Mercoledì 20 novembre la seconda diretta stagionale dal vivo all’Hangar Birrerie ha avuto come ospite Luca Carra. Il direttore generale della SPAL ha colto l’occasione per dare la sua visione sullo stato di salute del club e per smentire diverse teorie (per ora prive di riscontro) che circolano da settimane, dall’interessamento di Massimo Moratti alla presunta (ennesima) cessione da parte di Tacopina a una ipotetica cordata di imprenditore.
SILENZIO – “C’è chi in passato ha preferito parlare spesso, ma sinceramente non vedo molti presidenti o dirigenti che lo fanno abitualmente. Così come non è fondamentale apparire per lavorare bene: alla SPAL tante persone lo fanno tutti i giorni e nessuno sa chi siano. Nel momento di crisi si era pensato di parlare pubblicamente, ma sono dell’idea che prima sia necessario sapere quali siano i problemi e come risolverli. Andare a chiedere scusa ai tifosi per le prestazioni era l’unica cosa che avremmo potuto fare, ma i problemi si analizzano a freddo, senza essere emozionali, e non nel post partita, quando è difficile rimanere lucidi e razionali”.
ASSENZA DELLA SOCIETÀ – “La società non è per nulla assente. Non siamo sotto i riflettori, ma io sono in ufficio tutto il giorno e se qualcuno vuole venire a parlarmi mi può trovare facilmente. Casella in questi mesi si è esposto un po’ di più perché i problemi erano relativi all’area sportiva piuttosto che a quella gestionale. La SPAL è un’azienda in cui ci sono ruoli e responsabili precisi e la parte sportiva è compito di Casella. Io mi occupo di altro e non avevo particolari motivi per dire qualcosa. Preferisco lavorare prima di parlare. Per come la vedo io si parla dopo aver fatto un buon lavoro. Sono in contatto con Tacopina tutti i giorni e ci confrontiamo quotidianamente. Il presidente è il primo che vuole essere informato: quando c’è bisogno ascolta, dà opinioni e le chiede ai suoi collaboratori. Il suo rientro a Ferrara? Processi permettendo (soprattutto quello che riguarda ASAP Rocky, ndr) dovrebbe tornare a dicembre, ma non so di preciso la data”.
SPAL IN VENDITA, MORATTI E CORDATE MILANESI – “La SPAL non è formalmente una società in vendita. Tacopina continua a investire: da luglio 2024 ha messo più di 7 milioni, da settembre 2023 ne ha messi in totale 14. Non ci sono squadre di serie C che ricevono finanziamenti di questa portata e credetemi, chi vuole vendere non investe così tanto. La storia riguardante l’interessamento di Massimo Moratti io l’ho vissuta come una voce infondata. Moratti non l’ho visto ed è insolito che chi vuole comprare non parli con chi la vuole vendere, no? Ho sentito che sarebbe andato dal sindaco e da un notaio, ma noi non abbiamo visto alcun emissario in sede. Nessuno ci ha chiesto numeri o documenti per un’analisi di due diligence prima di un eventuale acquisto. Se noi non vendiamo, lui non può comprare. E vale lo stesso discorso per la presunta cordata milanese”.
NUOVI INVESTITORI – “Io e Tacopina ci sentiamo tutti i giorni: quando è uscita la notizia di Moratti mi ha detto che se ci fosse stato qualcosa me l’avrebbe detto. Ma, ribadisco, lui non vuole vendere. Se invece arriveranno altri investitori per dare una mano, è un altro discorso. I rappresentanti di Altinvest Capital sono stati portati da Marcello Follano, ma non fanno parte del consiglio di amministrazione. Li ho incontrati, ma non abbiamo parlato di questioni societarie. Non so dire se ci sia un legame tra Altinvest Capital e Tranmere Rovers: non è il mio campo”.
