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Walter Mattioli ha nel sangue la certezza di avere tutti i requisiti per diventare un protagonista del calcio moderno. E’ un vincente e lo dicono i fatti: come lui, da dirigente, nessuno mai nella sua lunga carriera che non ha certo intenzione di fermarsi qui. Alla SPAL è venuto con l’ambizione di chi vuole scrivere un pezzo di storia spallina e non come uomo en passant: non è un caso se qualcuno lo accosta a un Paolo Mazza dei giorni nostri. In Lega è uomo di punta che ascolta tutti ma, al momento opportuno, sa anche farsi ascoltare e far valere le proprie posizioni guidato da quell’innato carisma che contraddistingue un carattere forte e spigoloso.
Ed è anche per questo che il ‘Pres’, si sa, non inizia mai un campionato per arrivare decimo e neanche quando lo dice, c’è da prenderlo in parola. Ha bisogno di sfide, di sentirsi continuamente messo in gioco, di entusiasmo e di leggere nei suoi uomini il suo stesso e indomito fervore. La sua stessa ambizione. Che corre. Corre forte. Anche oltre le volontà della famiglia Colombarini che vuole sì vincere, ma spendendo il giusto e non troppo e neppure subito (attenzione perché l’anno scorso deve insegnare in questo senso), che impone un budget – giusto – ma che pare a volte stridere contro le ambizioni del ‘Pres’.

E’ sempre disdicevole fare i conti nelle tasche degli altri e quindi anche delle possibilità, ma sappiamo per certo che con un piccolo sforzo in più – leggi investimento – la SPAL oggi poteva contare in rosa su giocatori importanti come Elia Legati e Roberto Floriano con cui mister Brevi – il miglior acquisto in assoluto del mercato spallino – avrebbe potuto plasmare, almeno sulla carta, una creatura ben più somigliante all’ambizione di tutti, piazza compresa e che meritava, merita e meriterebbe qualcosa di più. Una piazza ammaliata al punto da Mattioli e da una dirigenza finalmente normale dopo anni passati tra Inferno e Purgatorio, capace persino di digerire col sorriso un addio inspiegabile come quello di Max Varricchio – unito a quello di Cozzolino che però non godeva della simpatia dell’allenatore – e un mercato dove tutti i nomi usciti come prime scelte, a partire dai giovani Gatto e Padovan hanno scelto altre strade.

E’ normale quindi chiedersi: troppo improvvida e ambiziosa la dirigenza spallina a far uscire nomi ‘inarrivabili’, o troppo basso l’attuale potere contrattuale della SPAL alla luce anche – e soprattutto – di un budget piuttosto ristretto e già pesantemente condizionato dagli investimenti strutturali del Paolo Mazza? Mattioli è un motore turbo, un debordante fiume in piena, un vulcano pieno di idee ma che sembra essere stato costretto ad andare avanti in estate con il freno a mano tirato imposto da chi ha effettivamente in mano il destino di quei cordoni della famosa borsa rimasti, alla voce squadra, più chiusi del solito.
A questa SPAL servono ancora almeno due titolari (terzino sinistro e centrale di difesa). Se Miglietta dovesse partire, diventerebbero tre. Bisognerà spendere ancora qualcosa, in attesa di capire se il budget collimerà o meno con le ambizioni del ‘Pres’.

La parte sinistra della classifica. Con o senza Miglietta è questo l’obiettivo. Decimo posto di facciata ma, visto il girone, se diventassero play-off a maggio non ci si tirerebbe indietro ed è questa la sfida che affascina più di tutti la truppa ferrarese, in primis Mattioli. Non c’è dubbio che il raggruppamento B sia quello meno attraente. Ma non più scarso. Sicuramente è il più fisico, il più ostico. Alla lunga sfibrante perché, sulla carta, di favorite non ce ne sono. C’è chi ha operato senza badare a spese, è vero, ma spendere fa rima con vincere solo in italiano e non sul campo. C’è chi ha operato con acume, chi ha cambiato poco e chi invece tanto, come la SPAL, investendo molto su di un allenatore ricercato anche in B ma che forse ha accontentato troppo portando a Ferrara tanti ‘suoi’ uomini.

A una prima e rapida occhiata ti viene il languorino di provarci visto che, scorrendo l’elenco, a parte Ascoli e Pisa, forse l’Ancona, si vede pochino. Ci trasferiremo in pianta stabile in Toscana dove non sarà mai facile vincere: Carrarese, Grosseto, Lucchese, Pistoiese, Pontedera, Prato, Tuttocuoio e Pisa appunto. Ci saranno sicuramente delle sorprese: Pistoiese e Lucchese, tanto per fare due nomi, partono con la voglia di stupire e stupirsi in corso d’opera ed è facile questo accada, Santarcangelo e Forlì le mine vaganti che si presentano senza grandi velleità ma con grande determinazione di non voler solo apparire. Con il mercato ancora aperto, poi, è tutto ancora possibile. Il cammino conta a seconda della preparazione che hai svolto: se vuoi salvarti parti a mille per incamerare quanti più punti possibile, se vuoi vincere esci alla distanza ma è chiaro che prima di quelle 12-13 partite sulle 38 previste poco o nulla si potrà dire se non che esisterà ancora la concreta possibilità che a maggio la classifica finale possa essere completamente diversa da quella del momento. E questo varrà anche per la SPAL.