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La SPAL ha attribuito a un “problema di natura bancaria il passo falso del pagamento delle ritenute Irpef e Inps di gennaio e febbraio 2024 che costerà almeno due punti di penalizzazione nel prossimo campionato. Il comunicato pubblicato dalla società nella serata di venerdì non spiega granché, anche se tra le righe emerge un dato di fatto: quando è stato il momento di versare le centinaia di migliaia di euro necessarie per rispettare la scadenza i soldi semplicemente non c’erano e sono diventati disponibili quando era troppo tardi. Il fatto che il pagamento successivo (stipendi e ritenute di marzo-aprile) sia avvenuto senza particolari problemi – almeno così viene riferito – sembra suggerire si sia trattato di una crisi isolata, ma che rappresenta comunque una spia lampeggiante difficile da ignorare visti i precedenti.

Più in generale questo episodio è lì a ricordarci una cosa di cui è il caso di essere consapevoli: per la gestione della SPAL sono necessari capitali ingenti e la serie C rende ancora più difficile la situazione di Joe Tacopina e dei suoi soci. L’avvocato ha spesso rivendicato di aver immesso vagonate di soldi nei conti societari e in effetti l’ha fatto. Ottenendo però l’esatto contrario di ciò che sperava. Alcune delle sue mosse – e di quelle dei suoi vari collaboratori – hanno complicato ulteriormente un quadro già critico al momento del subentro ai vertici della società nel luglio del 2021.

Una serie di bilanci negativi
Dal 2019 la nostra testata pubblica con costanza l’analisi dei bilanci della SPAL e da quando abbiamo iniziato tutti quanti si sono chiusi con un rosso finale nel conto economico, l’ultimo di 13,9 milioni. Non proprio noccioline. Queste perdite sono dovute a quattro fattori principali;

    1. Due retrocessioni nel giro di tre anni (con conseguente calo delle entrate, soprattutto quelle dei diritti televisivi, che l’ultimo anno di serie A erano stati di 34 milioni e la scorsa stagione di 2,3);
    2. Grossi investimenti nello stadio Paolo Mazza, iniziati con la promozione in serie A;
    3. Pandemia di Covid-19, che oltre ad aver colpito l’intera economia italiana ha impedito gli incassi da botteghino e gli abbonamenti per due anni;
    4. Troppe operazioni avventate di calciomercato e di personale dirigenziale, fatte sia in buona fede ma finite male a causa delle retrocessioni e fatte da (quasi) tutti i direttori che si sono susseguiti.

Di questi ultimi due punti citati ne parlammo direttamente con l’ex patron Simone Colombarini, che ci fornì la sua visione dei fatti. Come riportato nell’ultima analisi di bilancio Tacopina nel 2021 ha preso in mano una società con un bilancio davvero preoccupante (il rosso era di oltre 21 milioni) e un debito estremamente consistente in chiave futura. Il piano dell’avvocato era chiaro: tentare il rientro in serie A nel giro di due anni per riavviare un circolo virtuoso alimentato dai generosi diritti tv del massimo campionato e da tutto quello che vi avrebbe girato attorno. È andata a finire che si è ritrovato a iniettare quasi 30 milioni di euro – attraverso diversi partner – per ripartire da una salvezza in serie C.

Una traiettoria catastrofica a livello gestionale, che ha richiesto continui versamenti in conto capitale per evitare che lo stato patrimoniale venisse eroso e si incorresse in sgradevoli problemi di natura legale. Il problema è: per quanto altro tempo si può riuscire in questo sforzo? Solo Tacopina lo può sapere, ma i numeri sono lì a dire che oggi la SPAL è una macchina che fa evaporare soldi a ritmi quasi insostenibili. Tanto che lo stesso presidente già nel 2023 disse esplicitamente che un impegno di questa portata per altri anni sarebbe stato irrealistico.

Costi altissimi, entrate basse
Se si guarda alla sezione “conto economico” degli ultimi bilanci, i costi della produzione, che hanno aggravato la situazione finanziaria della SPAL, sono stati molto più alti delle entrate, oltre che parecchio elevati in generale. La voce principale è quella relativa ai costi del personale. Per dare un’idea, nell’ultimo bilancio è stata di 19,9 milioni, più della metà dei 36,6 di passivo totali. Perché si è arrivati a ciò? Non sappiamo molte cose, ma sicuramente dal bilancio e dalla nota integrativa si evince che i principali motivi siano:

