L’ottava (…) sconfitta casalinga stagionale, stavolta rimediata contro l’Arezzo, certifica che la SPAL rischia la retrocessione diretta: la vittoria dei toscani per 2-0 mette in evidenza una squadra fiacca, confusa, inconcludente, lasciando trasparire segnali di una resa sportiva (con 8 partite ancora da giocare!) che ha dello sconvolgente.
Baldini mescola ancora le carte e opta per alcune variazioni nell’undici iniziale, schierato con un 4-4-2 (che sarebbe più opportuno definire 4-2-4 viste le caratteristiche degli esterni alti): Galeotti in porta, linea difensiva composta da Calapai, Nador, Fiordaliso e Mignanelli, Radrezza e Paghera in mezzo al campo con Parigini inizialmente largo a sinistra e D’Orazio a destra, Karlsson ed Antenucci a formare la coppia d’attacco.
Fin dall’avvio la SPAL soffre il possesso dell’Arezzo: la fase di non possesso impostata da Baldini vede la prima pressione portata da Karlsson e Antenucci sui centrali di difesa toscani, con alcune uscite alte di Paghera o Radrezza sul terzo uomo in costruzione. Sulle catene esterne sempre Paghera o Radrezza sostengono la fase difensiva di Parigini e D’Orazio ai quali, per caratteristiche, non è stato richiesto un ripiego profondo costante a supporto di Calapai e Mignanelli. La linea difensiva nel primo tempo è stata sotto pressione a causa del possesso palla aretino: non riuscendo a lavorare sugli anticipi, la linea a quattro ha agito di marcatura e copertura, soffrendo tremendamente la vivacità dell’Arezzo negli ultimi venticinque metri e la facilità dei toscani nel cambiare gioco e proporre uno sviluppo rapido e palla a terra.
Molto confusa la fase di possesso. L’impostazione è passata dai piedi di Radrezza e Paghera nella prima frazione di gioco, e gli sviluppi hanno trovato spesso liberi sia Parigini che D’Orazio che hanno ripetutamente cercato di accentrarsi senza trovare la conclusione o il passaggio filtrante per le due punte: allo stesso tempo il lavoro in sovrapposizione è stato portato quasi esclusivamente da Mignanelli sulla sinistra, ma i pochi cross in area di rigore sono stati bassi o troppo lenti e quindi letti con facilità dalla difesa toscana.
È bastata mezz’ora all’Arezzo per liquidare la pratica: prima un gol su calcio d’angolo favorito da una colossale dormita di Nador in marcatura, poi un bellissimo calcio di punizione di Pattarello sono stati decisivi per portare via i tre punti dal Paolo Mazza. Nel secondo tempo Baldini ha inserito subito Haoudi (per l’ammonito Paghera) e Rao (per l’impalpabile Karlsson), modificando leggermente l’assetto tattico della SPAL: il risultato è stato un lungo e sterile possesso palla, che ha ancora portato tanti sviluppi sulle catene esterne (quando anche Calapai ha iniziato ad affondare in maniera più costante rispetto a quanto fatto nel primo tempo), ma di occasioni da rete vere e proprie non se ne sono viste, a eccezione di un’imbucata non sfruttata da Antenucci.
Cosa ha funzionato:
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La prestazioni di Fiordaliso e Radrezza per attenzione e presenza, e quelle di Paghera e Parigini per “garra“. Null’altro.
