Mister Leonardo Semplici è tornato nuovamente a Ferrara per un giorno in occasione del decennale del suo insediamento sulla panchina della SPAL. L’occasione è stata utile per fare una chiacchierata con Cristiano Mazzoni, autore del libro “Visto dalla Curva- memorie di uno spallopatico, 2016-2019” che raccoglie i ricordi degli anni più belli vissuti dal tecnico coi colori biancazzurri. L’8 dicembre del 2014 veniva infatti presentato alla stampa l’allenatore che avrebbe cambiato in maniera indelebile la storia della SPAL, guidando la squadra allo storico doppio salto dalla C alla A fino alle due salvezze consecutive nella massima serie.
L’evento si è svolto nel pomeriggio di domenica 8 dicembre alla sede del centro di Coordinamento SPAL Club in via Ortigara 25 e ha rievocato le grandi emozioni che tutti gli appassionati tifosi biancazzurri avevano già avuto modo di assaggiare con le parole di Luca Mora, l’ospite d’onore della presentazione del libro a inizio luglio.
In mezzo ai tanti cimeli raccolti negli anni da Valentina Ferozzi e dai soci dei club, Cristiano Mazzoni e mister Semplici hanno fatto un metaforico viaggio nel passato: “Sono felicissimo di essere qui – ha detto il mister – perché a Ferrara ho vissuto cinque anni e mezzo di grande passione e quando ho avuto il piacere di ricevere il libro l’ho letto in un paio d’ore in maniera molto sentita. Ho avuto la fortuna di partecipare a questi eventi in prima persona e sicuramente qualche lacrima l’ho versata nel leggere le pagine del libro. E lo stesso ho fatto ieri quando ho ripassato un po’ il tutto… È vero che non torno troppo spesso a Ferrara, ma non lo faccio perché il cuore in questo posto mi batte in maniera diversa e non ho quindi paura a dire che faccio fatica. Nei cinque anni e mezzo che ho trascorso a Ferrara tante cose sono cambiate a livello personale, ma non posso che ringraziare chi mi ha scelto. Ho sempre rimarcato la mia volontà di condividere il percorso con tutte le persone che mi hanno aiutato: a partire dal presidente Mattioli fino ad arrivare alla famiglia Colombarini, al direttore Vagnati e agli stessi giocatori. Sono convinto che il merito, così come il demerito, sia sempre stato di tutti ed è per questo che non porto rancore nei confronti di nessuno, nonostante dopo il mio esonero si sia parlato molto. Amo questa città, questa tifoseria e per questo mi sento di dire che questa è la mia seconda casa”.
Il mister si è quindi soffermato sui primi anni del suo insediamento sulla panchina biancazzurra per specificare che anche a quel tempo le condizioni iniziali non erano così tranquille, salvo poi riuscire a creare le basi per qualcosa di magico. Quando arrivò a Ferrara, la SPAL era infatti in un periodo di contestazione e sostituire un allora quotato Oscar Brevi con un profilo così inesperto era sicuramente visto come un azzardo da parte di alcuni tifosi: “Le cose ora vanno male, ma quando sono arrivato non andavano tanto meglio in termini di risultati. Partimmo con una sconfitta e con la rabbia dei tifosi nei nostri confronti. Visto che stavamo facendo fatica chiesi un appuntamento con gli esponenti della curva affinché loro ci supportassero per tutti i 90 minuti e poi se non fosse arrivato il risultato avremmo accettato i fischi senza problemi. Rimarcai che i ragazzi avevano necessità di supporto per giocare più liberi e dopo solamente due partite dall’incontro vincemmo con il Grosseto e riuscimmo a inanellare tredici risultati utili consecutivi. Questo libro e questa storia del passato devono insegnare ai tifosi a sognare di nuovo: come leggevo io i libri che parlavano di mister Caciagli, magari chi arriverà leggerà questi per far tesoro dal passato. Le basi le abbiamo messe il secondo anno in cui abbiamo vinto il campionato di serie C: era un gruppo magico, forse il più bello che ho avuto in carriera dove tutti erano pronti a sacrificarsi l’uno per l’altro. Siamo arrivati a nove punti sulla seconda pur perdendo tutti gli scontri diretti. Quello è stato lo zoccolo duro di molti ragazzi che poi sono arrivati in serie A”.
Il racconto si è poi concentrato sullo storico anno della serie B in cui la SPAL riuscì a vincere il campionato e tornare in serie A dopo quarantanove anni di attesa: “In serie B abbiamo aggiunto giocatori determinati come Antenucci, Arini, Bonifazi e Floccari che ci hanno dato una grossa mano. Chiaro che quando parti con il diciottesimo monte ingaggi di serie B tanti ti danno per spacciato, ma nonostante qualche difficoltà iniziale i ragazzi sono cresciuti e abbiamo vinto un grande campionato in maniera impensabile. Non credo ci sia stato un unico momento che ci ha fatto capire che poteva essere il nostro anno. Ne dico alcuni: la partita di ritorno di Vicenza con il gol di Floccari nel recupero, quella con il Cesena dove abbiamo pareggiato all’ultimo o la partita con il Perugia in casa. A Natale quando siamo arrivati ai limiti dei playoff abbiamo capito che potevamo crederci nonostante ci fossero squadre più attrezzate e siamo andati quindi oltre le nostre più ampie aspettative”.
