Con le trasferte di Gubbio e di Ascoli è calato ufficialmente il sipario sulla prima parte del campionato 2024/2025 della SPAL. La gara giocata nelle Marche ha anche segnato il primo atto del girone di ritorno, ma è inevitabile che la sosta invernale e la contemporanea riapertura dei trasferimenti possa segnare una cesura, almeno a livello ideale. Qualcosa – si spera – cambierà, per cui col 2024 pronto per essere archiviato vale la pena analizzare l’evoluzione della SPAL di questi mesi.
Quando Andrea Dossena è diventato ufficialmente il nuovo allenatore della SPAL l’unica certezza relativa al mercato stava nella volontà di liberarsi di tutti i contratti più pesanti a bilancio. Al tempo stesso il nuovo tecnico si è insediato con la convinzione di praticare un 4-3-3 caratterizzato da un centrocampo di grande corsa, terzini in costante supporto all’azione offensiva ed esterni di attacco che giocano a cosiddetto “piede invertito”. Tuttavia alla chiusura della sessione estiva è apparso subito evidente come la rosa messa a disposizione del tecnico mancasse di alcune pedine fondamentali a centrocampo e in attacco.
Nelle prime nove gare Dossena ha disegnato la sua SPAL seguendo comunque il suo credo: il 4-3-3 vedeva Melgrati in porta, Calapai e Mignanelli agire da terzini, i centrali spesso scelti sono stati Arena e Sottini, il centrocampo composto da Radrezza in cabina di regia, Zammarini e Nador interni, Karlsson punta centrale con Rao a sinistra e D’Orazio a destra. Complici gli infortuni che hanno da subito colpito i biancazzurri e alcuni rendimenti ben sotto la media, Karlsson è stato presto sostituito da Antenucci, Awua ed El Kaddouri hanno preso il posto di Nador, Buchel è stato reintegrato in rosa e spesso preferito a Radrezza, Bruscagin si è disimpegnato sia sulla corsia destra che da centrale e Bassoli ha spesso sostituito Sottini. Insomma, non certo un inizio stabile o votato alla ricerca di minuti e rodaggio per una rosa in gran parte assemblata negli ultimissimi giorni di mercato.
Con questo modulo la fase di non possesso è stata interpretata con una pressione prevalentemente molto alta mossa dai tre attaccanti, spesso non supportata da un movimento omogeneo dei reparti che ha comportato – oltre a un’inferiorità numerica in mezzo al campo – anche la perdita delle distanze verticali e una costante sofferenza sui contropiede avversari. La SPAL delle prime giornate soffriva tremendamente le ripartenze avversarie e non riusciva ad opporre un adeguato filtro in fase di non possesso. Sulle corsie esterne la collaborazione tra esterni d’attacco e terzini, con il supporto degli interni di centrocampo, è stata buona e raramente la SPAL si è trovata in difficoltà. Negativa la capacità di marcatura in area di rigore, sia a uomo sia a zona.
In fase di possesso i biancazzurri hanno invece mostrato una buona padronanza del palleggio: un fraseggio ricercato e insistito, anche se frammentario a causa di errori tecnici spesso banali, è comunque riuscito a creare trame offensive pericolose sia attraverso la circolazione della palla, che al cambio di gioco con il coinvolgimento degli esterni, che da subito hanno rappresentato un’arma importante nelle manovre offensive. Il bilancio delle 9 gare disputate con il 4-3-3 è stato di 3 vittorie, 1 pareggio e 5 sconfitte, con 18 gol subiti a fronte di soli 11 realizzati (-7). Dopo la debacle di Campobasso, con un’infermeria che si andava riempiendo partita dopo partita e con una rosa sfiduciata e ridotta al minimo, Dossena decide di accantonare il proprio credo e dalla partita contro il Pescara schiera i suoi con il 3-5-2. Lo stesso mister motiva la scelta con la necessità di dare più certezze ai calciatori e farli sentire più a loro agio.
Ben presto Galeotti scalza Melgrati dalla titolarità, Nador viene schierato come centrale della difesa a tre con Bruscagin e Bassoli ai suoi lati, Calapai e Mignanelli vengono alzati come esterni sulla linea di centrocampo in compagnia di Zammarini, Radrezza (o spesso Buchel), Awua (ben presto sostituito da D’Orazio), con Antenucci e Rao in attacco. Già dalla prima apparizione contro il Pescara la squadra appare più bilanciata, ma un po ‘ inconsistente in attacco.
