Per la SPAL arriva la terza vittoria consecutiva, stavolta contro un avversario che occupa stabilmente le zone alte della classifica. Nonostante il clima di contestazione che accompagna Alfonso Greco, la Torres rappresentava alla vigilia una delle formazioni più complicate da affrontare. Per Dossena e i suoi è una vittoria importantissima e meritata: a mente fredda, ecco cinque argomenti di riflessione emersi dalla gara del “Mazza”.
Come cambia il vento
Serviva essere non solo con le spalle al muro, ma con un piede nella fossa e una gamba sanguinante per ribellarsi e rialzare la testa. Penultimi in classifica, con le ultimissime cartucce da sparare, con gli infortuni che facevano cadere le pedine a disposizione di Dossena l’una dopo l’altra. All’ennesima ultima spiaggia, in totale e aperta contestazione, con veramente nulla da perdere. La SPAL ne vince tre consecutive in uno dei momenti più complessi degli ultimi otto anni: sul lato sportivo con una classifica inquietante e su quello societario con una proprietà ormai completamente delegittimata. Prima la SPAL veniva punita contro la Pianese dall’unica occasione ospite al novantesimo e gettava al vento due punti. Perdeva contro Pescara e Arezzo nonostante prove tutto sommato positive, e ne prendeva quattro a Terni per il rosso a Bruscagin dopo essere addirittura passata in vantaggio. Ora invece vince contro la quarta in classifica con un gol su punizione di Buchel deviata in maniera decisiva a spiazzare il portiere. La squadra ha una testa diversa, gioca con l’atteggiamento giusto, va in vantaggio ma continua a cercare il gol senza paura. Lo sblocco mentale non tiene conto degli infortunati, perché ora la SPAL è consapevole e forse finalmente un po’ più serena. E quando sei sereno le cose girano, il vento cambia e magari gli episodi capitano pure a favore.
La fotografia di un campionato poco decifrabile
Pescara in fuga, Ternana e Virtus Entella prime inseguitrici, Torres e un’altra manciata di squadre pronte a dire la loro in zona playoff. Dall’altro lato: Legnago squadra meno attrezzata, Sestri Levante e Milan Futuro che dovranno sudarsi la salvezza, assieme a quelle tre o quattro che non riusciranno a tirarsi fuori dalle sabbie mobili. In mezzo, quelle sei o sette squadre che dovranno decidere cosa fare da grandi, di cui ovviamente fa parte la SPAL. Il Pescara vorrà seguire le orme del Cesena, ma a dirla tutta a Ferrara non ha impressionato (pur vincendo). I biancazzurri hanno perso in casa del Milan Futuro, ma hanno battuto la Torres che era data come favorita. Il concetto è che i valori del campionato iniziano a delinearsi, e lasciando perdere i risultati, ciò che emerge è che nelle sedici giornate giocate finora non c’è stata una squadra che abbia fatto spalancare gli occhi. Il Cesena dell’anno scorso era una squadra che macinava e travolgeva. La Torres stessa che venne a Ferrara a vincere 0-2 mostrava una netta superiorità. Quest’anno invece, soprattutto nell’ultimo periodo, non è utopistico sostenere che la SPAL possa essere in grado di giocarsela con tutti. Con il nuovo assetto, con la nuova testa, magari con qualche reintegro dall’affollata infermeria. Non cerchiamo di capire se il livello del campionato sia basso o quello della SPAL sia superiore a quanto visto finora. Però possiamo iniziare a renderci conto che da ora in poi sarà (si spera) molto probabile che ogni domenica si potrà affrontare a viso aperto chiunque, anche alla luce del fatto che al ‘Mazza’ si è vinto contro la quarta in classifica, che a prescindere dal risultato, non è parsa un ostacolo insormontabile.
L’esonero non è sempre la soluzione
Sabato 2 novembre, al termine di Ternana-SPAL 4-1 i biancazzurri venivano da un ruolino di otto partite con una vittoria, un pareggio e ben sei sconfitte. Tra queste la batosta di Campobasso e appunto altre quattro reti incassate al ‘Liberati’, occupando la penultima posizione in classifica. La sconfitta in Umbria poteva essere il colpo finale per Dossena che viveva ormai con la spada di Damocle costantemente sulla testa. Invece la SPAL, in primis Alex Casella, ha voluto aspettare. La testa del mister c’era chi la chiedeva già il 13 ottobre dopo Campobasso, chi la pretendeva il 26 ottobre dopo la sconfitta di Arezzo, invece in via Copparo hanno saputo essere pazienti e resistere. Chissà che non abbiano guardato indietro, a Venturato e Di Carlo, cacciati con la fretta del “what if“. A giocare a favore di Dossena poi, c’erano i miglioramenti evidenti ma che non si traducevano in risultati: da SPAL-Pescara infatti i biancazzurri hanno fatto registrare costanti miglioramenti sotto il profilo del gioco e dell’organizzazione in campo, ma senza raccoglierne i frutti. Puniti da un colpo di testa contro la capolista, ottimo primo tempo ad Arezzo, pareggio subito all’ultimo secondo contro la Pianese. In tutti questi infortuni non si è avuta fretta e si è voluto vedere il lato positivo e gli aggiustamenti messi in campo da Dossena, confermandolo malgrado fosse stato ormai scaricato dai più. Gli accorgimenti e le modifiche portate dal mister, anche andando contro i suoi stessi principi, sono sintomo di intelligenza e consapevolezza: dal cambio modulo al reintegro di interpreti più o meno accantonati. Quando Casella e Dossena si sono riuniti a Ferrara si pensava che il loro connubio fosse un’ottima arma contro gli esoneri facili cui eravamo abituati e così (fortunatamente) è stato. Ora la SPAL ne ha vinte tre di fila, meritando ampiamente: chissà invece con l’ennesimo esonero cosa sarebbe successo.
