foto ufficio stampa SPAL
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Con una prestazione lucida e attenta la SPAL si impone per 3-0 sul campo del Legnago e si tira momentaneamente fuori dalle zone caldissime della classifica. Al “Sandrini” non c’è mai stata realmente partita, e nonostante le tante indisponibilità la SPAL è stata in controllo totale dell’incontro, concedendo una sola reale occasione da rete ai veneti sul punteggio di 0-0.

La coperta cortissima a disposizione di Dossena spinge il tecnico a schierare i suoi con un 3-5-2: in porta confermato Galeotti, linea difensiva composta dal rientrante Bruscagin, Nador e Bassoli, centrocampo con Calapai e Mignanelli sulle corsie esterne, Radrezza, Zammarini e D’Orazio in mezzo, Antenucci e Rao in attacco.

In fase di non possesso la SPAL ha lasciato quasi sempre libertà di impostazione al Legnago, la cui giocata in costruzione è stata quasi esclusivamente quella del lancio lungo sulle punte: gli uomini di Dossena hanno pertanto compattato le linee di difesa e centrocampo per attaccare la palla lunga avversaria con la difesa, e lavorare al recupero delle seconde con i centrocampisti. Sono state poche le fasi della partita in cui la SPAL ha portato al pressing alto Antenucci, Rao, D’Orazio e Zammarini e principalmente per alzare il proprio baricentro alto. In linea generale la SPAL non ha alzato eccessivamente la linea difensiva proprio perché rimasta pronta a leggere i lanci lunghi dei veneti. Le corsie esterne hanno garantito il lavoro a cinque nella difesa in fase difensiva, anche se non sono state molto sollecitate. La situazione che ha messo di più in difficoltà la SPAL è stata la transizione veloce del Legnago, ovvero quelle situazioni in cui i veneti sono riusciti a ripartire velocemente sul recupero palla e la linea mediana spallina ha di fatto concesso venti o trenta metri di conduzione palla al piede agli avversari: questi attacchi sono stati spenti dall’uscita della linea difensiva, ma restano tuttavia situazioni che possono portare a grandi rischi, specie quando si affrontano centravanti avversari bravi a dettare i passaggi in profondità.

La fase di possesso, complice un terreno di gioco pesante e con fondo sabbioso, non si è sviluppata con la solita fluidità. La SPAL ha, come sua natura, cercato la costruzione dal basso con sviluppo sulle catene esterne: nel primo tempo Calapai, Zammarini e Antenucci hanno lavorato molto bene sulla corsia di destra cercando principalmente il filtrante all’interno dell’area di rigore piuttosto che il cross, mentre nella ripresa si è fatta apprezzare la corsia sinistra con Mignanelli e Rao (supportati da Bassoli) a proporre sviluppi offensivi. Le trame centrali sono passate principalmente da Radrezza e D’Orazio: il centrocampista ex Padova non è stato favorito dal terreno di gioco, ma si è dimostrato comunque presente nelle operazioni di direzione del gioco. D’Orazio invece appare in netta crescita nella nuova posizione ibrida di interno di centrocampo che lavora alle spalle delle punte, riuscendo a sfruttare la propria tecnica per aumentare la qualità di fraseggio nello stretto e la rapidità per allungare quando trova spazio tra le linee avversarie. Antenucci si è dato da fare per funzionare come raccordo della manovra offensiva, dettando i tempi dell’affondo e del riposizionamento dei propri compagni. Rao, dopo aver speso il primo tempo principalmente in pressione sulla linea difensiva, nel secondo tempo si è abbassato sulla linea dei centrocampisti in fase di ricezione e ha iniziato a trovare maggiori spazi.