Creare un ambiente così compatto è stato il vero segreto della gestione di Semplici come da lui stesso raccontato: “Percepivo quotidianamente la voglia di tornare in un palcoscenico importante, sembrava di giocare in casa anche nelle trasferte in piazze molto grandi. Ci vogliono persone intelligenti e rispetto tra tutti i ruoli, ma è chiaro che quanto successo in quegli anni non è di facile riproduzione. L’allenatore potrà poi sbagliare le sostituzioni o le scelte, ma alla lunga tutto dipende dall’unità del gruppo. Nel mio piccolo credo di aver fatto solo del bene all’interno di questa società poi ovviamente non si può piacere a tutti e l’invidia ci sarà sempre. Ho fatto i miei errori e discusso, ma ho sempre messo la faccia e dato tutto in termini professionali”.
Successivamente è arrivato finalmente il turno delle grandi emozioni del primo anno di serie A che è stato contraddistinto da parecchie difficoltà: “Durante il corso di quel campionato non solo ho rischiato di essere esonerato, ma lo sono anche stato concretamente (ride, ndr). Credo infatti di essermi salvato due volte dall’esonero. Da metà stagione iniziai anche a prendere la pastiglia per la pressione, ma voglio ricordare solo le parti belle perché sarebbe sbagliato rievocare le difficoltà in questo pomeriggio. Tutti ci davano come squadra materasso il primo anno e invece abbiamo fatto un miracolo raggiungendo la salvezza, forse la più grande impresa delle mie annate alla SPAL. Tra le partite che ricordo come determinanti nel corso del primo anno cito la vittoria di Crotone, il pari con la Juventus e con l’Inter al Mazza ma anche la sconfitta con il Napoli per 3-2 decisa solo dalla qualità dei singoli”.
“La cosa più difficile nella gestione delle difficoltà è rimanere calmi durante una serie di sconfitte consecutive. Lì devi essere bravo a mantenere la calma in sala stampa cercando di evidenziare le cose positive. Se si vede l’allenatore titubante davanti alla stampa, si rischia di perdere la fiducia del gruppo. Oggi l’aspetto mediatico è fondamentale quindi l’importante è lanciare sempre un messaggio costruttivo. Ho sempre creduto molto nell’aspetto psicologico e per questo dicevo spesso ai ragazzi di fare in modo di attaccare sotto la curva Ovest durante il secondo tempo. Sapevo che ci poteva dare una spinta in più nel momento di stanchezza e per questo insistevo, perché si vedeva la differenza”.
Arrivando verso la chiusura è giunto il momento anche di parlare dei singoli che hanno fatto la fortuna di mister Semplici durante il corso del suo trascorso in biancazzurro: “Se devo fare un nome tra i tanti dico che Luca Mora è stato il nostro rappresentante più vero: per come si muoveva in campo, per l’intensità che metteva negli allenamenti e per il grande spirito di sacrificio. Un ragazzo di grande intelligenza. Poi sono arrivati Antenucci e Floccari che hanno inculcato ancora di più la cultura del lavoro nei giovani che vedevano in loro esempi da seguire visto che arrivavano da società importanti e avevano una mentalità di altissimo livello. Negli anni in serie A abbiamo vinto la scommessa Petagna dopo che tanti dicevano che fosse un attaccante che segnava poco e lo stesso abbiamo fatto con Fares, trasformandolo da esterno offensivo a quinto di sinistra. Poi ovviamente devo chiudere con Lazzari che oggettivamente è uno dei giocatori che ha fatto la mia fortuna. Ma questo perché ho capito che era necessario dargli l’assoluta fiducia. Senza questa fiducia Manuel è un ragazzo che può soffrire un po’ di più e questo lo ha capito anche il mio amico Marco Baroni che lo sta facendo giocare alla Lazio”.
In chiusura, mister Semplici ha aperto una piccola parentesi legata alla straordinaria seconda stagione in cui la SPAL ha realizzato le grandi imprese di battere l’Atalanta, la Lazio, la Roma sia all’andata sia al ritorno e soprattutto la Juventus prima di aprire il discorso legato alla difficile stagione del 2019/20, anno della retrocessione: “Non credo che la SPAL potesse salvarsi nel 2020, a prescindere dalla mia presenza in panchina. Si partì subito male, le chiacchiere sulla mia permanenza erano tante già dopo le prime giornate. Quell’anno c’è stato un fattore generale di presunzione e tanti giocatori non furono rimpiazzati adeguatamente. Dopo aver perso 3-2 contro l’Atalanta chiamai la dirigenza dicendo che servivano quattro giocatori, che però non arrivarono. Pensavamo tutti di essere diventati bravini dopo due anni di serie A, ignorando che il terzo anno è quello più difficile. Infatti tantissime squadre finiscono col pagarlo”.
“Purtroppo non è finita come sognavo, sono stato esonerato e la gente mi ha comunque dimostrato un affetto straordinario. Mi dispiace che qualcuno non si sia comportato altrettanto bene con me in quella situazione, basta andare a vedere il comunicato striminzito del mio esonero. Posso solo ringraziare chi mi ha voluto e chi mi ha sostenuto. Devo tanto a questa società, a questa piazza e non posso che augurarmi che questa SPAL possa tornare a fare dei risultati importanti”.
Nella testa dei presenti è balenata inevitabilmente una domanda: “e se questi risultati arrivassero proprio con Leonardo Semplici in futuro”. Il mister ha dribblato bene la domanda: “Voi lo sapete, qui ho lasciato il mio cuore…”. In fondo il suo predecessore Mario Caciagli salutò nel 1975 per poi rientrare nel 1977 e vincere ancora. Magari non nell’immediato, ma un giorno potrebbero esserci anche altre storie da scrivere.