foto Filippo Rubin
Dinamica Media – leaderboard
Dimedia – leaderboard

Responsabilità, serietà, ambizione, coraggio, voglia. Queste sono state le parole ricorrenti nel corso della presentazione ufficiale di Filippo Fusco come nuovo responsabile dell’area tecnica della SPAL. Seduto accanto al presidente Tacopina, l’ex direttore di Bologna ed Hellas Verona ha spiegato la sua visione e risposto in maniera articolata a tutti i quesiti posti dai cronisti presenti.

Iniziare un lavoro in un club – ha detto Fusco in apertura – è sempre una grande responsabilità. Lo è ancora di più qui, perché parliamo di una realtà storica e importante. Sapere che dalla serietà del nostro lavoro quotidiano dipendono gli umori di tante persone è la parte più bella di quello che facciamo, perché il calcio è meraviglia ed emozione condivisa tra tutti quelli che fanno parte di questa storia. Quindi abbiamo l’obbligo di fare le cose nella miglior maniera possibile. E di trasmettere lo stesso senso di responsabilità anche ai calciatori che verranno qui. Devono sentire fortemente l’impegno morale quando si viene a lavorare alla SPAL. Perché sappiamo che se la squadra del cuore vince un tifoso va a casa contento e sta più sereno nella suo quotidianità. Il calcio incide moltissimo sulla vita delle persone ed è la sua magia“.

Quindi sono qui per mettere a disposizione la mia professionalità e la mia esperienza. Sono contento di ritrovare Joe perché ha un entusiasmo contagioso e una gran voglia di fare. Lo considero una persona straordinaria e voglio fare mio il suo entusiasmo per trasmetterlo anche a tutti gli altri che lavoreranno a questo progetto. Sono davvero contento di avere questa possibilità. Nessuno da solo può fare nulla, ci sarà bisogno di tutti. Il calcio è cambiato molto rispetto a una volta e non ci può più essere un organigramma con un presidente e un direttore sportivo che fa tutto per conto suo. Oggi c’è un gruppo di lavoro che affianca il ds per fare gli interessi del club“.

PREMESSE – “Per accettare la SPAL mi è bastato confrontarmi con Tacopina e capire che cercava uno con le mie caratteristiche per la posizione di direttore sportivo. Uno che si prenda le responsabilità e sappia gestire più aspetti. Perché ci sono responsabilità forti nei confronti non solo del presidente, ma anche dei tifosi. Quando ho capito che il rispetto dei ruoli diventa fondamentale, che alla base c’è un impegno serio e profondo e non si vuole illudere nessuno, non c’è stato molto altro da dire. Come si fa a non accettare un club come la SPAL, che rappresenta pezzo importante del calcio italiano? Non solo per quanto fatto nei decenni scorsi, ma anche per i trascorsi recenti con salvezze importanti in serie A, giocatori bravi e un settore giovanile all’avanguardia che merita di essere valorizzato“.

RUOLI – “La responsabilità di ogni decisione tecnica sarà mia. Emanuele Righi è un mio collaboratore ed è un direttore sportivo che ha fatto bene a Mantova e ha lavorato con me a Bologna e a Verona. Insieme abbiamo fatto cose importanti. Oggi i titoli sono secondari rispetto ai ruoli. Emanuele ha la mia fiducia, ha qualità umane e tecniche. Per il resto è stato replicato l’organigramma dello scorso anno che vedeva Fabio Lupo e Armando Ortoli con gli stessi titoli. La responsabilità sarà mia, ma il confronto verrà portato avanti con altri collaboratori, non solo Emanuele“.

ALLENATORE – “Sarei poco professionale a dire oggi chi ho in mente come allenatore. Ci sono stati dei primi contatti e mi prefiggo di incontrare altri candidati nei prossimi giorni. Credo che entro la fine della prossima settimana chiuderemo anche per l’allenatore. Dovrà essere qualcuno che vuole la SPAL in maniera totale senza preclusioni o condizionamenti“.

