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E’ una Mobyt rinata quella vista domenica sera sul parquet del PalaMIT2B contro Roseto. Una squadra “nuova” che sembra aver trovato nuovi e stabili equilibri, dopo l’ennesima batosta dell’infortunio di Benfatto che aveva provocato un calo di fiducia da parte dei giocatori. La squadra di Furlani, nonostante le pesanti assenze di Casadei, Flamini, Benfatto e Infanti, è sembrata una formazione capace di gestire le situazioni di gioco nel migliore dei modi, che ha messo in campo un’intensità e una determinazione assenti da troppo tempo a questa parte. Tutti i ragazzi entrati in campo hanno dato il meglio di loro stessi per cercare di portare più acqua possibile al mulino biancazzurro e, alla fine, ci sono ampiamente riusciti. Anche lo stesso Furlani in conferenza stampa ha speso grandi parole per la prestazione dei suoi giocatori, dal primo all’ultimo, lodando la loro voglia di riscatto davanti al pubblico di casa.

Dal punto di vista tecnico-tattico, coach Furlani si è dovuto inventare nuovi giochi e nuove strategie a seguito della girandola di infortuni degli ultimi mesi. Non è più possibile giocare con un pivot classico a cui affidare tanti palloni in attacco perché provi a creare soluzioni spalle a canestro, anche perché, con l’assenza di Benfatto, un giocatore di questo genere non è più disponibile in casa Mobyt. Furlani ha sempre insistito su questo punto: la squadra, per essere pericolosa, deve avere una maggiore dimensione interna (parlando di area) e giocare di più sfruttando i lunghi. Ora come ora però tutti questi principi così cari all’allenatore sono caduti per le ragioni menzionate prima e che stiamo ripetendo ormai da molti mesi. Quindi null’altro da fare se non cambiare le proprie credenze e trovare soluzioni alternative. Una di queste, molto usata nelle ultime partite e che ieri ha dato i suoi frutti, è quella del cosiddetto “quintetto piccolo”. Detta così sembra strano anche perché, quando si parla di basket, cosa c’è di piccolo? Questo è un termine usato in gergo per indicare uno stravolgimento del classico formato di un quintetto cestistico (playmaker, guardia, ala piccola, ala forte, centro), sostituendolo con uno “anormale” in cui vengono schierati quattro esterni e un solo lungo (di solito un’ala grande).

Una scelta di questo genere permette di avere più soluzioni in contropiede o comunque con un basket a ritmo elevato, ma può essere fatale in difesa (a seconda della formazione scelta dagli avversari, logicamente), non avendo più due giocatori di stazza che possano marcare gli eventuali lunghi avversari. Nel caso della Mobyt, lo schema di questo tipo usato ultimamente, ha visto una formazione in cui da centro giocava Milton Jennings (ala grande pura, visto che la sua dimensione perimetrale e l’ottima mano al tiro da fuori, ne fanno un giocatore restio ad avventurarsi all’interno del pitturato, nonostante le sue doti fisiche glielo permettano) e da secondo lungo veniva schierato Amici, anche lui perfetto per ricoprire quel ruolo grazie al suo fisico da categoria superiore e alla tenacia difensiva contro chiunque gli si pari davanti. È un gioco che sicuramente vedremo spesso all’interno della prima serie di playoff contro Ravenna; pagherà sempre come domenica? Non possiamo esserne sicuri al 100%, ma in panchina c’è un enciclopedia vivente di basket come coach Furlani, che ne ha viste di cotte e di crude nella sua carriera. Una cosa sicura, però, si può dire: alle 3 (eventuali 5) partite contro Ravenna, qualunque sarà il risultato finale, ci sarà da divertirsi.