In un momento nel quale Joe Tacopina è impegnato con le battute finali di un importante processo a Los Angeles è arrivato per lui – come per il suo socio Marcello Follano – l’epilogo di un procedimento disciplinare da parte della FIGC relativo al cambio di assetto societario di inizio 2024.
Nelle quattro pagine del dispositivo reso pubblico dal tribunale federale viene sostanzialmente riassunto – in termini non immediatamente comprensibili ai più – il risultato di un patteggiamento tra i proprietari della SPAL, l’ex direttore generale Corrado Di Taranto (ora al Cesena) e la procura federale. La vicenda si è conclusa con una serie di sanzioni pecuniarie e un’inibizione di breve durata. Nella fattispecie 3.500 euro per Tacopina; 1.500 per Follano; 2.500 euro per la SPAL per il principio di responsabilità oggettiva e 20 giorni di inibizione per l’ex dg.
L’oggetto del contendere era la presentazione tardiva, e in alcuni casi incompleta, di alcuni documenti obbligatori (come atti costitutivi, certificati del casellario giudiziale, attestazioni di solidità finanziaria) dovuti alla Co.A.P.S., ovvero la Commissione Acquisizione Partecipazioni Societarie della FIGC. Un passaggio necessario in funzione della più recente ripartizione delle quote della SPAL che ha visto l’ingresso in scena di Follano attraverso la costituzione della Tacollano Holdings LLC con sede nel Delaware, negli Stati Uniti. Un tema di cui avevamo accennato nell’analisi di bilancio 2022/2023.
In altre parole i soggetti coinvolti avrebbero dovuto inviare entro certi termini alcune informazioni per certificare la regolarità del passaggio di quote della SPAL e la solidità economico-finanziaria delle società coinvolte nell’operazione. Nel dispositivo del tribunale federale si fa menzione – tra gli altri – dell’articolo 126 del Codice di Giustizia Sportiva della FIGC che permette a eventuali soggetti a rischio di deferimento di evitare un processo sportivo attraverso un patteggiamento: “… si può richiedere, con una proposta di accordo, l’applicazione di una sanzione ridotta o commutata, indicandone il tipo e la misura oppure, ove previsto dall’ordinamento federale, l’adozione di impegni volti a porre rimedio agli effetti degli illeciti ipotizzati“.
Tacopina, Follano e Di Taranto hanno fatto esattamente questo: hanno riconosciuto le inadempienze e accettato le sanzioni prefigurate dalla procura federale.