foto Filippo Rubin
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Proprio quando si poteva provare a dare un’ulteriore spinta alla classifica la SPAL si sveglia nel peggior modo possibile, perdendo contro la matricola Milan Futuro dopo una partita apatica, quasi al limite dello svogliato, che getta alle ortiche i progressi delle ultime settimane.

Come annunciato nella conferenza prepartita, Dossena cambia qualcosa nell’undici iniziale: confermato Melgrati in porta, in difesa spazio a Bassoli accanto ad Arena con Bruscagin e Mignanelli sulle fasce, a centrocampo sale in cabina di regia Buchel con accanto Awua ed El Kaddouri, in attacco prima da titolare per Bidaoui con Karlsson e D’Orazio.

La partita dei ragazzi di Dossena si può definire confusionaria. In fase di non possesso la SPAL è stata bassa per tutta la gara, mostrando difficoltà ad alzare la linea di pressione principalmente a causa dello scollamento tra le linee di attacco e centrocampo: questa difficoltà ha dato modo ai rossoneri di proporre delle palle profonde giocate uomo su uomo dalla difesa spallina, ma con difficoltà nella gestione delle seconde palle. Sugli esterni la collaborazione delle ultime gare non si è vista e nel primo tempo i terzini spallini hanno lavorato costantemente in situazioni di uno contro uno. Il centrocampo è parso il reparto in maggiore sofferenza, in difficoltà in fase di interdizione e impreciso in fase di costruzione, spesso preso in mezzo dallo sviluppo del Milan Futuro che non è sembrato per nulla un meccanismo perfetto. La difesa è sembrata in gestione delle situazioni di gioco, salvo perdere le marcature sul finire della partita (situazione da cui è scaturito il secondo gol milanista).

In fase di possesso la SPAL non è riuscita a proporre quelle situazioni di gioco viste nelle ultime gare: non ci sono state sovrapposizioni, scambi veloci, cambi di gioco: la squadra si è sostanzialmente affidata a palle lunghe su Karlsson e su situazioni estemporanee e casuali che non hanno creato grossi pericoli. Karlsson è parso un pò abbandonato a sé stesso, con gli esterni Bidaoui e D’Orazio troppo impegnati in azioni solitarie. Il centrocampo ha avuto il baricentro costantemente basso, per cui l’unico modo di saltare la pressione dei rossoneri è stata affidarsi a dei lanci lunghi che hanno peccato di precisione e non sono stati la soluzione ideale su un terreno zuppo di pioggia. La difesa è rimasta a sua volta schiacciata indietro e anche la giocata difensiva è stata una palla lunga. Preoccupante l’involuzione delle catene esterne, passate da punto di forza delle ultime gare a zone di campo praticamente inutilizzate (qualche spunto da Rao dal momento del suo ingresso in campo, più da spunto personale che da azione manovrata).

Cosa ha funzionato:

* Qualche sporadico tentativo, talvolta riuscito, di accorciare rapidamente sulla costruzione del Milan per rubare palla in zona offensiva. Peccato poi per le mancate finalizzazioni. Su tutte quella di D’Orazio all’inizio del secondo tempo che poteva contribuire a indirizzare la partita.

* Antenucci e Rao meritano la sufficienza, sono entrati mostrando voglia di fare ma hanno purtroppo predicato nel deserto.

Cosa non ha funzionato:

* Se si esclude il derelitto Legnago (6 sconfitte su 6 gare) la SPAL è la peggiore difesa del campionato e le due reti incassate a Solbiate Arno sono davvero gravi: la prima arriva da una palla persa in uscita vicino alla bandierina dell’angolo a causa di virtuosismi non necessari. Il secondo, ancora peggio, su una marcatura persa in area all’88° minuto dopo aver recuperato lo svantaggio. Per di più su situazione da rimessa laterale, quindi con difesa schierata. Il calcio insegna che le squadre vincenti si basano su una difesa solida e un attaccante che segna. E’ ora di trovare un rimedio, ed alla svelta.

* Il centrocampo, come cuore della squadra, determina la prestazione generale, ritmi e tempi di gioco, e se la SPAL di giovedì è stata bassa, lenta, scoordinata e in affanno grandi responsabilità ricadono sul reparto guidato nell’occasione da Buchel e Awua.

* L’approccio alla gara: nel primo tempo la SPAL è parsa soprattutto attenta a gestire le energie piuttosto che attaccare un avversario giovane, inesperto, e che ha costellato la propria gara di errori che una squadra come la SPAL deve saper capitalizzare. Purtroppo la situazione non è cambiata nella ripresa, nemmeno in svantaggio, tanto che a parte il gol di Arena la SPAL ha creato meno di quanto fosse lecito aspettarsi.

Si tornerà in campo domenica pomeriggio contro la Virtus Entella, una tra le formazioni che meglio hanno cominciato questa stagione. Se da una parte le sconfitte nell’arco di una stagione ci possono stare e sono un passaggio obbligato di un percorso di crescita per una squadra che tanto ha cambiato in estate, l’atteggiamento e gli errori mostrati al “Chinetti” devono essere presto eliminati.

 

— Andrea Coletta, 40 anni, è allenatore UEFA B dal 2013 e ha lavorato come direttore tecnico in ambito dilettantistico.