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Sono passati una ventina di minuti dal calcio d’inizio di SPAL-Forlì di Coppa Italia quando dal centro della Curva Ovest un tifoso chiede di fare silenzio e comincia il suo discorso: “Silenzio, un attimo. C’è un giocatore che, per una serie B di m… a Novara, sta buttando nel cesso la fascia di capitano della SPAL”. Lo ripete, due volte: “La fascia di capitano della SPAL”. Gli applausi lo interrompono, poi riprende: “Meglio così. E’ meglio sapere subito che persone sono. Noi questa gente non la vogliamo” e parte il coro, deciso: “Miglietta vattene, ma vattene a f…”. A questo seguiranno altri canti contro il centrocampista ex Ternana, durante tutta la partita e anche al termine. I tifosi non hanno dubbi: il comportamento di Miglietta non è stato serio, né accettabile, né comprensibile, nemmeno alla luce dell’età e del salto di categoria. E’ stato, anzi, offensivo nei confronti della squadra, della società e di una intera storia.

In questo primo incontro tra la nuova SPAL e la sua Curva, la partita va inevitabilmente in secondo piano. Ci sono cose importanti da dire, si sente l’urgenza di prendere una posizione su alcune decisioni, come sempre calate dall’alto sulla testa di chi ama il gioco del calcio. E’ così che si ringrazia ironicamente Mario Macalli, presidente della Lega Pro e presto ai vertici della FIGC dopo l’elezione del nuovo presidente Carlo Tavecchio. Lo si ringrazia per l’ultima delle brillanti trovate a cui ha abituato negli anni, quella di spezzettare la domenica calcistica in una serie infinita di anticipi e postici, variamenti di orari, partite all’ora di pranzo e dell’aperitivo, dal venerdì al lunedì, per venire incontro alle esigenze della televisione. Insomma, la mossa finale per mettere in pratica anche in Lega Pro tutto ciò che ha reso gli stadi italiani cattedrali vuote, deserte rovine di un calcio che fu. Anche in questo caso, la Curva sceglie l’ironia: “Vogliamo dire a Macalli che stiamo organizzando il Capodanno allo stadio: SPAL-Reggiana, a fine primo tempo facciamo i fuochi”, poi partono a gran voce i cori contro il presidente della Lega Pro.

Ma è solo una parentesi, a tenere banco è sempre il caso Miglietta, anche oltre il fischio finale, nei commenti dei tifosi come nei cori. Il tutto diventa ancora più evidente quando si inneggia a Samuele Sereni, toccando dunque un altro argomento caldo di questi giorni. Dopo l’acquisto del terzino sinistro Legittimo, sembra destinato a lasciare la SPAL Samuele “Thor” Sereni, il vichingo arrivato dal Rimini a gennaio 2014 e capace in soli sei mesi di guadagnare la stima del pubblico spallino, grazie alle prestazioni e al ruolo-guida nello spogliatoio: “Facciamo un coro per un giocatore che era qui l’anno scorso e che ha dimostrato di tenere alla maglia” e poi tutta la Ovest: “E Sereni uno di noi, uno di noi”. Il confronto con Miglietta è impietoso.

Aveva avuto un’occasione unica, Crocefisso Miglietta, con questa offerta del Novara. Avrebbe potuto rifiutare senza tentennamenti, correre dalla stampa e dire: sono lusingato dall’interesse di una squadra di serie B, ma io ho dato la mia parola alla SPAL, ho firmato per due anni, voglio chiudere la carriera qui, resto alla SPAL. Forte della fascia di capitano appena assegnatagli da mister Brevi, del ruolo da leader che si apprestava ad avere in squadra, sarebbe stata l’occasione per ottenere da subito la stima incondizionata dei tifosi e dell’ambiente. Non l’ha sfruttata, quell’occasione. Miglietta ha ragionato, come si dice, da professionista: con una carriera che volge al termine non avrò molte altre possibilità di stipendi del genere, tutto il resto viene in secondo piano. Non l’ha sfruttata, Criss, e ora, se anche dovesse restare, sarà difficile riconquistare chi, nel mondo del pallone asservito alle leggi del mercato, ancora si fa guidare più dalle ragioni del cuore che da quelle del soldo.