Nel riepilogo delle innumerevoli vicende della lunga carriera di Walter Mattioli non potevano mancare due dei principali artefici della scalata che la SPAL ha compiuto dalla serie C alla serie A: Leonardo Semplici (attualmente libero e in cerca di una nuova squadra) e Davide Vagnati (direttore sportivo del Torino dal maggio del 2020). I due sono stati chiamati sul palco del Teatro Verdi per raccontare cosa ha significato la figura di Mattioli per loro e per la storia recente della SPAL e per raccontare un po’ di vissuto dietro le quinte.
“Non fatemi emozionare troppo perché sono di lacrima facile, – ha esordito mister Semplici, accolto da un lungo applauso – ho avuto molto piacere di accettare questo invito perché conosco il presidente, so che persona è, e anche se magari nel nostro percorso c’è stato sicuramente qualche incontro particolare c’è sempre stato il rispetto dei ruoli. Penso sia un giorno importante, che sia giusto festeggiarlo e rendergli merito per quello che ha fatto nel mondo del calcio. Di alcuni di questi anni faccio parte anch’io e mi rende sempre orgoglioso poter tornare dove ho vissuto momenti indimenticabili e ricevere sempre tutto questo affetto. Sono stati anni impensabili, quindi è giusto rendere merito alla società SPAL, alla famiglia Colombarini, al presidente Mattioli e a Davide Vagnati che mi scelse in quel momento: devo tantissimo a questa società“.
“Arrivai l’8 dicembre 2014 e fu subito una grande annata perché partimmo a tre punti dalla zona playout, sconfitti in casa dalla Carrarese alla prima partita con contestazione dei tifosi annessa. Da lì iniziò la nostra avventura e la nostra crescita, arrivando a sfiorare i playoff per un punto all’ultima partita di campionato. Otto vittorie consecutive in una striscia di tredici risultati utili consecutivi e il regalo della bicicletta griffata SPAL da parte del presidente a fine stagione per una promessa/scommessa che facemmo insieme sui risultati (ride, ndr). Ricordo anche un incontro con la Curva Ovest che richiesi al presidente dopo alcune partite in cui non riuscivamo a dare seguito al lavoro che si faceva in settimana in partita. Quando giocavamo in casa c’erano fischi e brusio e quindi decisi di incontrare i rappresentanti della curva: Mattioli si propose di accompagnarmi, ma io rifiutai. In questo incontro mi presentai da sconosciuto. Dissi ‘Io sono nuovo qui, non mi conoscete, anche se mi auguro che potrete conoscermi meglio. Sappiate che sono di passaggio, così come lo sono i ragazzi: quello che secondo me abbiamo trovato però è una società seria, per cui se non volete tornare nei bassifondi date forza a questi ragazzi perché con il vostro sostegno si farà il bene loro e della società. Nelle prossime due partite casalinghe sappiate che qualsiasi tipo di risultato otterremo, manderò i ragazzi sotto la curva’. Prima uno 0-0 col Prato, poi un 1-0 su rigore al Grosseto, segnato tra l’altro da un giocatore che avevamo deciso di mandare via (ride, ndr): poi il resto della stagione fu in discesa. Il secondo anno fu straordinario perché partimmo con l’idea di piazzarci ai playoff e vincemmo il campionato con nove punti di vantaggio nonostante le sconfitte con negli scontro diretti con Maceratese e Pisa. L’anno dopo ci davano per retrocessi e invece abbiamo vinto la serie B e poi tutto il resto è storia. Però ci tengo a sottolineare come ha detto il presidente che questi risultati sono stati ottenuti tutti insieme, ognuno ha messo la propria forza, la propria determinazione e la propria passione“.
“Tutte le stagioni che abbiamo vissuto sono state straordinarie, con gli anni di serie A che sicuramente hanno portato soddisfazioni sportive. Un po’ tutti ormai ci conoscevano. Ma in tutta onestà l’annata a cui sono più legato è stata quella della promozione dalla C alla B per il gruppo di ragazzi eccezionale, anche se ovviamente ci tengo a ringraziare tutti i giocatori che ho allenato perché ci e mi hanno permesso di raggiungere certi traguardi. In quel gruppo trovai grande amicizia e familiarità, si capiva che avremmo vinto il campionato perché tutti si allenavano con intensità e voglia di arrivare e quindi come allenatore quello è stato il gruppo più bello da gestire. Poi ho allenato altri gruppi importanti, anche con elementi sicuramente più bravi tecnicamente, ma penso che quello della stagione 2015-2016 fosse speciale. A dimostrarlo c’è anche il fatto che alcuni di quei ragazzi poi sono arrivati in serie A. Ringrazio la città di Ferrara e i tifosi che sono sempre stati presenti, bellissimi. Sono arrivato con un Mazza messo in un certo modo e sono andato via con uno nuovo grazie all’ottimo lavoro della società in quegli anni“.
Poi è intervenuto l’ex direttore sportivo Davide Vagnati, investito di tale carica per la prima volta in carriera proprio da Walter Mattioli alla Giacomense.
“Permettetemi di presentarlo con una battuta, – ha proseguito Semplici – perché un paio di anni prima del mio arrivo alla SPAL Davide mi aveva cercato per andare alla Giacomense anche se poi non si è fatto nulla (ride, ndr). A posteriori direi che è stata una fortuna per entrambi“.