In fase di non possesso, grazie alla difesa a tre che limita scorrimenti e diagonali e facilità le uscite in pressione e i raddoppi di marcatura, la SPAL riesce a difendere alta e aggressiva garantendo la compattezza e distanza tra i reparti. Gli esterni trovano con questo modulo un dimensione più adatta alle loro caratteristiche di corsa e il centrocampo non si trova più in situazioni di inferiorità numerica, riuscendo quindi ad ostacolare meglio lo sviluppo delle trame di gioco avversarie.
In fase di possesso, è solo con la titolarità di D’Orazio come interno di centrocampo che cresce il tasso tecnico ed emerge un miglior palleggio in mezzo al campo che aiuta ancora di più gli sviluppi sulle catene esterne. Tuttavia la pericolosità offensiva è limitata, poiché Antenucci deve operare da prima punta senza le caratteristiche di fisicità necessarie e Rao lascia la posizione di esterno d’attacco nel quale tanto bene aveva fatto nella prima parte di stagione dovendosi adattare a giocare con la marcatura diretta in zona centrale. In questa fase appare evidente come la SPAL abbia, per propria caratteristica, un rendimento maggiore quando tiene il pallino del gioco e difende lontano dalla propria porta, mentre persiste una costante difficoltà nella lettura delle palle inattive.
Con il 3-5-2 la SPAL ottiene 3 vittorie, 2 pareggi e 5 sconfitte, con 15 gol subiti e 11 realizzati che dimostrano come si sia chiuso un pochino il gap tra reti segnate e subite (-4), ma pesano enormemente i blackout mentali della squadra in alcune situazioni di svantaggio (Pontedera ne è un esempio lampante) e l’ormai fisiologica incapacità di disinnescare i pericoli sui calci piazzati.
Cosa ha funzionato finora:
Sebbene il calcio moderno sia un trita-allenatori, che spesso pagano in quanto singoli facilmente sostituibili delle carenze progettuali a loro non attribuibili, la conferma di Dossena è da ritenersi logica. L’allenatore ha lavorato per gran parte del tempo col poco che ha avuto a disposizione. Con la metà delle gare giocate con una media di 10 indisponibili gli va riconosciuta la capacità di aver modificato il modulo e gli interpreti in base a quanto visto in campo, portando giocatori acquistati e attesi titolari inamovibili come Melgrati, Radrezza e Sottini ad uscire dalla titolarità, l’aver cercato anche nelle difficoltà di sviluppare idee e concetti di gioco, e aver ritagliato ruoli nuovi a Nador e D’Orazio migliorandone i rendimenti.
Se il mercato estivo ha lasciato una squadra palesemente incompleta, Calapai e Mignanelli sono stati due acquisti azzeccati per apporto tecnico, capacità tattica e abnegazione. A loro si aggiungono i confermati Antenucci e Bassoli che per spirito e leadership hanno guidato la squadra nei momenti più complessi, la conferma Galeotti, che dopo un’ottima conclusione di stagione scorsa è stato in grado di farsi trovare pronto dopo diverse gare in panchina e i segnali di crescita di Rao, che soprattutto in avvio di stagione è stato un fattore nelle dinamiche offensive della SPAL. La squadra lotta con le armi, spuntate, che ha a disposizione: in un calcio che è sempre più fisico, tattico, e dove anche in serie C si affrontano squadre che studiano e si modificano tatticamente in base all’avversario, gli uomini, contati, di Dossena affrontano l’avversario come un libro aperto, senza poter celare le proprie forze o debolezze. Il risultato non è positivo, ma la mancanza di rotazioni, riposo, gestione della ciclicità dello stato di forma e tempo consono per il recupero dagli infortuni si pagano.
