Massimo Oddo si prepara alla sua ultima partita da allenatore della SPAL. In vista della partita di Pisa (venerdì, ore 20.30) dovrà fare i conti col morale di un gruppo che non vede l’ora di andare in vacanza dopo aver riportato il club in serie C.
BILANCIO GENERALE – “Secondo me non ha molto senso fare un’analisi complessiva. Ho tanti pensieri e le mie motivazioni, ma sarebbe come trovare una scusa. Credo che oggi sia importante che ognuno si assuma le proprie responsabilità per quello che è il suo ruolo. È la cosa migliore da fare per rispetto dei tifosi. Analizzare nel merito un’annata pessima vorrebbe dire trovare giustificazioni e fare qualcosa che non si fa, ovvero tentare di addossare colpa agli altri. Io parlo in rappresentanza di me stesso e del mio staff. In quanto tale quello che posso fare è assumermi la mia parte di responsabilità. Io e il mio staff abbiamo dedicato tempo, amore e passione e il risultato sportivo dice che non siamo stati all’altezza. Sugli altri non mi sento di esprimere alcun tipo di giudizio. Mi riferisco a giocatori, società e colleghi che mi hanno preceduto perché sono molto rispettoso dei ruoli altrui. Se fossimo stati all’altezza saremmo riusciti a salvare questa squadra. Non ci siamo riusciti e quindi c’è solamente da ammettere questo. Non si tratta di scusarsi perché ci si scusa se non si è dato il massimo. Io e lo staff l’abbiamo dato. Ci abbiamo messo tutto il tempo possibile, però non ce l’abbiamo fatta. Quindi ci dispiace tantissimo per una piazza meravigliosa che è sempre stata vicina alla squadra e non è mai mancata nel sostegno. Giustamente la gente
è arrabbiata per l’epilogo. Dispiace perché qui si può fare del gran calcio, quindi auguro alla SPAL un futuro certamente migliore di questo“.
ULTIMA PARTITA – “Non so chi è disponibile o meno perché ci manca ancora un allenamento. Affrontiamo una partita pericolosa perché si rischia di affrontarla con demotivazione da parte dei giocatori. La scelta della formazione sarà molto complicata. Cercherò di captare le maggiori motivazioni e manderò in campo la formazione migliore. Per il rispetto della maglia, dei tifosi, della passione che c’è attorno alla SPAL. C’è bisogno di chiudere con dignità. Dobbiamo avere rispetto anche del campionato perché ci sono obiettivi in ballo. Bisogna assolutamente fare il meglio possibile“.
PERMANENZA – “Magari ci fosse una possibilità di rimanere. Lo dico perché qui c’è una piazza incredibile. Non ho mai visto una tifoseria così attaccata alla maglia, con questa passione. Mi dicono che domani a Pisa ci saranno tifosi al seguito (150 circa, ndr) ed è una cosa pazzesca. Se mi venisse proposto di continuare direi sicuramente di sì, per me la categoria non ha importanza. Anche perché sono anni che sogno una partenza dall’inizio. Sapete quanto è importante per un allenatore. Non solo per la costruzione tecnico-tattica, ma anche per lo sviluppo di un mentalità. Laddove c’è una squadra che non ha tanta personalità nei singoli non significa che la squadra non possa avere una mentalità forte. Però va messa dall’inizio e questo è stato uno dei problemi di quest’anno. La squadra era stata costruita per altri obiettivi e quando ti ritrovi invischiato nella lotta per non retrocedere e non hai costruito una mentalità poi si fa fatica a tirarsi fuori. Questo è stato un grande problema. Soprattutto se arriva un allenatore che cerca di costruirla attorno a determinate regole e finisce col diventare il cattivo della situazione. Questa è un’enorme difficoltà. Quindi un allenatore deve stare attento a mediare. Iniziare la stagione è troppo importante. Quando subentri sei tu che ti devi adattare all’organico che hai e trovare soluzioni in pochissimo tempo. Qui ci abbiamo impiegato tre giornate per capire bene la squadra, solo che tre partite sono nove punti. Se pensiamo che sarebbe bastata la vittoria col Brescia o col Perugia per giocarsi l’ultima possibilità ai playout vuol dire che non siamo arrivati così lontani dall’obiettivo. Questo dimostra che quando si subentra le difficoltà sono enormi nella gestione del gruppo o della società. In Italia si giudica molto il risultato finale e poco il lavoro fatto. Penso che la mia permanenza alla SPAL sia una remota possibilità, però sono consapevole del fatto che è giusto che la dirigenza riparta con una tabula rasa, ricominciando con stimoli nuovi“.
CURRICULUM – “Quando apri l’almanacco c’è scritto ‘retrocesso’. Non è la prima volta che mi capita. Per l’allenatore il destino è fatto da scelte. Ma l’allenatore dipende dai giocatori. Certo, puoi fare tanto, ma alla fine chi sancisce la carriera di un tecnico sono i giocatori. L’allenatore ti può dare qualcosa, ma contano i risultati. Nella mia carriera ho fatto tante scelte che sono andate male e mi sono dovuto accollare retrocessioni che non erano di mia responsabilità, almeno nella maggior parte dei casi. Poi è chiaro che mi ritrovo a pensare che con un cambio diverso non avremmo preso il gol col Brescia e magari ci saremmo giocati la salvezza. Un pezzo di responsabilità c’è sempre, non dico di no. A suo tempo mi sono accollato retrocessione clamorosa a Perugia: avevo lasciato la squadra quinta e l’ho ritrovata penultima. Poi sono retrocesso ai rigori ai playout. Ci vuole anche un po’ di fortuna: un tiro sbagliato, un fallo fatto per non prendere gol. Sono partito col botto in carriera perdendo una finale playoff col Bologna di Tacopina. L’anno dopo abbiamo vinto il campionato in modo incredibile, ma dico la verità: ho imparato poco in quella fase, perché quando vinci è tutto bello, ti senti forte. Cresci soprattutto nei momenti negativi, con le sconfitte. Se sei umile e analizzi il percorso, ammetti gli errori, allora diventa un percorso positivo e migliorativo“.