La rivincita di chi era in secondo piano
Voti alla mano, ma non solo, due tra i migliori in campo contro la Torres sono stati Nador e D’Orazio. Nador aveva giocato un paio di spezzoni fino a metà ottobre, mettendo in mostra una condizione atletica tutt’altro che buona in un ruolo in cui pretendeva di giocare senza poter dire realmente la sua, per di più in uno scacchiere che richiedeva compiti e caratteristiche completamente differenti rispetto alla SPAL di Di Carlo. Poi anche per lui un paio di sliding doors: il cambio modulo e l’infortunio di Arena durante il riscaldamento di SPAL-Pescara. Da quel momento Nador si è preso il centro del terzetto difensivo con prove convincenti e soprattutto in crescendo, anche sotto il profilo di fiducia e sicurezza. Togliendo lo scivolone di Arezzo, in cui ha regalato il gol del pareggio sbagliando l’uscita palla al piede, ha fatto valere fisicità e tecnica, imponendosi in maniera dirompente anche su Fischnaller a coronamento di un percorso più che positivo, con una partita non lontana da quello SPAL-Carrarese in cui era uscito tra la standing ovation del ‘Mazza’. L’altro migliore in campo è stato D’Orazio. Non esente da critiche per buona parte della stagione, pur giocando fuori ruolo a destra nel 433, D’Orazio è stato reinventato mezzala offensiva da Dossena, e nelle ultime uscite ha dimostrato di saperci stare alla grande. Da mezzala sinistra, un po’ per emergenza, e un po’ perché nel 352 non aveva proprio impressionato come quinto, si sta affermando come interprete di assoluto valore, grazie ad un passo ed una tecnica effettivamente da attaccante che gli permettono di creare gioco e vincere situazioni in cui può seriamente fare la differenza. Il nuovo volto della SPAL passa anche dalla rinascita di due giocatori a lungo considerati in secondo piano, ora recuperati e protagonisti nella miglior partita del campionato biancazzurro finora. Nota di merito finale poi anche per Zammarini, sempre troppo inconsistente nei primi due mesi, ma autore anche lui di una prestazione invece concreta e ampiamente positiva, a dimostrazione del fatto che quando la ruota gira…
L’importanza di saper aspettare
Altro nome da copertina è quello di Cesare Galeotti, che era partito da secondo portiere e si è ripreso il posto che gli aveva consegnato Mimmo Di Carlo nel precedente campionato. Dalla sua non c’è solo il favore del pubblico, ma anche una carica emotiva che Melgrati sembrava aver smarrito a fronte del momento di difficoltà. Anche lo scorso anno Galeotti si era preso il posto in un momento difficilissimo dopo essere stato invocato dalla piazza e non lo aveva lasciato fino all’ultima gara. Senza strafare, ma garantendo perlomeno quel minimo di sicurezza mancata troppe volte con l’avvicendamento tra Alfonso e Del Favero. Poi in estate l’acquisto di un portiere sulla carta titolare, Melgrati, che però ha ben presto iniziato a vacillare. Questa volta però Galeotti non si è limitato a riprendersi il posto da titolare, ma lo ha ampiamente legittimato perché contro il Pineto è stato autore di almeno due (se non tre) interventi decisivi ai fini dei tre punti, e lo stesso dicasi per la vittoria contro la Torres. Risultato: un gol subito in tre partite e due reti inviolate consecutive. A questo punto è abbastanza inutile dibattere sulla scelta di mercato estiva, conviene godersi uno dei ragazzi di casa e i suoi miglioramenti: tra i pali, nelle uscite, con i piedi e nel guidare il reparto. Un reparto che, anche grazie al suo portiere, contro la Torres è stato granitico nel respingere in maniera più che mai collettiva le occasioni dei sardi, e lo dimostrano i salvataggi provvidenziali di Bruscagin, Mignanelli e D’Orazio.