  1. giocatori con contratti faraonici per la categoria, alcuni dei quali firmati ancora durante l’epoca Vagnati (pensiamo su tutti a Murgia) ma anche durante la gestione Lupo. Ma possiamo tranquillamente inserirci i contratti di Paloschi, Castro, Viviani e Jankovic in serie B, e i danni che hanno fatto a livello di bilancio anche negli anni successivi alla loro cessione per pochi spiccioli se non addirittura in risoluzione di contratto a causa dei relativi ammortamenti. In tempo recenti si può aggiungere anche il non proprio economico ingaggio di La Mantia l’anno scorso (300mila a stagione).
  2. I costi provenienti dagli eccessivi movimenti in panchina e nell’area tecnica. Da De Rossi a Lupo, la SPAL ha avuto a libro paga più allenatori (e relativo staff) e dirigenti (e relativo staff, a volte anche composto fa quattro professionisti, come nel caso di Lupo). contemporaneamente e per più mesi. Cosa successa anche quest’anno con lo stesso Mimmo Di Carlo (e staff) nei mesi tra l’esonero e il ritorno in panchina dell’allenatore (operazione che avrà effetti sul prossimo bilancio, quello che verrà chiuso il 30 giugno 2024).
    3) Anche quest’anno sono state fatte operazioni fuori programma, come gli ingaggi di Bassoli e Edera a stagione in corso per sistemare una squadra al penultimo posto della classifica falcidiata dagli infortuni. Dei loro movimenti sono ancora ignote le cifre (le scopriremo col prossimo bilancio) ma hanno sicuramente comportato una spesa imprevista. Inoltre, è plausibile pensare che alcune delle clausole date per scontate nel caso di alcune cessioni non siano scattate, con conseguente entrata parziale o mancata entrata.

Passando quindi al lato entrate, da quando si è retrocessi dalla serie A queste sono calate vistosamente per via del ridimensionamento dei diritti televisivi. In aggiunta i ricavi da botteghino, per quanto minuscoli rispetto ai proventi delle tv, per due anni non ci sono stati causa Covid-19. Quest’anno hanno aiutato i contributi della Lega (Legge Melandri), che sono stati di circa 7,2 milioni mentre il calciomercato ha generato una plusvalenza di 2,5 milioni grazie soprattutto alla cessione di Prati, ma le uscite restano sistematicamente più alte. Inoltre, anche le entrate che potrebbero arrivare dall’entrata in società di Marcello Follano, potrebbero necessitare tempo tecnico per arrivare nelle casse della società.

Il problema non secondario dei debiti
La SPAL opera in leva finanziaria, ovvero contraendo debito, e di conseguenza presenta un elevato livello di indebitamento. Guardando nel dettaglio, i principali debiti sono:

    • Debiti verso banche: 7.460.391 euro (esigibili entro l’esercizio successivo: 3 milioni).
    • Debiti verso altri finanziatori: 2.442.167 euro (tutti esigibili entro l’esercizio successivo).
    • Debiti tributari: 7.256.094 euro (esigibili entro l’esercizio successivo: 2,9 milioni).
    • Debiti verso istituti di previdenza e di sicurezza sociale: 2.922.223 euro (esigibili entro l’esercizio successivo: 1.9 milioni).

La SPAL complessivamente ha scritti a bilancio 35.049.364 euro di debiti, inclusi quelli verso banche e altri finanziatori, cosa che riduce drasticamente la capacità di contrarre ulteriori prestiti, soprattutto nel breve termine. Inoltre, sia per la tipologia di contratto e sia per il tipo creditore con cui sono stati sottoscritti, alcuni di questi verosimilmente hanno la precedenza su molte altre operazioni. La quasi totalità di questi debiti riguarda la gestione sportiva dei contratti di calciatori e dirigenti, così come i lavori fatti per ristrutturare e ammodernare lo stadio Paolo Mazza (e questi ultimi resteranno per molti altri anni).

Disponibilità liquida e flusso di cassa operativo
Al 30/06/2023, la SPAL aveva disponibilità liquide estremamente limitate:

    • Depositi bancari e postali: 50.694 euro
    • Denaro e valori in cassa: 5.491 euro
    • Totale disponibilità liquide: 56.185 euro

Queste disponibilità sono nettamente insufficienti rispetto all’ammontare necessario per il pagamento dei contributi. Il flusso finanziario dell’attività operativa è negativo per 9.807.582 euro, è questo in parole spicciole significa che le operazioni quotidiane della SPAL generano un deflusso netto di cassa, rendendo impossibile accumulare liquidità sufficiente per coprire spese obbligatorie, come il pagamento delle ritenute Irpef e Inps di tutto il personale. La SPAL inoltre ha, come tutte le società, le cosiddette priorità finanziarie e gli obblighi immediati, come il pagamento di fornitori, stipendi, e altri debiti correnti, che devono essere affrontati con le risorse disponibili.

