Retrocessione dalla serie B alla serie C, estate snervante e piena di incertezze sul futuro, prima metà di campionato andata peggio di qualsiasi aspettativa o obiettivo dichiarato dalla società, rapporti tra tifoseria e presidente ai minimi storici. Poteva andare peggio? Poteva piovere, avrebbe detto Igor in Frankenstein Junior, ma in effetti è accaduto anche quello visto che a settembre abbiamo assistito pure a un raro rinvio per nubifragio. Un diluvio sotto il quale ha pensato bene di infilarsi Joe Tacopina per una goffa interazione coi tifosi, peraltro l’ultima dell’anno.
Il 2023 è stato senza ombra di dubbio uno dei più difficili della storia recente della SPAL. I risultati in campo parlano da soli: la SPAL ha vinto il 22% delle partite giocate, eguagliando il risultato dell’anno solare precedente, il secondo dato più brutto degli ultimi quindici anni dopo il 18% della stagione 2011, sotto la gestione Butelli.
Negli ultimi dodici mesi la SPAL ha giocato 40 partite, 19 di serie B, 19 di serie C e 2 di Coppa Italia serie C. Le vittorie sono state appena 9 (5 in casa, 4 in trasferta), i pareggi 13 (9 in casa, 4 in trasferta) e le sconfitte 18 (7 in casa, 11 in trasferta). Il bilancio al Paolo Mazza (5-9-7) è bene o male lo stesso degli ultimi due anni (5-7-8, sia nel 2021 che nel 2022) ed è abbastanza preoccupante. La SPAL, inoltre, non ha mai vinto due partite di fila. La vittoria più larga è stata Benevento-SPAL 1-3 (10 aprile) mentre in quattro occasioni i biancazzurri hanno incassato tre o più reti (Bari e Genoa la stagione scorsa, Cesena e Arezzo questa).
A livello di classifica, il picco è stato raggiunto col 14° posto in serie B, dopo SPAL-Ascoli 1-1 (21 gennaio). L’anno scorso su diciannove giornate la SPAL ne ha passate tre in zona salvezza, una in zona playout e quindici in zona retrocessione. Quest’anno, invece, i biancazzurri ne hanno passate due in zona playoff, otto in zona salvezza, nove in zona playout.
I gol segnati sono stati 37, di cui 23 (62%) al Paolo Mazza, quelli subiti 40, tredici in meno dell’anno prima (forse l’unico dato che tende al positivo). I migliori marcatori della squadra sono stati il terzino sinistro Raffaele Celia e l’attaccante Gabriele Moncini, con cinque centri a testa. Seguono a distanza un gruppo a quota due gol (Antenucci, Bertini, Dickmann, Maistro, Peda, Prati, Rabbi, Rosafio e Valentini) e un gruppo a quota uno (Bassoli, Collodel, Fetfatzidis, Fiordaliso, La Mantia, Nainggolan, Rao e Varnier), oltre all’autogol di Gagliolo (Reggina) per far quadrare i conti.
Gli allenatori che si sono succeduti sono stati quattro, un quasi unicum storico. L’ultima volta che era capitato era stato durante l’anno solare 2008 quando sulla panchina si sedettero Buglio, Labardi, Alessio e Dolcetti, anche se Labardi – vice di Buglio – fu traghettatore per le due giornate necessarie a mettere sotto contratto Alessio. A ogni modo, nonostante la sua avventura sia durata cinque partite e mezzo, il migliore per media punti è stato Mimmo Di Carlo (2-0-3*; media punti: 1.2), seguito da Oddo (3-5-6; mp: 1.0), Colucci (3-7-6*; mp: 1.0) e De Rossi (1-1-3; mp: 0.8). *SPAL-Lucchese 2-2 è stata assegnata a Colucci.
A livello di spettatori, la partita con più pubblico in assoluto è stata SPAL-Perugia 1-1 (30 aprile, 11.160 spettatori), seguita a ruota da SPAL-Brescia 2-2 (15 aprile, 10.721 spettatori). Entrambe le partite sono tra quelle andate in scena nel finale di stagione, a dimostrazione di come il pubblico ferrarese sia probabilmente stato l’ultimo a mollare. La partita casalinga con minor afflusso di pubblico è stata invece SPAL-Sestri Levante 2-0 di Coppa Italia (5 ottobre, 839 spettatori). Mentre se guardiamo al solo campionato è stata di nuovo SPAL-Sestri Levante 1-0 (26 ottobre, 5.250 spettatori). Il dato sui tifosi è il peggiore degli ultimi anni, ma la media (ponderata) è comunque più alta rispetto alla stagione 2015/2016, anno in cui la SPAL vinse la serie C (ma senza gradinata e curva Est).