Francesco Baldini ha iniziato ufficialmente la sua avventura alla SPAL nella tarda mattinata di martedì 4 febbraio, assieme al suo staff tecnico composto dal vice-allenatore Luciano Mularoni, dal preparatore atletico Diego Gemignani, dal collaboratore tecnico Claiton Machado dos Santos e dal preparatore dei portieri Davide Bertaccini.
In attesa della tradizionale conferenza stampa di presentazione e dopo avere analizzato i suoi trascorsi in tema tattico, vale la pena ripercorrere alcune delle considerazioni fatte pubblicamente dal tecnico all’inizio delle sue ultime due esperienze in panchina, a Trento (febbraio 2024) e a Lecco (luglio 2024). In particolare col Trento le condizioni di partenza per Baldini erano le medesime che troverà alla SPAL: squadra in zona playout, col morale a terra e bisognosa di nuovi stimoli.
All’arrivo in Trentino aveva detto: “Non sono alla ricerca di un contratto, ma di un certo tipo di progetto, specie dopo qualche esonero di troppo. A tal proposito ho chiesto al direttore di conoscerci meglio, per poi sederci a un tavolo e ragionare sul possibile proseguimento su questa panchina. Conoscevo la serietà di questa società e questo mi ha convinto a venire qui”. In quella circostanza Baldini aveva accettato un accordo da febbraio a giugno per dimostrare la volontà di rimettersi in gioco dopo un periodo non soddisfacente. Cosa che il tecnico sta facendo anche ora, seppure con presupposti diversi: la SPAL ha deciso di ragionare più a lungo termine arrivando con il contratto fino a giugno 2026 nella speranza di poter chiudere bene questo campionato e iniziare il prossimo con una base, a differenza di quanto accaduto alla fine del legame con Mimmo Di Carlo.
Baldini arriva con la fama di allenatore dal forte carattere: “Ho tante passioni e sono ambizioso. Voglio tornare nelle categorie in cui sono stato calciatore, ma per tornarci ho deciso di fare la gavetta che serve fare. Nonostante ciò ho trovato numerose problematiche nelle società in cui ho allenato, come per esempio a Catania (con la squadra esclusa a stagione in corso, ndr). Io ho molta fame e determinazione nel fare bene. Il messaggio che deve passare alla squadra è questo: adrenalina e voglia di fare. Se giochi davanti a un grande pubblico gli stimoli sono semplici da trovare”.
In carriera Baldini ha sempre puntato molto sullo spirito di squadra, privilegiando giocatori emergenti più che elementi dal grande curriculum: “Ci sono molte società che possono agire sul mercato in maniera più tranquilla, dati i loro budget importanti. Tuttavia io credo che si possa colmare questo gap creando un gruppo di uomini uniti, i quali dovranno costruire un legame speciale tra di loro per affrontare al meglio il campionato. Prima di tutto si guarda all’aspetto caratteriale e alla volontà di mettersi in gioco. Per me non esistono alibi e non voglio creare situazioni che possono crearli. Vi dico solo che a Catania abbiamo avuto le docce fredde per due mesi, ma ciò non mi ha impedito di mantenere tutti i ragazzi ad allenarsi duramente”.
Spesso Baldini è approdato in squadre a stagione in corso e in momenti nei quali non si potevano apportare cambiamenti attraverso il mercato: “Mi piace quando si parla di scatola chiusa. Sebbene abbia un significato più polemico che altro, mi piace molto questa definizione. Io sono sempre stato così: prendo le scelte con il cuore e spesso questo mi si è rivoltato contro. Ricordo che a Vicenza probabilmente l’unico che credeva nella permanenza in B ero io: sono stato preso per un pazzo, ma poi abbiamo perso solamente ai playout contro il Cosenza, sfiorando l’obiettivo. A Catania sono andato nonostante non sapessi ancora se quella società si sarebbe iscritta al prossimo campionato o meno, così come ho deciso di sposare la causa del Perugia dopo aver conosciuto le persone e il tifo che circondava quella squadra”.
L’ex allenatore del Lecco probabilmente porterà con sé anche una novità: gli allenamenti a porte aperte. Un’eresia durante la gestione-Dossena. Così si era espresso Baldini sull’argomento: “Io sono sempre stato abituato così e continuerò a farlo dovunque andrò. Nei primi giorni della settimana non ho problemi a lasciare le porte aperte del campo, poi magari verso il giovedì o il venerdì terrò chiuso perché in quelle ultime sedute preparerò la partita“.