Il 2014 sta per finire ed è stato un anno movimentato per la SPAL. In dodici mesi, oltre al salto di categoria, sono accadute tante cose dentro e fuori dal campo. Insieme al patron biancoazzurro Simone Colombarini abbiamo ripercorso questo primo anno intero sotto il simbolo dell’ovetto.
Simone, che anno è stato il 2014 della SPAL?
“E’ stato sicuramente un anno intenso. E’ iniziato con il girone di ritorno dello scorso campionato, che diciamo non ha dato immediatamente soddisfazioni, ma fortunatamente ha visto anche la nostra ripresa, fino a chiudere la stagione raggiungendo tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati. Ossia rimanere nella Lega Pro unica e avvicinare il più possibile la città alla squadra. In particolare per il secondo obiettivo eravamo molto soddisfatti della risposta del pubblico, ma decisamente meno di quella del tessuto economico cittadino, dal quale ci aspettavamo sicuramente un maggior appoggio. Qualcosa si è mosso durante l’estate, qualche nuovo sponsor è arrivato, ma non quanto pensavamo, e comunque sempre interlocutori da fuori città. Tuttavia il lavoro continua e ci sono discorsi interessanti in corso, ad esempio la recente collaborazione con Ascom. Speriamo di riuscire a coinvolgere sempre più imprese nel nostro lavoro”.
Sicuramente è stata un’estate molto calda quella che ha preceduto l’inizio dell’attuale stagione.
“Sì, iniziata subito con la soluzione del nodo allenatore. Per diversi motivi si è optato per il cambio, nonostante gli obiettivi raggiunti. E’ stata una scelta difficile, ma che abbiamo dovuto, e voluto, prendere in poco tempo”.
Come avete scelto Brevi?
“Brevi faceva parte di una piccola lista di allenatori graditi ed è stato scelto principalmente per i suoi trascorsi. Veniva da alcune stagioni molto importanti in C1, e abbiamo pensato tutti che fosse la persona giusta per una squadra e un progetto nuovi”.
Cosa non ha funzionato?
“Difficile a dirsi, è stato un complesso di fattori. Però si era innescata una serie di partite negative che ha aggravato una situazione già esistente di attrito con la città, specialmente con tifoseria e stampa. Una situazione che magari sarebbe passata in secondo piano se i risultati fossero stati positivi, ma che in questo caso ha aggravato la situazione e ha portato a dover prendere una decisione”.
Come avete scelto Semplici?
“Anche lui faceva parte di quella piccola lista. La sua scelta deriva dalla ricerca di un’impostazione di gioco completamente diversa. In più, venendo da un settore giovanile di altissimo livello come quello della Fiorentina, ci ha convinti anche la sua capacità di insegnare il gioco. L’intenzione poi non era quella di trovare un traghettatore che chiudesse il campionato, ma quella di riprendere in mano il progetto pensato a giugno e portarlo avanti plasmando giocatori e squadra per creare un gruppo che duri più di un anno”.
Che stagione sarà la sua? Come lo vede lavorare?
“Ha riportato la serenità che nello spogliatoio mancava da un po’, e questa è già una cosa molto importante. Per proseguire la stagione, e raggiungere di nuovo alti livelli serve fiducia ed autostima, e lui penso abbia portato la sterzata che serviva in questo senso”.
Come giudica la squadra e cosa si aspetta dal mercato invernale?
“Il gruppo è buono e lo è sempre stato. E’ ovvio che quando si costruisce una squadra completamente nuova si ascolta molto il mister per la scelta dei nomi. Però sono giocatori che hanno buonissime caratteristiche e rimangono validi anche fuori dal progetto originale. Ora c’è la possibilità di portare qualche correttivo, ascoltando sempre il mister. Dal mercato mi aspetto che vengano integrati quei ruoli che sembrano più scoperti. Ma si parla di correzioni, non credo proprio ci sia bisogno di nessun stravolgimento”.
La cosa che le piace di più e quella che le piace meno di questa squadra?
“La cosa che mi piace di più è il grande affiatamento e anche il grande impegno che vedo sempre nel lavoro. La cosa che mi piace di meno è che non c’è un vero leader. Ora, non so se questo serva sempre o meno, però da noi ci sono tanti validi elementi singoli, ma non vedo un trascinatore”.
Fuori dal campo invece il leader c’è e si chiama Mattioli. Che anno è stato quello del presidente?
“Un anno impegnativo. Il passaggio da Giacomense a SPAL non è stato semplice, specialmente per tutte le questioni che riguardano la Lega e l’organizzazione. Questa prima stagione di sola SPAL poi è stata forse più impegnativa e ha richiesto davvero tanta energia”.
E’ contento del suo lavoro?
“Sì, se in Lega la SPAL è così riconosciuta e rispettata è merito suo e anche il rapporto che ha col pubblico è qualcosa di eccezionale. Credo che con nessun altro presidente i ragazzi della curva abbiamo avuto il rapporto che hanno oggi con Mattioli. Nonostante la mole di cose da fare riesce sempre a rendersi disponibile per i tifosi e a impegnarsi in una serie di attività sociali che coinvolgono che sono importanti per radicarsi nel tessuto cittadino”.
Che anno è stato invece per Vagnati?
“Per lui è stato un anno di grande responsabilità. L’anno scorso c’era l’attenuante del passaggio rocambolesco da Giacomense a SPAL, il poco tempo e tutte i fattori legati al cambio. Quest’anno ha avuto molto più tempo e una situazione più stabile e di conseguenza c’era molta più responsabilità sua sulle decisioni che prendeva”.
Come giudica il suo lavoro?