Cosa ha funzionato:

* La prestazione della linea difensiva. Intendiamoci, il Legnago non è stato un avversario pericoloso, ma ogni iniziativa è stata spenta da Bruscagin, Nador e Bassoli: i due braccetti della linea a tre (Bruscagin e Bassoli) si sono contraddistinti per la presenza sul centravanti di riferimento e hanno lavorato sulle uscite con forza e determinazione. Al tempo stesso si sono spesso proposti negli sviluppi offensivi. Per quanto riguarda Nador, Dossena pare aver ragione: quello del centrale nella difesa a tre è il suo ruolo, mentre quello di mezzala non lo è. Il tedesco-togolese si è mostrato ancora puntuale nei raddoppi e preciso nelle chiusure. Deve solo crescere nelle situazioni di uno contro uno.

* I recuperi sulle seconde palle, in altre gare, sono state una nota dolente per la squadra di Dossena. A Legnago invece si è disimpegnata molto bene su questo fondamentale del calcio moderno: i movimenti ad attaccare della linea difensiva e ad accorciare del centrocampo sono stati ben sincronizzati e i giocatori del Legnago si sono trovati costantemente in inferiorità numerica. Dopo quindici giornate è evidente che molte squadre non cerchino la costruzione dal basso ma optino per il primo lancio lungo, e crescere su questa situazione difensiva che di fatto può concedere il recupero e la transizione veloce alla fase offensiva potrebbe essere di grande beneficio.

* Finalmente la SPAL ha saputo giocare una partita sporca. Il match contro il Legnago poteva assumere i contorni della catastrofe considerati i pochi giocatori a disposizione, il rinvio per nebbia e la conseguente necessità di gestire le energie mentali. Mettiamoci anche un terreno di gioco che avrebbe impedito le fitte trame su cui Dossena sta lavorando ormai da quattro mesi. Invece la SPAL ha saputo giocare una partita a tratti sotto ritmo, ricorrendo ai lanci lunghi se necessari, non cadendo nella trappola del nervosismo o dell’apprensione per una partita dal peso specifico elevato.

Cosa non ha funzionato:

* Se la SPAL ha lavorato bene sul recupero palla, altrettanto non si può dire della successiva fase di sviluppo dell’azione offensiva, specialmente sulle giocate rapide. Tante volte la palla è stata buttata in avanti in zone non presidiate né da Antenucci né da Rao, di fatto vanificando il lavoro fatto in recupero e riconsegnando il possesso agli avversari. La maggiore efficacia in queste situazioni potrebbe garantire una maggiore pericolosità offensiva.

* Forse la gara poteva essere chiusa prima: la SPAL è stata sempre in controllo ed è parso evidente tra la fine del primo tempo e l’inizio della ripresa che gli uomini di Dossena non stessero affondando il colpo che era nel perimetro di un match in totale dominio. Forse è mancata quella dose di spensieratezza che avrebbe potuto consentire di mettere in cassaforte prima l’incontro.

La SPAL tornerà in campo sabato 23 novembre, al Mazza, contro la Torres. Sebbene le due vittorie consecutive (che bissano quanto già accaduto contro Sestri Levante e Carpi) e la seconda porta inviolata in campionato abbiano garantito una bella boccata d’aria fresca, la sfida contro i sardi sarà una nuova scalata per gli uomini di Dossena alla ricerca dell’impresa. L’infermeria non si svuoterà rispetto alle ultime settimane e il solo recupero sarà quello di Buchel a settimana in corso, di rientro dagli impegni col Lichtenstein. Bidaoui infatti si è fatto male in allenamento. Pertanto al cospetto della quarta forza del girone la SPAL sarà ancora una volta incerottata e con gli uomini contati.

Ma è proprio questo il momento in cui la squadra deve dimostrare di aver capito e di aver assimilato gli errori del passato. Servirà determinazione e non paura, sacrificio e attenzione massima per cercare di regalarsi punti pesanti contro una delle squadre migliori del girone.

 

— Andrea Coletta, 40 anni, è allenatore UEFA B dal 2013 e negli ultimi anni ha lavorato come direttore tecnico in ambito dilettantistico.

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