Il bar di Janno, la prima tappa a recuperare il Funky e ad abbracciare un fratello con cui abbiamo condiviso almeno mille partite fianco a fianco sui gradoni della curva e altrettante partite giocate nello stesso reparto, nei fangosi o aridi campi degli amatori, compagni di difesa e killer assoldati al bene della squadra. Bei tempi di un calcio che fu e dei villani che fummo. La trattoria in zona GAD era assai accogliente, clima famigliare bellissime fotografie della città più bella del mondo, la compagnia poi non parliamone, una meraviglia, una rappresentanza dei LAPS, amicizia, teste e passione. Cappellaccia alla ricotta, stinco di maiale, cappelletti in brodo. Il più raffinato tra di noi aggiunge un goccio di vino rosso al brodo, un tocco di antichità e tradizione al pranzo.
I temi a tavola non sono mai scontati, oltre alla beneamata si parla di storia italiana, di progetti editoriali, di S.P.A.L. antica, ci si sofferma su giocatori che pure nel poco tempo della loro militanza hanno lasciato una traccia del cuore di noi bambini degli anni Settanta. Luciano Malaman riserva di lusso e giovane promessa, dal basso Polesine al Paolo Mazza, capelli lunghi e una botta terrificante. Il mitico Costante Tivelli dallo scatto bruciante e dal tiro fulminante: chissà se qualcuno riesce a sfatare il mito di un gol su punizione che io ricordo, ma che forse non è mai esistito. Ricordo una punizione sotto la Ovest in cui il sosia di Bruno Conti – dallo spigolo destro dell’area di rigore lato tribuna – fece un gol contro le leggi della fisica. Ma ripeto, oramai l’ho raccontato talmente tante volte che credo di averlo inventato io. Poi, sempre tra un bicchiere di Lambrusco e un altro, mi è tornato alla mente una punta giovane e spesso subentrante, che mi è rimasta nel cuore. Un giocatore della SPAL dal cognome della città, Ferrara, pochissimi gol, tre o quattro forse, tutti partendo dalla panchina. Poi il rosso Dore Bacci, pochi centimetri d’altezza, ma cuore e coraggio da vendere. Questi nomi e altri da decidere ci hanno acceso una lampadina, chissà che un giorno non ne escano delle pagine stampate. Mah.
Piccolo intermezzo pubblicitario: lo sapevi che Cristiano Mazzoni ha pubblicato una raccolta dei suoi scritti? Si chiama “Vista dalla curva: memorie di uno spallopatico, 2016-2019” e raccoglie una selezione, piena di fotografie, che abbraccia il triennio d’oro biancazzurro che oggi sembra assai lontano. Sergio Floccari ne ha scritto la prefazione e anche Luca Mora e Leonardo Semplici l’hanno particolarmente apprezzato. Lo si può ordinare online e ritirare, oppure riceverlo comodamente a casa.
Il pranzo durato troppo poco, per quanto sia stato alto il piacere conviviale di stare a tavola con amici con i quali si condividono le stesse passioni e con le quali un brindisi alla benamata non è mai troppo. All’uscita dalla taverna sull’altro lato della strada mi pare di scorgere un viso familiare, un mio coetaneo con un giubbotto di jeans col pelo, in perfetto stile Bronx anni Ottanta, con un alano enorme, una vaga somiglianza con Dave Starsky. Ci guardiamo e ci ricordiamo di essere stati ragazzi sui gradoni della vecchia Ovest, mi ricordo che lui abita da quelle parti, vicino alla ferrovia. Poi l’immagine sparisce e mi pongo il dubbio di averlo visto davvero o se sia il Lambrusco ad offuscarmi i pensieri. Altra tappa a recuperare amici, quindi entriamo al tempio due minuti dopo l’inizio della partita. Abbandono per una volta i piani alti per la parte bassa, mi faccio vedere dai ragazzi su in geriatria per sapere se hanno bisogno dei pannoloni, del catetere e del pappagallo, ma pare tutto a posto. La caposala li ha custoditi bene e io sono tranquillo.
Giù da basso la partita è più vicina, si salutano amici che da tempo non si vedono, saluto e abbraccio Eros, che in una squadra come questa potrebbe giocare solo col sinistro. Quanta nostalgia dei tempi in cui i nostri eroi avevano la maglia della SPAL tatuata sul cuore. Ora ci è rimasto solo il capitano. La partita dura una mezz’oretta in cui siamo noi a tenere il pallino del gioco, poi la corazzata ligure guadagna metri e noi non tiriamo più in porta. E sinceramente la pressione o la nuvola nera sul Mazza centrano poco, quello che è certo è che il progetto fallimentare di questa società sta riuscendo nell’impresa impossibile di annacquare la nostra passione, sta riuscendo a toglierci la speranza per un futuro prossimo, ci ha tolto pure la rabbia. Noi saremo sempre qua, speriamo invece che altri siano presto dall’altra parte dell’universo conosciuto, laggiù in fondo verso Alpha Centauri. Forza vecchio cuore biancazzurro.