“Trovo che abbia fatto un buon lavoro. C’è un po’ di amarezza in giro, è vero. Però la scelta iniziale dell’allenatore è stata condivisa da tutta la dirigenza, non è stata un’imposizione sua, e come ho detto il curriculum di Brevi era più che convincente. Poi la scelta non sì è rivelata buona, ma non è colpa sua. Per quanto riguarda i giocatori, invece, vengono scelti insieme all’allenatore, e qui il lavoro di Vagnati è quello di ascoltare le indicazioni tecniche del mister e trovare delle soluzioni sul mercato rispettando il budget indicato da noi. Questo era il suo compito, e direi che lo ha svolto bene”.
A proposito di budget, la SPAL ha sempre condotto una politica di grande rigore nella spesa, però è il secondo anno che in cui è costretta a cambiare allenatore e a ricorrere al mercato di riparazione. Operazioni non certo a costo zero. Come si concilia questo vostro criterio di economicità con la successiva esigenza, non cerco a buon mercato, di sistemare le cose? Avete mai ripensato agli investimenti iniziali?
“Sicuramente quando si crea un budget all’inizio di una stagione si prevede sempre la possibilità di qualche imprevisto durante l’anno. Ovviamente se c’è da fare un ulteriore sforzo per non buttare all’aria tutto il lavoro fatto fino a quel momento è chiaro che si valuta, e che spesso è la scelta migliore, pur assicurarsi che lo sforamento non sia effettivamente esagerato. Investire di più in fase di costruzione non è certo garanzia di successo. Ci sono tante squadre che mettono sul piatto budget faraonici, salvo poi condurre stagioni assolutamente mediocri”.
Con tutti questi cambiamenti e rinforzi il vostro obiettivo rimane una salvezza tranquilla o sentite di poter pensare a qualcosa di più?
“Direi che raggiungere i play off può sembrare complicato, e lo è, ma parlarne non è proibito, e abbiamo avuto un momento quest’anno in cui sembrava davvero possibile. Ora la situazione è cambiata, ma per quanto mi riguarda la linea è sempre quella e del buono c’è indubbiamente. Quindi anche se non è il nostro obiettivo principale rimane lo stesso, abbiamo i mezzi per non dare per impossibile qualcosa di più”.
Com’è stato invece il rapporto con i tifosi?
“Il rapporto con i tifosi è è molto buono. Per la campagna abbonamenti ci l’aspettavamo ci aspettavamo qualcosa di meglio, ma credo dipenda più dai nuovi orari delle partite che da noi, E alla fine la presenza allo stadio è stata comunque massiccia. Nelle ultime partite c’è stato un calo, legato probabilmente allo scarso spettacolo offerto dalla squadra. Ora speriamo di poter tornare ai risultati di pubblico delle prime partite; se non di riuscire a fare anche meglio. Dal punto di vista del calore e del supporto quello c’è e lo sentiamo moltissimo, specialmente nei confronti della società, anche se purtroppo abbiamo purtroppo assistito ad una severa contestazione verso i giocatori qualche settimana fa che sinceramente non mi trova completamente d’accordo. Non solo non me l’aspettavo in questi toni, perché pensavo che aver già contestato durante la partita con qualche coro fosse sufficiente, ma soprattutto non condivido il contenuto della stessa. I giocatori erano accusati di scarso impegno e scarsa motivazione, ma io posso dire che ho sempre visto un grande impegno nell’allenamento e nel lavoro quotidiano. Forse si può parlare di scoraggiamento. Comunque ormai è andata. Speriamo sia un strappo che si possa ricucire presto. Già a Pistoia è andata bene, la squadra ha offerto una buona partita e ho sentito diversi applausi”.
Per la famiglia Colombarini invece, com’è stato quest’anno?
“Sappiamo che più passa il tempo più l’onere diventa importante. Siamo arrivati in un momento in cui bastava veramente poco per fare qualcosa di buono. Chiunque arrivasse portava qualcosa di positivo e l’accoglienza è stata positiva anche per quello. Ora più il tempo passa più si dà per scontato che noi siamo qui, e l’asticella si alza sempre. Più ci si allontana dai problemi degli anni scorsi più il pubblico si aspetta risultati migliori. Noi abbiamo sempre detto cosa possiamo fare con le nostre forze, che è quello che già stiamo facendo oggi. Per fare di più, come ho già detto in altre occasioni, serve la pazienza di mettere in piedi un progetto a medio-lungo termine, fatto di stabilità finanziaria e che investa sul settore giovanile, oppure che il sostegno economico da parte della città sia nettamente superiore. Poi il calcio è sempre imprevedibile, si può vincere un campionato con una squadra improvvisata o spendere una fortuna per fare niente. Però se parliamo di programmazione, le prospettive sono queste”.
Invece Francesco Colombarini come vive questo momento?
“E’ rimasto abbastanza amareggiato per i risultati negativi delle ultime partite di Brevi, specialmente considerando il fatto che non era stata considerata la regola dei giovani, il che significa anche mancati introiti. Ha trovato tutti concordi in questa delusione. Anche lui ripone fiducia nei recenti cambiamenti”.
C’è un messaggio di fine anno che vorrebbe mandare ai tifosi?
“Ai tifosi chiedo di stare sempre molto vicini alla squadra come sanno fare. Perché i giocatori ne hanno bisogno ed è una vicinanza che aiuta la società sotto tutti gli aspetti. Non solo per il sostegno morale, ma anche perché tutte le iniziative commerciali che stiamo cercando di mettere in piedi a favore del bilancio della squadra. Queste hanno senso e sono spendibili solo se si può contare su una buona platea e un buon seguito di pubblico”.