Sarà un ‘Martelli’ da secondo girone dantesco quello che la SPAL si troverà di fronte domenica prossima, molto simile a quello che il Sommo Poeta, per intenderci, aveva riservato ai violenti contro se stessi e agli scialacquatori di ricchezze o se vogliamo, come in questo caso, di punti. I mantovani sono secondi a nessuno in quanto a puro masochismo: dopo Castiglione, SPAL, Bellaria, Bra è la squadra ad aver subìto di più in casa (23 gol al passivo) a cui fa da parziale contraltare il miglior attacco esterno. Cinque volte è capitolata tra le mura amiche la squadra prima di Alfio Pelliccioni, poi di Pasquale Sensibile e poi ancora di Pelliccioni, vincendone sei ma perdendo e male, contro Monza e Cuneo, le ultime due in ordine di tempo. Non ha mai realmente entusiasmato questa corazzata, in estate nata per vincere con i suoi quasi 27 anni di media, ma che, contro ogni previsione della vigilia, sta finendo per soffrire.
Non è bastato a colmare il gap un Floriano gigantesco (17 reti, record in carriera) come alla SPAL, del resto, non è bastato, da solo, un Varricchio monumentale (19 timbri e 38 primavere da compiere con il 39% delle marcature realizzate di tutta la squadra hanno da tempo esaurito ogni tipo di aggettivo); a differenza di quanto accade Mantova però, con le due difese che bene o male si equivalgono, a Ferrara ci si gode un portierone che si chiama Menegatti che spesso, da solo, ha tolto le castagne dal fuoco nei momenti più difficili della stagione, fruttando, a occhio e croce, almeno 8 punti. Con Varricchio out toccherà all’estremo difensore e, con il benestare di Gadda, alla coppia Falomi-Cozzolino, che tanto bene fece a Busto in tempi piuttosti recenti, rendere più difficile la giornata a un Mantova che partirà con la testa pesante e la responsabilità di dover vincere a ogni costo. Alternativa, per loro, non c’è.
La SPAL, che di occasioni gettate al vento ne ha buttate parecchie ultimamente per chiudere la pratica promozione, ha costruito l’attuale settimo posto non senza qualche imprevisto di troppo: peggio ha fatto del Mantova da gennaio in poi alla voce punti (25 a 22 per i biancorossi) ed è tra le squadre di testa che lontano da casa ha fatto meno bene con appena tre successi, riuscendo a procrastinare il passaggio al Purgatorio della terza serie nazionale mietendo una serie di pareggi a oltranza che par non aver fine. Ma i biancazzurri questo secondo girone di quest’Inferno di categoria chiamato Seconda divisione hanno tutta l’intenzione di lasciarselo alle spalle il prima possibile: non fosse già domenica, per forza di cose avrà l’irripetibile occasione per farlo al trentaquattresimo e ultimo turno davanti al proprio e maestoso pubblico (vera arma in più in stagione con ben 32 punti conquistati in casa, mai così bene negli ultimi quindici anni), quando salirà a trovarci un Bellaria Igea Marina disarcionato da ogni qualsivoglia ambizione di classifica che affronterà una SPAL destinata, finalmente, ‘a riveder le stelle’.
Il 4 maggio deve e dovrà essere a prescindere da quello che succederà al ‘Martelli’ il proseguimento di quella festa promozione che, sul campo, manca addirittura dalla stagione 1997/1998: il tifo biancazzurro, che viste le cocenti delusioni del recentissimo passato non può che viverli male questi ultimi 180 minuti e non crede… finché non vede, ha tutto il diritto di toccare, stringere, adorare e venerare qualunque cosa pensi porti un po’ di fortuna in più per scongiurare nefasti sortilegi. Certo se tutte le partite ‘decisive’ per le sorti della SPAL contassero come quella di domenica prossima e con il calendario che ha la SPAL che, mal che vada, dovrà battere una squadra già retrocessa, che ha perso diciotto delle ultime venti partite e avrà l’ingrato compito di sbattere contro un muro di almeno cinquemila persone, un po’ di sollievo lo dà. Poi, per carità, a Mantova, come in tutte le altre partite del resto, si parte sempre dallo 0 a 0: niente è scontato quindi. Neppure che la festa inizi proprio da domenica sera di ritorno da Mantova. Un po’ come a Siena tanti anni fa.
L’ANALISI – Vincere una sola volta in trasferta nel girone di ritorno – e contro il Bra – stride forse più dei 5 pareggi consecutivi, benché la squadra abbia perso, negli ultimi sei mesi, appena in 4 occasioni, con l’allenatore capace di far fruttare un bottino, a oggi, di 42 punti totali e una media di 1,75 punti a partita, praticamente il doppio di Leo Rossi (8 punti in 8 gare, 1 di media). Il mercato, si dirà, ha dato una grossa mano a Gadda a raggiungere l’obiettivo. Ma, a un’analisi più approfondita, si scopre come il dato sia in netta controtendenza e lasci aperto il discorso a un ventaglio ben più ampio di letture. Il diesse Vagnati, a gennaio, ha indiscutibilmente fatto un buon lavoro, portando a Ferrara innesti mirati e di valore per tentare di raggiungere, almeno in difesa, quell’equilibrio alla fine, però, solo sfiorato (22 gol fatti e 17 subiti restano comunque troppi): i vari Lebran, Giani e Sereni sono risultati essere uomini di sicuro affidamento per la categoria. Numeri alla mano sono 22 i punti portati a casa nelle ultime quindici gare disputate su quarantacinque a disposizione con una media di 1,46 a partita (per l’ottavo posto servirebbe una proiezione annuale di almeno 1,53) contro gli addirittura 2,22 che il mister era riuscito a ottenere dai suoi dalla nona all’ultima giornata di andata, frutto di 20 punti in cassapanca in appena 9 incontri e dopo una preparazione ‘ex novo’. A dicembre in soldoni, ben prima del mercato quindi e quando mezza squadra sembrava ‘da rottamare’, fu il momento migliore della stagione: la SPAL chiuse l’anno solare conquistando 10 dei 12 punti a disposizione – mai così bene nel quadrimestre successivo – e fu così che si completò la rimonta e il rientro definitivo nel gruppo delle pretendenti alla Lega Pro unica.
Numeri, nulla più, spesso frutto di circostanze e birichinate truffaldine di un destino già scritto ma che, spesso, molto spesso, dicono più di mille parole. La società, che i numeri li conosce bene, ha sempre risposto senza scomporsi più di tanto e con grande raziocinio, al di là delle occasionali sfuriate del momento: il ‘Pres’ Walter Mattioli, più volte tentato dai suoi uomini di fiducia ad abbandonare la strada dell’equazione giovani e minutaggio uguale soldi, ha sempre preferito, pur rischiando, di mantener fede alla strada maestra promossa e scelta in estate di comune accordo con la famiglia Colombarini, per non gravare su di un bilancio già pesantemente toccato, più del previsto a dire il vero, in questo primo anno di SPAL: alla fine saranno tra i 500 e i 600 mila gli euro che i biancazzurri porteranno a casa dalla Lega. Non è poco, anzi, è un piccolo grande miracolo se pensiamo che la SPAL è al quarto posto per utilizzo dei giovani: chi le è davanti l’anno prossimo, piccola annotazione irrilevante o quasi, giocherà in D. I biancazzurri dalla scrivania il loro campionato lo hanno già portato a casa e con ampio margine; ora tocca al campo ma, anche qui Mantova o non Mantova, la sensazione è che il più sia già stato fatto. Scongiuri a parte, s’intende. FORZA SPAL!