foto Filippo Rubin
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Il ritorno alla vittoria porta un minimo di temporanea serenità in casa SPAL. Al termine del matchcontro il Sestri Levante mister Leonardo Colucci ha analizzato la partita soffermandosi sui passi avanti registrati e su qualche analisi dal punto di vista tattico.

PARTITA – “Sono provato, perché io sono sempre con i ragazzi in campo, non li lascio mai soli, soprattutto nella sconfitta. Non era facile, oggi avevamo in campo tre-quattro ragazzi giovani alla prima esperienza con i grandi. Tecnicamente sono bravi, per cui bisogna guidarli sotto l’aspetto della mentalità. I ragazzi hanno fatto la partita che dovevano fare perché a oggi siamo questi, per cui dobbiamo aiutare la squadra. La gente lo sa, quindi noi dobbiamo stringerci a coorte. Sono contento per la gente, per i ragazzi, per tutti coloro che gravitano attorno alla SPAL, però domenica c’è un’altra partita. Ho detto di festeggiare con calma fino a mezzanotte, poi dobbiamo pensare alla Torres e dovremo fare la conta perché ieri si è fatto male Peda, poi si è fermato Maistro, oggi si è fatto male Iglio… ditemi se qualcuno di voi vuole essere tesserato che lo dico alla società. Andiamo avanti, dobbiamo sapere che bisogna andare avanti e superare questo momento di difficoltà”.

“Abbiamo fatto mezzo allenamento con questo 343 asimmetrico con Puletto davanti largo a galleggiare e non potevo chiedere di più ai ragazzi. Abbiamo giocato così perché dovevamo portarla a casa e oggi potevamo solo vincere. Mi sono arrabbiato perché in certe situazioni, indipendentemente da età o esperienza, bisogna sapere quando forzare la giocata, quando tenerla, quando andare avanti. Ci sono giocatori che nelle autostrade vedono sentieri e viceversa. Capisco anche i tifosi che vogliono che si vada avanti, nemmeno io volevo che tornassero indietro: lo si fa solo quando c’è la lettura, ma non è facile. Mi sono arrabbiato in quelle situazioni, ma magari i ragazzi non lo vedono. Con il tempo lo faranno, ma la giocata deve sempre essere prima in avanti”.

CARATTERE – “Le seconde palle perse non sono allenabili, i contrasti non sono allenabili. Siamo tutti sulla stessa barca, dobbiamo aiutarci. Io quando giocavo ero pronto a lasciare la pelle, ma non tutti sono capaci o ci arrivano dopo. Io ero così, più erano alti più mi piaceva sdraiarli a terra, avevo tigna. È un discorso viscerale, un discorso di DNA. Poi c’è la pressione psicologica e dobbiamo crescere: capisco tutto, soprattutto i tifosi che hanno avuto solo amarezze negli ultimi quattro anni. I ragazzi  però stanno dando il massimo. Con il tempo proveremo a eliminare la paura e gli errori, io dico in fretta, però dobbiamo stringere i denti e tenere la testa bassa per superare le aspettative. Mi rendo conto che non è facile, perché se togliamo quei tre-quattro meno giovani, la maggior parte di questi sono ragazzi sono tutti 2003, 2004, 2005, 2006, che in Italia sono calcisticamente giovani, mentre all’estero sono già adulti”.

CONTILIANO – “Contiliano mi ha chiesto il cambio. Mi ha detto che era cotto e l’ho abbracciato dicendogli che avrebbe giocato la prossima fino al 120’. Non lo responsabilizziamo troppo: facciamolo crescere con tranquillità, come tutti i ragazzi, perché la pressione poi ti schiaccia. I ragazzi corrono: il giovane va veloce ed il vecchio conosce la strada. Se qualcuno più anziano mi dà una mano a gestirli in campo, anziché uscire al 78’ usciranno all’85: nel calcio si corre, ma si deve correre bene”.

TATTICA – “Era un 343 o 532 asimmetrico con Puletto a fare il quinto alto e Bruscagin dietro, perché poi nella rotazione poteva dare garanzie avendolo sempre fatto. Puletto non doveva andare tra le linee, doveva mantenere l’ampiezza, come Celia, perché loro erano i fissatori: giocando con i due attaccanti tra le linee arrivi anche con la mezzala, ma se non ci arrivi bisogna lavorare, e può darsi che con il lavoro non ci arrivi comunque a farlo. Io dico che il giro palla dietro lo si fa solo per abbassare i battiti, ossia recuperiamo palleggiando: se la palla la abbiamo noi non possono farci gol. Però dico anche che le palle filtranti si fanno solo per chi vede gli spazi, e non sempre è possibile”.

“Ripeto, dobbiamo lavorare: Puletto è un esterno che in fase di non possesso doveva abbassarsi sul lato debole. Sono ragazzi, vanno comandati, servono più allenamenti: i giovani l’anno scorso facevano la Primavera 2, che è importante ma non è la Primavera 1, non dobbiamo dimenticarcene. Per arrivare alla verticalizzazione ci vuole il giocatore pronto, altrimenti il ragazzo è più facile che vada in difficoltà, anche perché c’è poi tutto il discorso legato alla pressione esterna”.