Cosa non ha funzionato:
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La squadra è apparsa confusa nel piano tattico della partita: se nel primo tempo la squadra si è schierata con due centravanti (di cui uno fisicamente strutturato) e due ali offensive, ci si sarebbe aspettati di vedere una squadra che lavorava sulle catene esterne per arrivare ad un cross alto in area di rigore, oppure che cercasse Karlsson con una palla lunga dando ad Antenucci il compito di lavorare la seconda palla e verticalizzare per gli esterni in profondità. Non si è visto nulla di tutto ciò, perché quando la SPAL è arrivata sul fondo ha sempre cercato dei traversoni bassi sul primo palo, mentre le giocate lunghe su Karlsson sono spesso state di alleggerimento più che di costruzione, e la prova estremamente negativa dell’islandese non ha di fatto garantito di tenere il possesso della palla;
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Dopo aver visto una prova difensiva discreta a Pescara (senza errori clamorosi sui fondamentali), il ritorno alla difesa a quattro ha mostrato ancora una volta i limiti di Nador quando schierato in una coppia di centrali con compiti di marcatura (nella linea a tre agendo da libero è chiamato a lavorare principalmente sui raddoppi o le chiusure): si può convenire sul fatto che il ragazzo, allenandosi con tempo e costanza, possa diventare un buon difensore centrale vista la sua struttura fisica e le discrete doti in impostazione, ma vale la pena chiedersi se sia questo il momento storico adatto in cui dargli minutaggio in una posizione che ha iniziato a fare all’inizio di questa stagione, con la necessità di fare punti e di non concedere nulla agli avversari. Se la volontà della società è quella di spingere per la valorizzazione dei propri asset (condivisibile), il risultato è purtroppo controproducente perché l’errore del numero 29 indirizza la partita, gli toglie serenità (tanti sono stati i suoi errati posizionamenti nel corso della gara), e lo mette al centro di ovvie critiche. Sebbene il reparto non abbia offerto garanzie assolute (come dimostrano i 52 gol subiti in 30 gare), non sarebbe ora di farsene una ragione e capire che Nador si può considerare pronto come centrale di una difesa a tre, ma non ancora quando la linea e a quattro? E ancora, in linea più generale, non sarebbe il caso di definire una struttura e delle gerarchie chiare almeno sulla linea difensiva per provare a trovare almeno una parvenza di compattezza e conoscenza tra gli interpreti?
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La storia della squadra che si allena benissimo ma non riesce a trasferire in campo quanto prova in settimana è oramai logora (peraltro senza possibilità di confutazione, dato che in questa stagione solo due sono state le sedute a porte aperte): la prestazione contro l’Arezzo segna uno dei punti più bassi della SPAL di questa stagione, poiché anche la fluidità della manovra offensiva apprezzata contro Campobasso e Pescara è svanita, la pericolosità offensiva è stata prossima allo zero, e nemmeno la penalizzazione di sei punti inflitta alla Lucchese poche ore prima della gara è stata sufficiente a dare uno sprone caratteriale che potesse, al di là delle tattiche, portare alla vittoria. Ed è anche complesso accontentarsi di aver tenuto palla per tutto il secondo tempo, dato che l’Arezzo è rimasto in totale controllo senza correre pericoli.
Sebbene tutti i tifosi spallini abbiano fatto calcoli per sperare in un finale di stagione in ripresa, la cruda verità è che questa squadra rischia clamorosamente la retrocessione diretta. Lo dicono i numeri e lo dice in maniera ancora più impietosa il campo dal quale la SPAL non esce con una vittoria da ormai da nove partite (quindici partite fa l’ultima vittoria casalinga), e lo certifica il fatto che il cambio di guida tecnica ha ulteriormente peggiorato l’andamento della squadra (terrificante la media punti con Baldini in panchina – 0,2- con la miseria di tre gol realizzati e ben dieci subiti in cinque partite).
Questa situazione è figlia di responsabilità societarie chiare, che in un silenzio che sa di contrizione e mancanza totale di idee sta lasciando affondare la nave, con il suo carico di storia, orgoglio, dignità e passione. Martedì 11 marzo la SPAL sarà ospite della Pianese, una società neopromossa con poco budget ma molte idee, che dall’alto del suo settimo posto in classifica si presenta come un altro test durissimo per Baldini, che dovrà cercare di dare un senso e una forma a una squadra persa.
— Andrea Coletta, 41 anni, è allenatore UEFA B dal 2013 e negli ultimi anni ha lavorato come direttore tecnico in ambito dilettantistico.