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Poteva andare peggio. Poteva piovere o addirittura nevicare. Ironia spicciola a parte, per la SPAL la sconfitta nel derby contro la Reggiana rappresenta probabilmente il modo più brutto di chiudere un girone d’andata profondamente deludente sotto ogni punto di vista. Con i granata è arrivata la quinta sconfitta interna del campionato ed è mancato un gol che al Paolo Mazza non si vede addirittura dal 28 settembre, quando allo stadio si andava ancora in maniche corte.

A proposito di numeri: la loro freddezza fotografa implacabilmente la situazione dei biancazzurri e offre diversi spunti di riflessione su alcune caratteristiche della squadra. I biancazzurri attualmente occupano il quindicesimo posto con 24 punti in 19 partite, frutto di appena 18 gol fatti e 20 al passivo. In fase offensiva peggio della SPAL hanno fatto solo Santarcangelo e Pro Piacenza (rispettivamente diciottesima e ultima), mentre Lucchese e San Marino (sedicesima e diciannovesima) hanno segnato tanto quanto Germinale e compagni. Oltre a questo i biancazzurri possono vantare tre primati non esattamente di cui andare fieri: sono la squadra che ha pareggiato di meno in assoluto (3 volte, ex-aequo con la Pro Piacenza), sono i più battuti in casa con cinque sconfitte su dieci partite e sono l’undici meno prolifico negli incontri casalinghi con soli sei gol messi a segno.

La rarità del pareggio di per sé non si dovrebbe considerare un aspetto negativo, se non fosse che per la SPAL è la classica spia luminosa di un malanno ben più inquietante. La SPAL infatti si sta dimostrando squadra incapace di rimontare gli svantaggi. Finora i biancazzurri sono andati sotto in nove partite e solo in due sono riusciti a reagire, segnando almeno un gol. Una volta è valso solo per la statistiche (3-1 a Savona), un’altra è stato il preludio a una vittoria (2-3 a Grosseto). Nelle altre sette occasioni la SPAL è rimasta a secco di reti e di soddisfazioni: in alcuni casi ha potuto incolpare l’arbitro o la sfortuna (Prato, Pisa), in molti altri invece è proprio sembrata squagliarsi alla prima vera difficoltà senza alcun alibi. In compenso, una volta in vantaggio, i biancazzurri spesso hanno saputo difendersi bene e solo in un caso su sette si sono fatti raggiungere (a Gubbio, con un rigore evitabile). Questo però, eccezion fatta per la partita di Pistoia, accadeva con la gestione di Oscar Brevi. In più non si può fare a meno di notare che in quattro casi su sei il risultato è stato difeso contro avversarie che attualmente si trovano dietro alla SPAL in classifica. Così come l’esatta metà dei punti conquistati sia arrivata contro squadre invischiate nella zona-retrocessione.

Più di qualcuno è convinto che le lacune in fase offensiva possano essere risolte grazie all’ingaggio di attaccanti di maggior valore. Premesso che gli attaccanti di una certa caratura a gennaio si spostano solo in presenza di offerte particolarmente sfiziose, il problema pare essere più profondo e sembra prescindere non solo da questo fattore, ma anche da quello della guida tecnica. La SPAL è una squadra in cui mancano dei giocatori di forte personalità e in cui alcuni singoli – che si presumevano di valore – stanno deludendo oltre ogni ragionevole dubbio. Chi pensa che per risolvere i problemi dei biancazzurri basti il pur valido Zigoni o qualche altro attaccante da schierare al posto di Germinale e Fioretti rischia di rimanere deluso. Così come rischia di rimanere deluso Leonardo Semplici, che sta pazientemente cercando di far giocare palla a terra una squadra che dal punto di vista tecnico non sembra granché adatta a questo (meritevole) proposito. La mezz’ora di inconcludente fase di possesso palla contro la Reggiana sembra testimoniarlo abbastanza impietosamente. Qualcuno potrebbe obiettare: la SPAL a Pistoia ha giocato così e anche bene. Forse vale la pena confrontare carte d’identità e curricula delle due avversarie in questione e riconsiderare questa asserzione. La Reggiana vista al Mazza non ha certo impressionato per il bel gioco, ma ha dimostrato organizzazione, determinazione e quel pizzico di furbizia sufficienti per prevalere in un incontro tutto sommato mediocre. Doti che per stessa ammissione di Togni, fanno un tantino difetto a questo organico quando è ora di rimboccarsi le maniche e provare a recuperare un risultato sfavorevole.

In via Copparo garantiscono che obiettivi e aspettative fissate in estate, e ribadite all’arrivo di Semplici, rimangono immutate. Si vuole arrivare “nella parte sinistra della classifica” e in teoria le circostanze potrebbero ancora permetterlo visto che tra la zona play-out e il sesto posto ci sono appena cinque punti. Per arrivarci però servirà un cammino radicalmente diverso rispetto a quello percorso finora. Tuttavia, alla luce dei risultati dell’ultimo turno di andata, non si può fare a meno di notare che la SPAL ha solo due punti di vantaggio sulla zona delle sabbie mobili. Con le premesse di oggi, e considerato che la paura può molto, forse non varrebbe di più la pena proporsi di metterne cinque alle proprie spalle al più presto possibile e rimandare obiettivi più nobili alla stagione 2015-2016? Per eventuali processi ci sarà un’estate intera.