Con il gol incassato al 95′ la SPAL butta via due punti e torna da Gubbio con un pareggio che lascia tanta amarezza. Nonostante una partita non bella la vittoria distava solo venti secondi e avrebbe potuto contribuire a migliorare lievemente una classifica davvero deprimente.
Con il protrarsi dell’emergenza-infortuni, Dossena conferma il 3-5-2 con Galeotti in porta, Bruscagin, Arena e Bassoli in difesa, Calapai, D’Orazio, Buchel, Zammarini e Mignanelli a centrocampo, Antenucci e Rao in attacco.
In fase di non possesso la SPAL ha tenuto la pressione bassa sul primo possesso palla dei difensori umbri, intensificando il pressing sulla seconda giocata sulla linea mediana. Nel corso del primo tempo la tattica ha sicuramente pagato perché la densità in mezzo al campo ha giocato a favore degli uomini di Dossena, abili a recuperare palla e cercare la giocata offensiva. Nel secondo tempo, complice un baricentro piuttosto arretrato, la stessa giocata è stata riproposta nella metà campo spallina, con rischi maggiori quando il recupero palla non è andato a buon fine e l’avversario era già vicino all’area di rigore.
La linea difensiva è rimasta tutto sommato alta nella prima mezz’ora, salvo abbassarsi dopo la rete del vantaggio di Arena: Bruscagin e Bassoli hanno presidiato con ordine le zone di competenza, con il supporto di Arena nei raddoppi sebbene abbiano un po’ sofferto, come reparto, i traversoni degli avversari. Dopo l’infortunio di Arena, Polito ha agito da braccetto di destra con Bruscagin spostato in posizione centrale. Le corsie esterne hanno sofferto, soprattutto sulla destra, le scorribande umbre. Antenucci e Rao sono stati impegnati principalmente nello sporcare le linee di passaggio semplici tra difesa e centrocampo del Gubbio, ma il loro lavoro è stato principalmente un lungo correre con pochi risultati apprezzabili.
La fase di possesso spallina è stata problematica. Nella prima mezz’ora lo sviluppo del gioco, soprattutto con delle giocate verticali su D’Orazio, Zammarini e Rao, è riuscito a portare gli uomini di Dossena a far circolare la palla ai limiti dell’area avversaria. Dopo il gol del vantaggio, a causa del baricentro abbassato, la costruzione partiva dal limite dell’area di rigore e non ha prodotto sviluppi apprezzabili: i lanci lunghi verso Antenucci o Rao sono stati poco precisi e hanno spesso trovato gli attaccanti spallini non in posizione ottimale per contendere la giocata. Quando si è cercato di passare dal centrocampo la pessima prestazione di Buchel ha causato la perdita di una marea di palloni in uscita.
Nel primo tempo il supporto delle corsie esterne è stato positivo, con il supporto degli inserimenti o del lavoro in sovrapposizione di Zammarini e D’Orazio (schierati a posizioni invertite, con Zammarini interno di sinistra e D’Orazio interno di destra). La difficoltà dell’attacco è stata visibile anche in fase di possesso: quando Antenucci ha avuto modo di attaccare la profondità non è mai stato servito dai compagni mentre Rao, purtroppo, si è andato a chiudere tra le maglie della difesa umbra senza riuscire mai a rendersi pericoloso.
Cosa ha funzionato:
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Nella prima mezz’ora la SPAL ha approcciato correttamente la gara, tenendo il controllo del gioco e riuscendo a uscire bene dalla prima fase di pressione molto offensiva del Gubbio, creando anche pericoli in fase offensiva;
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Nonostante il pareggio preso nel recupero, la prestazione del pacchetto difensivo (Galeotti incluso) non è stata negativa: i raddoppi, gli scorrimenti, e le uscite sia centrali che laterali hanno funzionato bene. Fino al 95′ quando è arrivata la frittata che ha compromesso il risultato.
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L’ingresso del classe 2007 Tarolli: con Buchel che ha giocato solo palloni in appoggio a pochi metri, sbagliandone tantissimi e con uno stato di forma che sembra discutibile, il giovane lanciato da Dossena è entrato con un buon piglio, lavorando con grinta in fase di non possesso senza alcun timore reverenziale.
Cosa non ha funzionato:
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La decisione di difendere il vantaggio bassi ci può anche stare da un punto di vista tattico, ma questo presuppone che l’attenzione sia massima su ogni pallone, e che ci sia la capacità di allentare questa pressione con falli lontani dalla porta o ripartenze. Purtroppo queste tre componenti sono mancate e soprattutto l’incapacità di ripartire per tutto il secondo tempo è stata un fattore determinante per lasciare al Gubbio la libertà di attaccare senza doversi preoccupare di proteggersi da eventuali contropiede. In linea generale nelle ultime gare la SPAL ha perso molta pericolosità offensiva è questo è un fattore da analizzare.
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L’indisponibilità di tanti giocatori protratta per tanto tempo sta ora mostrando un secondo aspetto critico (oltre all’impossibilità di effettuare delle scelte sui giocatori da mandare in campo): lo stato di forma della SPAL è in regressione, e questo è dovuto all’impossibilità di seguire i cicli di carico e scarico della preparazione. Giocatori come Mignanelli, Zammarini, Antenucci e Rao sembrano in chiaro debito fisico.
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L’instabilità emotiva della SPAL deve essere curata: se la squadra va sotto rischia l’imbarcata, se si trova in vantaggio è impaurita nel gestire il risultato. Dossena nel post partita ha giustamente parlato dell’importanza della tranquillità per il gruppo, ma in questo girone di andata la difficoltà psicologica si è palesata sia in periodi positivi sia in fase turbolente, quindi non è l’unico fattore.
Venerdì 20 dicembre l’ex biancazzurro Di Carlo ospiterà la SPAL al “Del Duca” di Ascoli per la prima partita del girone di ritorno. Sarà una trasferta molto complessa per gli spallini, perché è lecito aspettarsi un tecnico con il dente avvelenato per il modo in cui si è chiusa la sua esperienza a Ferrara, e perché l’Ascoli arriva da quattro vittorie consecutive. Dossena ritroverà Nador, El Kaddouri e probabilmente Awua mentre sarà da valutare Arena.
C’è l’obbligo di voltare pagina, di cercare di cancellare quanto avvenuto nel girone di andata e vivere un girone di ritorno diverso, maggiormente aggressivo e disinvolto, perché occorre uscire rapidamente dalla zona play-out.
— Andrea Coletta, 40 anni, è allenatore UEFA B dal 2013 e negli ultimi anni ha lavorato come direttore tecnico in ambito dilettantistico.