GIOVANI – “Sicuramente è sempre una soddisfazione lanciare un ragazzo, farlo crescere e dimostrare di aver avuto coraggio. Il simbolo di quest’anno, almeno per quanto riguarda la mia gestione, non può che essere Contiliano. Un ragazzo della Primavera poco considerato perché quando sono arrivato si parlava di altri suoi compagni. Anzi, me l’avevano nominato in due: Vito Grieco e Andrea Catellani. Per cui l’ho voluto vedere e mi sono accorto che avevano ragione. Essere buttato nella mischia in una situazione del genere non è semplice. Dimostra che è un ragazzo di grande personalità e potrà essere il simbolo della ripartenza di questa SPAL. Nicolò è un ragazzo con la testa ed è ciò che serve in uno spogliatoio. Rappresenterà un ricordo positivo per me. Ma d’altra parte non ho mai avuto paura coi giovani. Quello che ho fatto con Contiliano l’ho fatto a Pescara con Torreira con la differenza che Lucas lo conoscevo bene dall’esperienza in Primavera. Nicolò parla poco. È un ragazzo a posto, che ha fame, voglia di arrivare, si mette a disposizione. Quando un giovane arriva in prima squadra un po’ di nonnismo c’è sempre e lui è stato bravo. Ha sempre dato tutto. Ha preso botte su botte in allenamento e ogni volta stava zitto, si rialzava e correva. Credo sia sintomo di grande intelligenza. Per lui si è avverato un sogno, glielo si leggeva negli occhi. Non ho dubbi che non ci sia assolutamente il pericolo che possa montarsi la testa. Ha la testa sulle spalle, però è giusto che non venga a Pisa e invece vada ad aiutare i compagni della Primavera in una partita importante. Forse convocheremo un Under 18 per una questione numerica“.
CONTESTAZIONE – “Quelli purtroppo sono i momenti più brutti, nei quali devi incassare. Non c’è altro da fare. Siamo andati sotto la curva perché dovevamo assumerci le nostre responsabilità e ci siamo presi quello che ci dovevamo prendere. In quei momenti puoi solo ascoltare, stare zitto e nient’altro. L’atteggiamento dei tifosi è comprensibile, hanno ragione a essere arrabbiati e a scaricare la loro rabbia sui responsabili. Per il resto non mi sento di giudicare nessuno o parlare di cose che non mi competono“.
IL SENNO DI POI – “Non considero un errore la scelta di venire a Ferrara. Quando ho accettato la SPAL ero convinto di poter fare un grande lavoro e portare a termine un percorso per arrivare alla salvezza. Non credo di essere un pazzo e in passato ad alcune chiamate ho detto di no perché le condizioni non mi sembravano convincenti. Qui ero super convinto, però è anche vero che quando arrivi devi risolvere problemi che non conosci. Non pensavo ce ne fossero così tanti (sorride, ndr). In questi momenti può sembrare una giustificazione, ma c’è stata anche un po’ di sfortuna, perché in momenti chiave abbiamo perso giocatori importanti. Valzania era un giocatore estremamente importante e meno male che abbiamo trovato Contiliano che per caratteristiche è simile. In passaggi delicati come a Cosenza abbiamo perso Nainggolan e Prati. Non sono giustificazioni, però c’è stata anche della malasorte. Mi rimane il ricordo di una città attaccatissima alla squadra e un pubblico straordinario. Purtroppo mi rimarrà anche il groppo in gola per una società che fino a poco tempo fa era in serie A e ora è in C”.
RIMPIANTO – “Mi sarebbe piaciuto riuscire a trasmettere alla squadra una mentalità diversa. Non è necessario avere dei leader in campo, ma creare uno spirito collettivo per favorire anche chi è limitato nella personalità. Ci può quindi essere una crescita dentro al gruppo. Però è un lavoro certosino che si fa dall’inizio e non a due mesi dalla fine. All’ambiente avrei voluto trasmettere l’idea che sono un allenatore diverso da quello che si è visto. Lo scopo principale sarebbe quello di vincere attraverso il gioco, però per farlo va costruita una squadra adatta. Qui ci ho messo del pragmatismo, palle lunghe… però dovevo adattarmi alle caratteristiche della squadra. Non sono un folle: se la squadra non ha quelle caratteristiche non posso chiedere certe cose. Ciò che si è visto in campo non è quello che vorrebbe Oddo da una squadra di calcio. Purtroppo non era fattibile. Resto dell’idea che se giochi bene a calcio hai maggiori possibilità di vincere e mi piacerebbe costruire una squadra in futuro che arrivi al risultato in questo modo”.
POST-PISA – “Vedremo cosa ci dirà il presidente (che ha minacciato di trattenere la squadra a Ferrara fino al 30 giugno, ndr). Noi siamo stipendiati e lui mette i soldi, quindi le decisioni sono sue. Dopo un epilogo del genere non ci possiamo permettere di rifiutare qualcosa. Saremo professionisti, però credo ci debba essere anche rispetto della dignità personale. Senza obiettivi c’è mancanza di voglia di allenarsi, perché ti devi allenare per costruire qualcosa. Farlo senza costruire nulla ha poco senso ed è poco professionale. Detto questo, se ci sarà da fare degli allenamenti ulteriori vedremo come farli e in quanti saremo“.