Per la sua prima al Paolo Mazza, seppure in amichevole, Andrea Dossena si aspettava di più. Lo ha detto lui stesso nel postpartita, sottolineando la necessità di migliorare. Vale la pena quindi di analizzare in profondità quanto visto nella sfida di sabato contro il Forlì, formazione di serie D.
Confermato il 4-3-3, nell’undici iniziale di fronte a Galeotti conferma per il blocco difensivo già visto contro l’Este (Bruscagin, Arena, Bassoli e Tripaldelli). Novità in mediana, dove Radrezza ha esordito in quella che nell’idea del mister dovrebbe essere la sua posizione da centrale di centrocampo, con Collodel a destra e Nador a sinista. In attacco, D’orazio a sinistra, La Mantia centrale e, a sorpresa, il giovanissimo Camelio (2006) a destra.
La prima frazione di gioco è stata complicata per la SPAL. In fase di non possesso il pressing è stato molto poco efficace, non gestito correttamente a livello di singoli e di movimenti tra reparti: il Forlì è quindi riuscito con facilità a superare la fase di pressione e a creare diverse difficoltà alla difesa spallina grazie alla grande dinamicità dei quartetto offensivo (Forli schierato con il 4-2-3-1 in fase di possesso). Difficoltà anche sulle corsie esterne, dove i terzini Bruscagin e Tripaldelli/Iglio sono stati spesso alle prese con degli uno contro uno senza sufficiente supporto degli esterni alti (rispettivamente Camelio e D’Orazio), o degli interni di centrocampo.
In fase di possesso, la presenza di Radrezza nel ruolo di playmaker ha consentito una maggiore varietà di soluzioni in fase di impostazione, ricevendo palla direttamente da Galeotti piuttosto che portando via l’uomo dalla zona di Arena o Bassoli, che hanno pertanto agito da registi difensivi. Un’altra soluzione ricercata con frequenza è stato il cambio di gioco profondo da uno dei centrali di difesa per l’attaccante esterno opposto.
Nel secondo tempo la SPAL ha approcciato la partita con un atteggiamento completamente diverso, verosimilmente dopo l’intervento del mister. Il pressing slegato del primo tempo è diventato ultra-offensivo, organizzato, e molto aggressivo. I terzini hanno iniziato a sovrapporsi come non avevano fatto nel corso del primo tempo e la diretta conseguenza è stata la creazione di tante situazioni di superiorità numerica sugli esterni, con un buon numero di cross per il subentrato Karlsson. Molto interessante la soluzione proposta sulla corsia sinistra, dove Rao (subentrato a Camelio con D’Orazio spostato a destra) e Iglio (buona prova la sua) hanno tenuto una posizione molto alta in fase di impostazione, lavorando in coppia alla ricerca della profondità o con il supporto di Nador, mettendo in grande difficoltà il Forlì. Anche la fase di non possesso ha beneficiato di questo approccio, alzando nettamente il baricentro ed entrando in gestione delle situazioni.
Cosa ha funzionato:
* Quando la squadra ha alzato il baricentro si sono visti applicati i principi chiave di mister Dossena: aggressività, circolazione e lavoro sugli esterni.
* La mediana ha lavorato bene con un play-maker sempre sotto-palla a proporsi sempre come prima soluzione di gioco, lasciando agli interni inserimenti e coperture.
* C come Camelio e Collodel: schierato titolare il primo, ha sfoggiato un repertorio interessante fatto di uno contro uno, dribbling, tecnica e velocità, mentre Collodel ha fatto un buon lavoro sia in fase di non possesso (sporcando tante linee di passaggio e recuperando molti palloni) sia in fase offensiva (ha spesso lavorato su pressing alti e da un suo recupero palla alto è nato il secondo gol).
Cosa non ha funzionato:
* La confusione del primo tempo e la difficoltà di vedere coordinati due reparti in un’azione fondamentale nel calcio moderno, cioè il recupero palla alto.
* La difficoltà nel leggere e porre rimedio in fase difensiva alle ripartenze veloci del Forlì.
* Qualche errore di troppo in fase di costruzione, soprattutto per quei passaggi semplici utili a far muovere la squadra avversaria.
— Andrea Coletta, 40 anni, è allenatore UEFA B dal 2013 e ha lavorato come direttore tecnico in ambito dilettantistico.