Voglio uno che venga qui con l’idea di fare il meglio possibile. Poi l’età anagrafica non corrisponde sempre all’esperienza calcistica né viceversa. Non ho pregiudizi. Devo capire chi ha l’entusiasmo, la passione e la determinazione che ho io. Percepire che questo soggetto ha stessa voglia di fare che abbiamo io e il presidente. A me interessano l’entusiasmo e la voglia di vincere. Conoscere la categoria può dare un piccolo vantaggio, ma non necessariamente- Sta a noi creare le condizioni giuste affinché tutti facciano al meglio il proprio lavoro. Qui le strutture sono eccezionali e l’organizzazione incredibile grazie anche ad Andrea Gazzoli. Ora sta a me definire i ruoli per permettere all’allenatore di esprimere il proprio potenziale“.

Il nostro allenatore dovrà essere ambizioso e coraggioso e non dovrà aver paura di far giocare dei ragazzi del 2004 o del 2005 se questi lo meritano. Dovrà avere la capacità di gestire i vari momenti, soprattutto quelli di difficoltà che inevitabilmente arrivano per tutte le squadre all’interno di un campionato. Lì la capacità dell’ambiente di ammortizzare i colpi farà la differenza. Ovviamente mi auguro non ci siano mai crisi, ma se arriveranno dovremo essere bravi a intervenire e a mettere ordine. Nelle difficoltà dovremo trovare spunti per migliorare“.

SPIRITO – “Le retrocessioni portano delle difficoltà: di budget, di capacità di trattenere i giocatori ed essere attrattivi per altri, però dobbiamo tramutare tutto questo in opportunità per fare le cose nella maniera migliore“.

ORGANICO – “Le retrocessioni spesso lasciano scorie profonde. Quando ho preso squadre retrocesse siamo risaliti subito (a Bologna e a Verona). Alcuni giocatori non accettano la categoria perché si sentono superiori e rimangono controvoglia. Il mio metodo prevede di parlare con tutti, capire con quali motivazioni uno ricomincia. Il requisito è credere fortemente nel progetto e non rimanere alla SPAL perché c’è un contratto. Se qualcuno si ritiene sovradimensionato per la serie C non verrà certo trattenuto. Ho bisogno di guardare tutti negli occhi e ovviamente di parlare con l’allenatore per una discorso di caratteristiche. Qualcuno andrà via, altri giocatori si troveranno. Senza trascurare che abbiamo un settore giovanile che ha fatto un lavoro eccellente e uno degli obiettivi è valorizzarne il lavoro. Però dobbiamo tenere in mente che il confine è molto sottile tra il valorizzare un ragazzo e bruciarlo. Per cui dovremo essere bravi a creare le condizioni per sviluppare il loro talento coi tempi giusti e nei modi giusti“.

OBIETTIVI – “Tutti vorremmo vincere tutte le partite e in genere se ci si riesce si sale di categoria. Mi pare difficile farlo, quindi dovremo guardare di giornata in giornata e poi tireremo una linea e faremo i conti. Vogliamo essere ambiziosi ma con equilibrio. Non saremmo credibili a dire che vogliamo salvarci. Però alle parole devono seguire i fatti. Questa è la bellezza dello sport: ci dobbiamo confrontare con gli altri e per arrivare davanti dobbiamo fare il meglio. La cosa più importante è fare le cose in maniera seria e credibile. L’ambizione deve essere alta, ma nemmeno rivolta a dare illusioni a nessuno. Però non veniamo qui per accontentarci. Nessuno dovrà farlo“.

SQUADRA – “La vorremmo coraggiosa, propositiva, che voglia vincere sempre e non si accontenti. Sapendo che il campionato non è una corsa di 100 metri ma una maratona. Per correre la maratona servono costanza e continuità“.

