Aprile. Secondo alcune teorie il nome deriva dal latino aperire (aprire) per indicare il mese in cui si “schiudono” piante e fiori, rivelandosi così per quel che sono realmente. Così come per la flora, anche per il calcio il quarto mese dell’anno è molto importante: non saranno certo i talenti delle varie squadre a sbocciare in questo periodo ma, tra gioie e delusioni, emergeranno i primi verdetti e i primi bilanci.
La prima squadra, nonostante molti ostacoli, sembra aver trovato la quadratura del cerchio. La Berretti ha fatto un campionato di livello e così anche i ragazzi più giovani, nelle rispettive categorie, si son fatti rispettare. Ma l’Accademia SPAL com’è andata? L’ambizioso progetto nato la scorsa estate ha avuto o è qualcosa da chiudere dentro al cassetto in attesa di tempi migliori? Siamo andati a chiederlo direttamente al responsabile tecnico di Accademia SPAL, Marco Aventi.
Mister, una parola per definire questa prima stagione alla guida tecnica dell’Accademia.
“Innanzitutto vorrei precisare che sono responsabile tecnico dell’Accademia per un discorso legato al Centro: sono l’allenatore dei ragazzi nati nel 2005 e l’Accademia si occupa di atleti che vanno da quest’età a scendere fino ai 2009. Questo perché si vuole dare una serie di basi tecniche e motivazionali ai ragazzi che nei prossimi anni, si spera, siano ad allenarsi in via Copparo. Un termine per riassumere il primo anno? Sopra ogni aspettativa. È stato un successo ad ogni livello: la soddisfazione degli atleti è all’ennesima potenza e le famiglie sono contente. Nonostante la lontananza dal centro di allenamento, svolgiamo il nostro lavoro in maniera professionale, come se fossimo qui a Ferrara”.
Qual è l’obiettivo dichiarato di Accademia SPAL?
“Lavoriamo con delle fasce di età molto delicate, che necessitano di strutture adeguate e fortunatamente le abbiamo. Lo scopo è quello di fornire i mezzi tecnici, motori e coordinativi a tutti i bambini che partecipano. Abbiamo deciso di non fare nessun tipo di selezione, per fare in modo che ogni bambino possa sentirsi di far parte della grande famiglia spallina. Questo ci permette di osservare gli atleti non solo per una partita come succedeva poco tempo fa, ma vederli all’opera per un anno o due, dando la possibilità e i tempi di crescita necessari per essere veramente evidenti a quest’età. Il percorso a lungo termine evita anche di prendere un ragazzo soltanto perché in una partita aveva giocato bene e successivamente rendersi conto che quella gara era stata un eccezione. Il ciclo medio deve essere almeno di tre anni, per consentire a tutti di crescere con una determinata impostazione. Ma ci terrei ad aggiungere una cosa…”.
Prego.
“So che dall’esterno uno potrebbe pensare all’Accademia come un’operazione di business. Non è così: un bambino ci costa molto di più di quello che ci dà, tra strutture, allenatori, abbigliamento, partite, trasferte, eccetera. Quindi il business c’entra proprio nulla. Faccio un esempio: la Juventus quest’anno seleziona i bambini del 2010, noi arriviamo a selezionare i 2005, l’anno prossimo i 2006 e via così. È evidente che siamo un po’ più indietro delle altre maggiori realtà circostanti, ma non per incapacità o altro. Semplicemente perché sono soltanto due anni che siamo qui e abbiamo dovuto ripartire da zero”.
C’è qualche ragazzo di prospettiva che potrebbe calcare i campi di via Copparo già dal prossimo anno?
“È evidente che la ‘mission’ dell’Accademia è anche quella di individuare, nel lungo periodo, i giocatori che potrebbero andare a dar man forte alle giovanili spalline. Tra i 2005 c’è qualche ragazzo interessante, vedremo se inserirlo o meno nel gruppone di quelli che già si allenano in via Copparo. Tra i 2006 invece ci sono diversi giocatori interessanti e penso proprio che Ruggero Ludergnani il prossimo anno verrà a pescarli dall’Accademia, con nostra grande soddisfazione”.
Diamo uno sguardo in prospettiva futura. Quali sono gli aspetti sui quali si può (o si deve) migliorare ancora?
“Questo è stato un anno molto più professionale del precedente, in ogni squadra sono entrate delle figure tecniche importantissime come l’allenatore della coordinazione ed i maestri della tecnica. Io stesso, per fare un esempio, dedico mezz’ora alla settimana con l’aiuto del professor Bottoni alla preparazione coordinativa. Quello che secondo me serve, che sotto traccia c’è ma non è ancora nero su bianco, è una concatenazione nella programmazione tecnica. C’è una consequenzialità logica per proporre i programmi alle diverse categorie, non sarà un lavoro semplice perché con i settori giovanili i tempi di lavoro sono per forza di cose lunghi, ma stiamo lavorando in questo senso”.
Non vorrà mica dire che è stato tutto rose e fiori. Non vi siete imbattutiti in nessun problema in questo primo anno di gestione?
“Direi di no. Questo è il secondo anno in cui io sono qui, abbiamo tutto e ogni cosa che chiediamo ci viene messa a disposizione. Aggiungo una cosa, secondo me, di fondamentale importanza. Abbiamo un presidente meraviglioso, in special modo con i più piccoli. Al venerdì sta delle mezz’ore a parlare con i bambini sull’album delle figurine, sulla partita della prima squadra eccetera. Ma attenzione, non solo Mattioli, anche mister Semplici si è rivelato essere una gran persona. Capita di incrociarsi con la prima squadra nei corridoi e il mister più di una volta si ferma a parlare con i ragazzini, incoraggiandoli e consigliandoli. Stiamo infondendo loro l’amore per questa maglia, se ad inizio anno venivano con l’accappatoio della Juve o del Milan, ora chiedono di avere quello della SPAL”.