
Detto ciò: la storia ha elementi di verosimiglianza, ma di conferme non se ne trovano. Non a Ferrara, con varie fonti della SPAL che smentiscono; non a Milano dove i giornalisti che conoscono bene la famiglia Moratti non mancano; non a New York dove se ne sta attualmente Joe Tacopina. Il quadro generale è rimasto quello che già conoscevamo: l’attuale presidente è disposto ad ascoltare chiunque si presenti alla sua porta, a patto che dall’altra parte ci sia la disponibilità a versare l’equivalente di ciò che lui e i suoi vari finanziatori hanno immesso nelle casse della SPAL dal 2021 (approssimativamente 30 milioni di euro). Un presupposto che fa inevitabilmente da elemento di desistenza per chiunque. Se poi qualcuno si sia affacciato per un timido tentativo di due diligence non è dato concretamente a sapere. Da almeno un paio di settimane a Ferrara si rincorrono chiacchiere – perché tali sono – di un ipotetico (e generico) “gruppo milanese” che sarebbe coinvolto in una trattativa per l’acquisizione della SPAL, ma per ora non sono emersi dettagli di alcun tipo, né dagli ambienti di via Copparo, né dall’esterno. Non è chiaro, tra le altre cose, se il riferimento sia a Moratti e ad altri eventuali compagni di ventura o ad altri soggetti. E degli altri soggetti non c’è traccia di un singolo nome o anche solo di un indizio che aiuti a percorrere una pista. Le uniche novità recenti che trapelano riguardano un possibile allargamento futuro del gruppo di partner di Tacopina, allo scopo di reperire le risorse per mantenere in piedi la SPAL.
Si diceva della verosimiglianza. Va riconosciuto che non sarebbe la prima volta che un vecchio imprenditore vincente decide di ripartire dalla serie C per il puro gusto della sfida e per un senso di nostalgia. Silvio Berlusconi lo fece all’età di 82 anni col Monza assieme all’amico Adriano Galliani e si tolse le ultime soddisfazioni calcistiche della sua vita. Lì c’era un legame di territoriale e di famiglia, nel caso di Moratti e della SPAL… una simpatia mai nascosta che affonda le radici negli anni Sessanta, tempi in cui Angelo Moratti (padre di Massimo) si confrontava con Paolo Mazza ai vertici del football italiano.
Ad alimentare le chiacchiere sta contribuendo anche una serie di fotografie risalenti ad agosto 2024, pubblicate dal profilo Instagram di un noto ristorante del centro storico, che collocano inequivocabilmente Moratti a Ferrara. Tacopina però non si trovava in città in quello specifico periodo: rientrò una settimana più tardi per assistere a SPAL-Ascoli, la prima dell’attuale campionato. Certo, c’è pur sempre il significativo precedente della passeggiata in piazza Castello di Tacopina e dell’ex dg Andrea Gazzoli (che si portò dietro una ferma smentita iniziale), ma sembra un indizio ancora troppo debole per farne una tesi. Anche perché non risulta che Luca Carra o un qualunque altro dirigente della SPAL abbia mai incontrato l’ex presidente dell’Inter.
In sintesi non sembrano esserci – per ora – gli elementi per parlare di una SPAL vicina a un cambio di proprietà. Anche perché per operazioni di questa portata – in cui ballano svariati milioni di euro – sono necessarie diverse settimane di scambi di documenti e di trattative per definire ogni singolo dettaglio e non c’è alcun elemento che suggerisca l’esistenza di tale attività, neanche nell’ambito dei professionisti che si occupano abitualmente della materia.
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