foto Filippo Rubin
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Come accade spesso in momenti di alta tensione è toccato a un dirigente, in questo caso il ds Alex Casella, passare in sala stampa per fare il punto della situazione dopo la quarta sconfitta (in sette partite) in campionato.

SERATA – “Credo sia opportuno partire dalla partita di oggi per poi analizzare la situazione delle sette precedenti. Quando abbiamo iniziato a lavorare qui io e il mister abbiamo detto che avremmo cercato di costruire una squadra che lavorasse con intensità, affinché il carattere e il carisma venissero sollecitati costantemente. I ragazzi in questo senso durante la settimana sono sempre andati ai duemila all’ora. Ma qui c’è un problema di fondo: se si gioca senza cuore o senza anima possiamo fare a meno di parlare di questioni tecniche. La parte tattica viene sempre dopo, il nostro dovere è soprattutto quello di avere una proprietà a cui rendere conto e una piazza che necessita di essere guardata negli occhi quando si esce dal campo. E per guardare qualcuno negli occhi bisogna essere esente non di colpe da un punto di vista calcistico, ma di anima. Oggi una prestazione di questo tipo qui è indecorosa. Il calcio è bello perché si possono avere valutazioni diverse su ogni situazione, ma oggi è mancato il cuore. Se sono qui in questo momento è sicuramente per questo, perché serve avere la possibilità di guardare sempre tutti negli occhi al termine della partita e per farlo serve il cuore. Ognuno cerca dentro di sé questi valori e il resto è solamente una conseguenza perché non è possibile fare certi tipi di prestazione”. 

“L’1-0 nel primo tempo è uscito da una partita sicuramente non bellissima, ma dopo non ci si può sfilacciare, allungare o non essere la SPAL. Noi rappresentiamo un muro di tifosi che ci spingono per 95 minuti, una città che ha voglia di fare qualcosa di importante. Se ci dimentichiamo di questa cosa è un problema grosso e ai problemi grossi c’è solo una soluzione: su le maniche e più responsabilità. Credo sia doveroso da parte mia chiedere scusa, ma dobbiamo uscirne insieme perché ognuno è responsabile. Io non analizzo mai le partite in base al risultato e oggi la sconfitta dipende dalla mancanza di cuore. Nelle sette gare di campionato il nostro percorso è stato differente: siamo partiti da una fase di mercato ancora in corso con giocatori non in condizione e tanti cambiamenti. Oggi credo che, lasciando da parte la partita di questa sera, in questo percorso ci sarebbero potuti essere risultati migliori con un po’ più di cattiveria e di concentrazione. Con il Milan abbiamo creato numerose opportunità contro una squadra che ha messo sotto tutti, al di là del fatto che ha raccolto poco per amnesie varie. Il percorso credo quindi sia stato in salita fino a giovedì, ma in crescita. Poi è arrivata questa prestazione”.

ORGANICO – “Oggi abbiamo un situazione in cui abbiamo fuori Calapai, Bruscagin viene da tre partite in una settimana e ti trovi a forzare un cambio in una situazione dove rischi di creare delle difficoltà. Abbiamo perso El Kaddouri che stava entrando in condizione ed  è una mezzala che ti sa dare l’ultima giocata. Anche a destra stiamo un po’ mancando con il fatto che D’Orazio è alla terza partita in settimana. Credo che quindi siano normali le difficoltà che ha Dossena nel corso della settimana. Sono convinto però che con un pubblico che spinge in questo modo, se ognuno porterà quello che potrà fare, le prestazioni saranno diverse, al di là del fatto che si potranno anche perdere delle partite. Ma c’è una differenza tra il perdere dopo aver dato tutto e perdere invece senza aver fatto il massimo. Io penso che nel primo caso i ragazzi verranno sempre applauditi, perché qui i tifosi sono anche troppo generosi. Le difficoltà fanno parte del tragitto, perché non si arriverà da nessuna parte in un percorso in cui non si buca mai una ruota. Chi pensa che questo lavoro sia facile sbaglia, perché bisogna sempre lavorare e guardare tutti negli occhi sapendo di avercela messa tutta”.

SOLUZIONI – “Sicuramente qualche giocatore ha fatto fatica, ma è andata così perché non siamo stati una squadra. Una squadra che gioca in 80×65 non è una squadra, lo è quando lo fa in 40×65. Il fatto di evidenziare lacune di giocatori, accentuando le difficoltà singole è questione di una mancanza di risposte del gruppo di cui tutti siamo parte, non solo i giocatori. Quando il gruppo è solido e vuole portare a casa il risultato a ogni costo può entrare chiunque e non cambia nulla. Sicuramente avere qualche giocatore in più, a esempio un esterno mancino che gioca a destra, può dare qualche soluzione in più. Il mister so come lavora e so che è una certezza nel modo di lavorare. Dobbiamo migliorare ed essere più veloci a fare nostra la sua idea. C’è stato un percorso di grandi cambiamenti che deve essere un qualcosa di graduale, quindi è normale che in questa fase non siamo al top di automatismi e mentalità. Non dobbiamo sentire un peso, dobbiamo avere un valore aggiunto perché in una piazza come questa non devo essere intimorito ma caricato dal tifo di 5.000 persone”.

“Da parte del nostro pubblico non ho mai sentito criticare un giocatore se sbaglia, ma solo cantare e incitare fino alla fine. Oggi siamo mancati sulle seconde palle, cose di questa categoria, non algebra. Per fare punti serve arrivare prima sulla palla. Ripeto: non è un discorso lavorativo visto che vedo sul campo i giocatori tutti i giorni e sono professionali. Deve esserci la voglia di far scoppiare il pallone su ogni contrasto, di metterci anche la faccia. Se si entra in quest’ottica si tornerà a parlare di una squadra in crescita. Oggi il bicchiere è mezzo vuoto, ma serve riempirlo di nuovo per venirne fuori e sono sicuro che troveremo sicuramente la soluzione giusta”.