SETTORE GIOVANILE – “Spesso si tende a pensare che se un ragazzo è bravo allora può andare in prima squadra, a prescindere dalla categoria. Ma capire il tempismo di questo inserimento è fondamentale. ‘If you’re good enough, you’re old enough’ si usa dire in Inghilterra (trad.: se sei bravo a sufficienza allora sei vecchio a sufficienza), però bisogna stabilire quando uno è pronto davvero. Se dobbiamo tenere qui un ragazzo per fargli fare tre presenze gli faremmo un torto. Quelli che davvero troveranno spazio lo faranno per stare qui ed essere parte del progetto, perché non serve a niente mostrare il fiore all’occhiello per dire ‘Abbiamo fatto debuttare cinque ragazzini’. Nella stagione scorsa uno dei meriti della SPAL è stato quello di inserire alcuni ragazzi al momento giusto, rendendoli utili. Non va perso questo patrimonio. Quindi valuteremo alcuni elementi in ritiro, ma non è che sarà un esame: vorremo vedere la prontezza mentale che va di pari passo con quella fisica, pur tenendo in mente che i giovani fanno cambiamenti significativi nel giro di soli tre o quattro mesi. Scegliere il miglior percorso dipende dalla sensibilità del dirigente. Per qualcuno è meglio passare in prima squadra e per qualcun altro la soluzione adatta è un prestito per avere il giusto spazio. Chiaramente sarà fondamentale il confronto con l’allenatore e servirà fiducia, anche cieca. Non posso avere fiducia solo quando mi conviene altrimenti non è più fiducia, ma convenienza. Sulla base di questa fiducia bisognerà avere il coraggio di fare delle scelte, mettendo in preventivo anche di poter sbagliare. L’errore però deve diventare un momento di crescita, non il pretesto per colpevolizzare i ragazzi“.

Credo che nella ricerca del nuovo responsabile del settore giovanile sia opportuno valorizzare le persone che conoscono la struttura e la cultura del club. Altrimenti serve più tempo. La mia idea è di valorizzare le persone che ci sono già qui e premiare chi ha già familiarità con la SPAL“.

POSSIBILI RITORNI – “Il calcio è emozione, ma non ci dobbiamo far condizionare dai sentimenti. Tanti ragazzi spesso mi hanno detto ‘Direttore, io lì verrei anche gratis’, ma in quei casi sono io a dire di no, perché non è giusto. Se invece accettano di guadagnare meno rispetto a quanto viene offerto loro da un’altra parte quello è già un segnale che mi interessa di più. Se invece si ragiona all’opposto siamo nel campo della convenienza e non va più bene. Quindi io devo capire che motivazioni ci sono da parrte dei giocatori. Per me al primo posto ci sono i valori morali e tecnici. Il senso d’appartenenza non dovrebbero sentirlo solo quelli che già hanno giocato nella SPAL, ma tutti quelli che indosseranno questa maglia. L’andare alla SPAL deve diventare un sentimento condiviso dai giocatori e non solo dai tifosi. Mi piacerebbe che dicessero ‘andiamo alla SPAL’, non ‘andiamo a giocare in C’“.

BUDGET – “In qualunque club il budget è determinato dalle uscite, vale per la SPAL come per tutti gli altri. Chiaro che i ricavi sono inferiori rispetto alla serie B e dipenderà da noi valutare la situazione in base alle cessioni. Non abbiamo la pistola puntata che ci impone di vendere i giocatori, però è chiaro che per aspirazioni e situazioni contingenti vendere giocatori ci può cambiare le prospettive“.

CONTILIANO – “Mi auguro possa diventare uno dei simboli della nostra ripartenza, anche se non dobbiamo caricarlo troppo di responsabilità. Rimarrà sicuramente con noi e trasmetterà dei valori ai suoi nuovi compagni. Per quanto sia un giovane ha dimostrato di avere qualità in un finale di campionato difficile come quello della scorsa stagione. Ha fatto vedere quell’attaccamento e quei valori ai quali facevo riferimento in precedenza“.