Attivo circolante
Guardando all’attivo circolante al 30/06/2023, ovvero la parte dell’attivo di un’azienda composta da risorse che si prevede saranno convertite in liquidità entro un anno, si vede quanto segue:

  • Crediti verso clienti: 450.732 euro (esigibili entro l’esercizio successivo: 450mila euro)
  • Crediti verso controllanti: 19.000 euro (esigibili entro l’esercizio successivo: 19mila euro)
  • Crediti tributari: 92.035 euro (esigibili entro l’esercizio successivo: 92mila euro
  • Crediti verso altri: 13.734.644 euro (esigibili entro l’esercizio successivo: 10,6 milioni). Questa voce racchiude i crediti verso società di calcio italiane per la cessione dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori.

Avere un credito, anche importante, non significa che questo sia facilmente riscattabile. Nel mondo reale non tutti i crediti esigibili entro l’esercizio successivo, purtroppo, possono essere riscossi con certezza. In più esiste sempre il rischio che alcuni debitori non siano in grado di pagare tempestivamente. E, anche in caso di buona fede, alcuni debitori potrebbero aver chiesto alla firma piani di pagamento dilazionati, ritardando ulteriormente la disponibilità di liquidità. Inoltre potrebbero esserci vincoli contrattuali che limitano l’uso immediato dei fondi riscossi per pagamenti specifici. Sebbene quindi i crediti totali esigibili entro l’esercizio successivo siano pari a 11 milioni di euro, ci sono diversi fattori quindi che rendono la riscossione immediata della cifra necessaria non praticabile. Ciò significa che nonostante il totale dell’attivo circolante sia rilevante la liquidabilità immediata di queste risorse è limitata, in quanto gran parte dei crediti potrebbe non essere prontamente convertibile in liquidità.

Riassumendo, cosa avrebbe potuto fare (o non fare) la SPAL?
Risposta: probabilmente nulla.

Conviene usare una metafora marittima: se una nave di grosse dimensioni esce dalla sua rotta per un qualunque motivo e va verso una collisione, è quasi impossibile fare una correzione ed evitare l’impatto. Ciò che si può fare è prepararsi a esso e fuor di metafora pare più o meno ciò che è accaduto in questo caso.

1. Richiesta di nuovi finanziamenti?
C’è una grossa limitazione: l’alto livello di debito esistente e il flusso di cassa negativo riducono significativamente la capacità di ottenere nuovi prestiti. Inoltre le condizioni dei finanziamenti esistenti possono includere clausole che impediscono ulteriori prestiti senza il consenso dei creditori.
2. Riscossione dei crediti? Una parte significativa non è immediatamente esigibile, rendendo questa opzione non praticabile nel breve termine. E non c’è molto che si possa fare.
3. Aumento di capitale? L’entrata in scena di Marcello Follano è senz’altro coincisa con questo tipo di soluzione, ma verosimilmente il broker e Tacopina avevano concordato un piano di versamenti in date predefinite e con margini minimi di deroga. Questo significa che in casi di emergenza potrebbe anche essere difficile sbloccare nuovi fondi (o anticiparne una parte) considerato anche che sono coinvolti istituti bancari esteri che operano in giurisdizioni diverse. La holding di cui fa parte la SPAL è registrata alle Isole Cayman, mentre la controllante ha sede nello stato americano del Delaware. Più in generale la negoziazione (che potrebbe esserci stata tra i due americani prima di giungere a un accordo) e l’approvazione di un aumento di capitale richiedono tempo e non rappresentano una soluzione veloce.

In conclusione
Dal momento che i precedenti versamenti di Tacopina erano necessari per sanare le perdite di bilancio ed evitare danni allo stato patrimoniale, la SPAL verosimilmente non è riuscita a pagare i contributi Irpef e Inps principalmente a causa della combinazione di disponibilità liquide estremamente limitate (56.185 euro), flussi di cassa operativi negativi (-9.807.582) euro), e un alto livello di indebitamento (35.049.364 euro). Questi fattori, insieme alle difficoltà di ottenere nuovi finanziamenti e alla non immediata convertibilità dei crediti, hanno reso impossibile per la società saldare tempestivamente gli obblighi fiscali, portando al rischio concreto di penalizzazione in classifica. Questo pone inevitabilmente un problema di gestione: per evitare una ripetizione di un episodio del genere il club dovrà razionalizzare meglio i conti cercando di tagliare le voci in uscita pur senza intaccare eccessivamente la competitività della squadra.