Cosa non ha funzionato:
È evidente che tanta responsabilità di un girone d’andata turbolento risieda in via Copparo: se Casella ha fatto un buon lavoro di sfoltimento della rosa piazzando tanti giocatori che sono stati deludenti nella loro avventura spallina, dubbi permangono sul capitolo acquisti. Si è materializzata in tutta la sua evidenza la difficoltà di operare con un budget ridotto e molto vincolato dalle operazioni in uscita. Ridursi alle ultime ore di mercato per consolidare operazioni necessarie, poiché legate a titolari è da considerarsi un errore, così come aver inserito nel progetto giocatori che quando chiamati in causa sono sembrati di un livello molto inferiore rispetto ai presunti titolari, o quello di puntellare la rosa con due giocatori svincolati over 30, di cui uno fermo da oltre un anno e mezzo. La recente “conversione” di El Kaddouri a mediano davanti alla difesa può riservare sviluppi interessanti, ma il tema dell’integrità fisica del centrocampista marocchino rimane rilevante.
Dal punto di vista tattico il 4-3-3 si è dimostrato un modulo inadatto alla rosa disponibile e che forse doveva essere abbandonato prima: la difesa a quattro è chiamata a un lavoro di scorrimento, diagonali, uscite e raddoppi di difficile gestione per una reparto che si è trovato spesso a doversi difendere da attacchi frontali dei propri avversari, con i centrali sprovvisti di quella esplosività fisica necessaria per cambiare rapidamente la propria posizione. A questo va aggiunta una preoccupante mancanza di attenzione nelle marcature in area di rigore. Il centrocampo è mancato di giocatori di gamba in grado di garantire copertura difensiva e inserimenti offensivi: ad acuire questa mancanza una regia inadatta, con Radrezza che si è rivelato una delle più grandi delusione dei primi mesi di campionato. In attacco, l’assenza di un esterno di piede mancino ha costretto D’Orazio a giocare fuori posizione. Inoltre, la prolungata indisponibilità di Karlsson ha di fatto svuotato l’area di rigore di fisicità, costringendo Antenucci a un enorme lavoro di sacrificio nell’ultimo anno di carriera.
È complesso capire come mai una squadra con un’età media piuttosto elevata e con conoscenza della categoria non sappia gestire né il vantaggio – andando in ansia anche di fronte ad avversari non pericolosi (es.: Pianese, Gubbio) – né lo svantaggio e crolli mentalmente subendo sconfitte fantozziane. Subire 4 reti dal Campobasso e 5 dal Pontedera, specialmente considerando le prestazioni fornite dagli avversari, è inammissibile. Un rimedio può essere ricercato nella leadership di alcuni giocatori, ma allo stesso tempo un processo di crescita da parte di tutta la rosa è necessario, perché si può perdere senza necessariamente perdere la dignità.
Cosa aspettarsi ora?
Dopo la gara di Ascoli mister Andrea Dossena ha detto esplicitamente di voler tornare al 4-3-3 grazie ai recuperi dall’infermeria (anche se restano grosse incognite su Bachini e Karlsson) e con gli eventuali innesti del mercato di gennaio. Molto però dipenderà dal lavoro del ds Casella e non solo dai nomi “pescati” nella sessione invernale. Pesa anche il tema dei tempi degli innesti, visto che si giocheranno ben cinque partite a liste aperte. I nomi circolati nei giorni a ridosso del Natale (Haoudi, Piovanello, Tirelli, Bunino) rimandano in parte a trattative già impostate in estate o a calciatori che devono cercare soluzioni diverse dopo una prima parte di stagione non all’altezza delle aspettative.
Il ritorno al 4-3-3 passa quindi da almeno tre innesti importanti: una mezzala dotata di fisicità e capacità di inserimento, un attaccante esterno in grado di partire dal fronte destro e di rientrare col piede mancino, e un attaccante che possa far rifiatare ogni tanto un commovente Antenucci. Altri movimenti dipenderanno da fattori che c’entrano relativamente col campo: giocatori in scadenza a giugno che possono trovare un’opportunità; offerte irripetibili; eventuali complicazioni dall’infermeria.
La speranza è che il progetto sportivo torni centrale, seppur nei canoni della sostenibilità finanziaria, perché la SPAL del girone di andata, nonostante le tante difficoltà, non è mai stata nettamente inferiore a nessuna delle squadre affrontate, e la sensazione è che con poco questa squadra possa definitivamente allontanarsi dalle posizioni pericolose della classifica e tornare a essere competitiva per davvero.
— Andrea Coletta, 40 anni, è allenatore UEFA B dal 2013 e negli ultimi anni ha lavorato come direttore tecnico in ambito dilettantistico.