CI SONO I SOLDI? – “La settimana scorsa il consiglio di amministrazione ha approvato il budget e i finanziamenti per i prossimi mesi. Per liberare i fondi a volte ci vuole tempo, soprattutto quando arrivano dall’estero. A marzo (penalizzazione della SPAL, ndr) non so perché sia successo quanto accaduto. Quest’anno abbiamo rispettato tutte le scadenze e per quanto successo nel CDA della settimana scorsa non mi aspetto problemi per la prossima scadenza del 16 dicembre. In serie C, lo sappiamo, ci sono pochi ricavi: i soldi arrivano praticamente solo dalle proprietà. Attraverso l’accordo con Sky il valore della Lega Pro è cresciuto, ma non è comunque sufficiente per sostenere i costi. A Ferrara ci sono sponsor che ci aiutano, ma avremmo bisogno anche del supporto di realtà locali che non si sono mai interessate o non si sono più interessate dopo la retrocessione. I flussi di cassa per natura sono molto aleatori e alcune cose, come i contratti dei giocatori, vanno pagati prima di altre per evitare penalizzazioni. È brutto da dire, ma meglio tardare col fornitore perché non prendi punti in classifica. Noi stiamo pagando tanti debiti che derivano da anni precedenti: sulla scrivania ho anche una fattura che risale al 2020, per dire. Stiamo trovando il modo per far fronte a tutte queste problematiche. Prima di tutto si cerca di tagliare i costi senza toccare i dipendenti per i quali lo stipendio è importante. Non abbiamo previsto di licenziare personale, piuttosto intendiamo ottimizzare tante piccole cose per tornare su un percorso di sostenibilità”.
COSTI DI GESTIONE – “La prima cosa che ho realizzato appena mi sono insediato è che la SPAL ha costi di gestione altissimi rispetto ad altre squadre di C. Il primo obiettivo è ottimizzare le spese, sotto tutti gli aspetti: dagli steward allo stadio agli stipendi di alcuni giocatori non assolutamente da categoria. Stiamo cercando non di tagliare ma di ottimizzare. Da luglio i costi di gestione sono stati ridotti di più di mezzo milione di euro: tutte spese che non trovavo utili o su cui i soldi venivano spesi male. Ora dobbiamo continuare a ridurre i costi della prima squadra e ci sono tante altre aree in cui si può intervenire”.
PROGRAMMI FUTURI – “L’obiettivo a medio termine è uscire dalla serie C, anche per una questione di ricavi. In serie B i diritti televisivi pesano molto di più. Il primo passo da fare è ridurre i costi, societari e sportivi, per avere una struttura che dall’anno prossimo abbia costi più sostenibili. Che non significa fare una squadra per galleggiare. Per qualsiasi squadra di serie C l’obiettivo è salire di categoria per prendere più soldi: ci sono società che ne spendono tanti da molti anni e non riescono a uscire dalla serie C. Purtroppo non c’è una regola per vincere e non basta spendere tanto perché accada. L’obiettivo sportivo è arrivare ai playoff, l’obiettivo gestionale è arrivare più leggeri per iniziare a pianificare una stagione diversa rispetto a come è partita quest’anno”.
MERCATO DI GENNAIO – “Vincere dà tranquillità e fiducia, ma siamo consapevoli che abbiamo vinto solo due partite. Ora bisogna dare continuità. Prima di tutto cerchiamo di recuperare gli infortunati, capire chi potrà giocare e quanto, poi Casella e il mister cercheranno di capire dove intervenire sul mercato e a quel punto faremo delle valutazioni. Il budget è stato stilato a giugno, ma poi dipende dall’esigenza del momento. Se c’è necessità di inserire un giocatore si chiede alla società uno sforzo, ma comprare per comprare non rientra nel nostro modo di fare le cose. Non credo sia opportuno stravolgere l’organico. Ho vissuto un’esperienza del genere a Catania nella scorsa stagione e non ci ha portato da nessuna parte”.
SINGOLI – “Kane ha sostenuto esami clinici aggiuntivi dovuti al suo status da professionista e sono emerse problematiche. Peccato perché l’avevamo appena messo sotto contratto, ma speriamo non sia niente di grave. Rao sicuramente può far gola ad altre società, perché sta giocando bene e può fare più della C. Ma ad oggi non ha firmato con nessuno. Antenucci vedrà a luglio cosa fare, ma il primo che deve sentirselo è lui, però se continua a giocare così non escluderei una continuazione…”.
TIFOSI – “Abbiamo avuto un confronto col tifo organizzato assieme a Dossena e Casella nel corso dell’estate. Il rapporto con Tacopina non è idilliaco: loro criticano il presidente per la mancanza di progettualità, ma noi il progetto lo stiamo creando e l’avere un contratto di due anni parzialmente lo dimostra. Spero che capiscano che stiamo lavorando per il bene della SPAL e non per tornaconto personale. Questa città ha amore per la squadra e spero si possa ricreare un bel feeling. Vincere aiuta a cambiare l’umore, ma il calcio riceve tanto dalla città ed è quasi un dovere per la società restituire quello che riceve”.