“Anche per me – ha detto Vagnati – è un grande piacere essere qui. Vedere questo calore per una grandissima persona che si merita la vostra vicinanza e il vostro ringraziamento perché ha fatto qualcosa di grandioso e che nessuno si aspettava. Nell’ultima stagione che giocai alla Giacomense il presidente mi chiamò mentre ero in spiaggia a Genova e mi convocò in ufficio: ‘Ultimamente ho notato che in campo parli troppo e corri poco e per questo ho pensato di farti fare il direttore sportivo’. Non ci pensai due volte e accettai. Nei giorni seguenti andai subito a vedere una partita in zona. Mi è sempre piaciuto seguire squadre di ogni tipo e cercare di scovare giocatori, lo facevo anche da ragazzo nei giochi manageriali di calcio. Andai a Porto Tolle per una partita di playoff di serie D e notai subito un certo Lazzari. Giocava attaccante esterno, aveva una bella corsa e resistenza, me ne parlarono subito come un ragazzo con la testa sulle spalle e con voglia di allenarsi e impegnarsi. Era pronto per il salto, lo presi per niente alla Giacomense e poi da lì iniziò la carriera di Manuel. Una bella intuizione“.
“Tornare a Ferrara significa ritrovare tanti amici con cui si ho condiviso tanti momenti e di amici nel corso della vita non se ne hanno molti. Per farvi un esempio: poco tempo fa a mia moglie hanno chiesto di dove fossimo e lei ha risposto di Ferrara pur avendo vissuto una vita a Genova. Però i nostri figli sono nati qui, qui abbiamo amici e siamo cresciuti noi come persone. C’è stato il presidente che mi ha insegnato tutto, è stato veramente come un padre e in un certo senso potrei dire che mi ha insegnato a vivere perché la passione di tutti i giorni che trasmetteva è qualcosa da raccontare e sono felice che abbia fatto la scelta di pubblicare un libro“.
“Come funzionavano le scelte dei giocatori? Penso che il presidente non abbia messo veti: aveva fiducia in me e mi lasciava agire nel mio ruolo anche se ci teneva a essere presente e a sottolineare l’importanza della sua figura. Però non posso che ringraziarlo per lo spazio che mi ha dato nel mio lavoro. Vorrei solo ricordare un aneddoto che non penso abbia scritto nel libro e che coinvolge Sergio Floccari. In estate avevamo preso Cerri dalla Juventus per una serie di motivi e il ragazzo non rendeva come tutti avremmo voluto, per cui si decise di cambiare, anche alla luce al rendimento di tutta la squadra. Floccari giocava poco o niente a Bologna e andai con lui in un ristorante di Santarcangelo di Romagna per cercare di convincerlo a scegliere noi e non il Cesena. Dopo aver ottenuto il suo benestare partii per Modena dove c’era in corso un incontro tra il suo procuratore e l’allora ds del Cesena per ribadire la volontà di Sergio e definire l’affare. La mattina dopo chiamai il Pres e gli dissi che ero riuscito a chiudere l’affare, ma dopo qualche ora ricevetti una sua telefonata in cui mi diceva che aveva qualche dubbio legato alla sua tenuta fisica dopo essersi confrontato con medici di Bologna. Poi fortunatamente riuscii a convincerlo e l’affare andò in porto“. Mattioli si è voluto riservare l’ultima parola: “Vi ricordo che Davide Vagnati è lo stesso che ha preso Pa Konate“. “E c’è stato pure uno che l’ha fatto giocare!” ha rincarato la dose Semplici.
A valle dell’evento di presentazione, tra saluti e foto con vecchi amici, è stato poi possibile fare un paio di domande a mister Leonardo Semplici.
“Tornare qui genera sempre un certo turbinio di emozioni. Vengo a Ferrara raramente perché nonostante i tantissimi ricordi belli faccio sempre fatica a non farmi travolgere. Oggi sono tornato perché ci tenevo ad esserci a questa presentazione di un libro di una persona come il presidente Walter Mattioli che ha sicuramente fatto cose importanti alla Giacomense ma soprattutto alla SPAL e quindi mi sembrava giusto essere partecipe della serata“.
“Le discussioni tra me e il presidente ci sono state, ma sempre con grande rispetto. Ci si confrontava sempre in maniera positiva. Magari cercava di dirmi le cose, altre volte non me le diceva e le faceva dire da Davide (ride, ndr): entrambi abbiamo sempre avuto due caratteri forti e siamo sempre stati un po’ permalosi e quindi c’era Davide che faceva da mediatore com’era giusto che fosse. Ma c’è sempre stata grande unione e grande affetto, altrimenti non sarei stato qui tutto quel tempo. Questa unione ci ha permesso, insieme a tutte le persone che hanno partecipato a questa bellissima storia, di vivere certi momenti e raggiungere certi traguardi. C’è stata da parte di tutti la volontà di andare avanti insieme e costruire tutto quello che poi abbiamo vissuto“.
“La SPAL di oggi? Mi dispiace ovviamente per quello che sta passando la SPAL, ho letto oggi di un nuovo cambio in panchina. Dispiace perché dopo tutto il lavoro che abbiamo fatto in passato non è facile vederla tornare dove l’abbiamo presa. Spero che nel corso della stagione le cose si possano aggiustare e che la SPAL possa tornare a dare quelle soddisfazioni a Ferrara e ai tifosi e che possa ambire a traguardi differenti. Se la squadra può fare meglio? In tutta onestà non conosco così bene la rosa per poter giudicare, a parte Mirco Antenucci che mi fa davvero piacere sia tornato in questa piazza. Mi auguro che il nuovo allenatore possa trasmettere quella fiducia e quella forza necessarie a ribaltare il rendimento, ma sta anche ai giocatori tirare fuori le loro caratteristiche e trovare dei risultati diversi da quelli ottenuti finora. Chiaro che esonerare un allenatore dopo 5-6 giornate, da collega, mi sembra un po’ troppo prematuro però non conosco le dinamiche quindi non posso che augurare tutto il meglio a questa società, al nuovo allenatore e ai ragazzi che vanno in campo di poter tornare a raccogliere quei risultati che tutta la piazza si aspetta“.