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Non è dato a sapere quali siano le convinzioni politiche di Leonardo Semplici, ma i natali fiorentini, lo spiccato accento toscano e il proposito di far… cambiare verso alla stagione della SPAL inducono ad accostare il nuovo allenatore spallino al suo concittadino Matteo Renzi. Se poi ci aggiungiamo il ricorso alla camicia bianca d’ordinanza nel giorno della sua presentazione ufficiale i punti in comune diventano già quattro. Cinque se si aggiunge l’inclinazione “social” di Semplici, che analogamente all’attuale presidente del consiglio comunica anche via Twitter e più in generale ha la tendenza a curare con più attenzione le pubbliche relazioni, in contrasto con la linea adottata da Oscar Brevi prima di lui.

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Non è un caso che il siparietto più gustoso della conferenza stampa di presentazione abbia coinvolto un sardonico Francesco Colombarini che ha chiesto a Semplici se preferisse pantaloni della tuta muniti o meno di tasche in cui riporre le mani durante le partite. Il nuovo tecnico ha colto al volo l’occasione di segnare un punto in termini di simpatia, rispondendo che lui di tute non ne vuole sapere e che in panchina andrà sempre con la divisa di rappresentanza “perché bisogna mantenere un certo tipo di figura”. Scontato il riferimento al predecessore, che testimonia la volontà della dirigenza di voltare decisamente pagina, possibilmente affidandosi a qualcuno di caratterialmente diverso a Brevi.

Semplici ha fatto leva su questo aspetto, pur non menzionando una singola volta nome e cognome di chi lo ha preceduto. Per la verità il nuovo allenatore si è anche astenuto dal menzionare anche gli allenatori del suo passato, adottando un approccio in generale molto rispettoso. Anzi, in realtà un nome l’ha fatto, quello di Ferdinando “Nando” Donati, uno dei giocatori più amati di sempre dal pubblico spallino: “Donati è stato il mio allenatore ai tempi in cui giocavo negli Allievi dell’Empoli. E’ stato lui a parlarmi per la prima volta di Ferrara e della SPAL, di quanto fosse una piazza importante e appassionata. Mi è sempre rimasto impresso questo suo legame con la squadra e con la città”.

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I principi di gioco sui quali Semplici intende far ripartire la SPAL appaiono basilari: “Vorrei dare alla squadra un’identità fatta di possesso palla, scambi palla a terra, organizzazione e personalità. Far sì che la SPAL faccia sempre la partita, in casa e fuori. Ovviamente non è un compito semplice e ci vorrà un po’ di tempo, ma credo che la squadra abbia le possibilità per farcela. Inizialmente cercheremo di cambiare il meno possibile, perché non si possono fare stravolgimenti dall’oggi al domani. Intanto lavoriamo con doppie sedute settimanali per trasferire più idee possibili nella testa dei giocatori. Affronteremo le prossime due partite col proposito di fare risultato e capire chi può fare parte del progetto, poi se ci sarà da intervenire credo potremo contare sulla disponibilità della società”.

Il nuovo mister ha rimarcato come il lavoro più arduo lo attenda dal punto di vista psicologico: “E’ logico che in un momento del genere bisogna lavorare sulla testa dei ragazzi. Ieri li ho trovati molto disponibili, ma di norma lo si è sempre nei primi giorni con un nuovo allenatore. L’importante è che lo siano anche più avanti. A loro chiedo di avere prima di tutto personalità. Come diciamo a Firenze, non è una roba che si compra dal ferramenta. Bisogna scrollarsi di dosso il timore di sbagliare e ritrovare la giusta serenità, sia nel lavoro settimanale, sia nelle partite, per arrivare agli obiettivi che tutti desideriamo”.

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Ecco, gli obiettivi. A enumerarli senza giri di parole ci ha pensato Walter Mattioli in fase di introduzione: “A mister Semplici chiediamo di arrivare nella parte sinistra della classifica, possibilmente non al decimo posto, e di far giocare i nostri giovani che riteniamo validi ed interessanti”. Messaggio ovviamente recepito dal tecnico: “Se non credessi nel valore di questa squadra e nella politica della società non mi troverei qui. Non voglio fare promesse, ma penso che ci siano le potenzialità per stare un po’ più in alto di adesso. Al pubblico però chiedo un pizzico di pazienza, perché con i giovani i risultati non sono mai immediati. Bisogna anche saper accettare i loro errori, senza pregiudizi”.

Dal punto di vista tecnico Semplici ha fatto sapere di prediligere giocatori “di qualità”, dettaglio che inevitabilmente rimanda alla necessità di fare qualche innesto a gennaio: “E’ prematuro da dire, prima voglio capire bene cosa mi possono offrire questi ragazzi. Di certo c’è che a me piacciono i giocatori dotati di tecnica, che magari sappiano anche far divertire il pubblico, anche se non è la priorità principale. Ma è chiaro che servono anche quelli di sostanza, e in questa squadra ce ne sono diversi”. Nella SPAL peraltro ci sono due sue vecchie conoscenze come Togni e Fioretti: “Romulo lo impiegai da mezz’ala ad Arezzo, ma nel corso degli anni è diventato più un regista classico davanti alla difesa. Giordano invece è un ragazzo che stimo molto e che può segnare come ha sempre fatto in passato”.

semplici panchina_SMALLA Ferrara c’è anche una fetta di pubblico che si sta dicendo scettica sulla scelta di Semplici, visto che in carriera ha anche collezionato due esoneri in piazze altrettanto esigenti come Arezzo e Pisa. L’allenatore ha quindi raccontato qualche dettaglio in più sulle due esperienze, in particolare su quella aretina: “Ad Arezzo fui scelto dal presidente Mancini dopo la mia esperienza a Figline. Lì ero diventato un po’ manager all’inglese, nel senso che dovevo occuparmi anche di questioni che andavano oltre alla guida tecnica. All’Arezzo, dopo l’arrivo di Franco Ceravolo in qualità di ds, la mia posizione diventò traballante nonostante avessi portato la squadra al terzo posto in classifica, dietro Novara, Varese e Cremonese. Ceravolo voleva un suo uomo di fiducia, così decise di mandarmi via. Venni richiamato nel finale di stagione e ci qualificammo ai playoff. Perdemmo la partita di andata con la Cremonese e fui esonerato prima del match di ritorno. Ho creduto di trovarmi su ‘Scherzi a Parte’ da quanto era assurda la situazione”. Pisa invece ha rappresentato una parentesi più breve: “Lì subentrai a Cuoghi nel mese di novembre ed a gennaio la dirigenza prese otto o nove giocatori nuovi con esperienze diverse. Di fatto non ci fu tempo per costruire qualcosa e di questi giocatori ne ebbi a disposizione solo tre. Arrivarono dei risultati negativi e fui esonerato e febbraio. A distanza di anni posso comunque dire che sono esperienze che mi hanno formato, facendomi comprendere gli errori da evitare. Spero di poter mettere a frutto qui gli insegnamenti che ne ho tratto”.