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Tra le (poche) note positive giunte dalla prestazione della Mobyt a Vibo Valentia c’è senz’altro Alessandro Amici. Il pesarese ha chiuso la sua serata con 21 punti, miglior prestazione da quando indossa la canotta biancazzurra. A esattamente due mesi dal suo ingaggio abbiamo voluto incontrarlo per fare il punto della situazione. Per la verità, poco prima di presentarsi per la nostra chiacchierata, Amici ci ha fatto preoccupare visto che ha seguito la parte finale dell’allenamento del mercoledì seduto in panchina con il ghiaccio su una caviglia.

Alessandro, tutto bene?
“Niente di grave, mi capita spesso di subire piccole distorisoni alla caviglia, anche perché è la stessa in cui sono stato operato e ogni tanto mi dà qualche problema. Una cosa da niente, un po’ di dolore ma poi si risolve subito. Niente di cui preoccuparsi insomma”.

Domenica scorsa ti abbiamo visto particolarmente bene, malgrado la squadra non sia riuscita ad ottenere i due punti
“La prestazione personale non mi interessa, avrei preferito dare un contributo minore ma portare a casa la vittoria. C’è mancata la grinta che ci ha contraddistinto durante la Coppa Italia. Forse anche la spensieratezza, visto che la mancanza dei due punti come posta in palio ci ha permesso di giocare un po’ meglio a Rimini”.

Le tue prestazioni però sono in crescita. Come sta andando l’adattamento con la squadra?
“Si inizia a vedere un adattamento migliore, soprattutto dalle ultime prestazioni. Quando entri in corsa in una squadra nuova è normale avere un mese abbondante per capire ed entrare nei meccanismi e conoscere i nuovi compagni. Quindi abbastanza bene”.

Questo vale anche dal punto di vista tattico?
“Cambio due ruoli, giocando sia da 3 che da 4. Questo non mi ha mai creato problemi, in quanto sono sempre stato abituato ad essere dutile, per via delle mie doti atletiche. Ogni tanto ho ancora qualche difficoltà con qualche schema, per via del doppio ruolo, ma niente di grave”.

Il cambio di categoria come si traduce rispetto agli avversari che devi affrontare?
“La pallacanestro diventa molto meno tecnica. Alcune giocano una buona pallacanestro, ma altre, come l’ultima che abbiamo affrontato, la mettono più sull’aggressività, la corsa e la cazzimma – diciamo noi – risultando più rognose. Questo e la fisicità, che a livelli più alti è ben diversa”.

La squadra in trasferta presenta un andamento preoccupante. Qual è la chiave per svoltare?
“Una vittoria. C’è bisogno di sbloccarsi. Considera che delle trasferte in cui siamo usciti sconfitti solo contro Omegna e un po’ a Treviglio non ce la siamo giocati ad armi pari e possono essere considerati passi falsi. Una vittoria può cambiare l’atteggiamento della squadra in trasferta”.

Quindi sei d’accordo con l’analisi di coach Furlani che vede nelle difficoltà di continuità mentale la causa dei problemi della Mobyt?
“Penso di sì. In casa siamo una squadra e in trasferta siamo un’altra. Quindi credo che sia una questione di testa. Non penso sia paura, ma una questione ambientale. In casa siamo spinti e ci gasiamo, mentre in trasferta alle prime difficoltà rischiamo di disunirci cadendo in un circolo vizioso che rendono qualsiasi giocata più difficile”.