Sono ormai gli ultimi giorni di vacanza per le formazioni del settore giovanile spallino, che torneranno in campo già lunedì 3 agosto alle 9.30 con il primo allenamento della stagione per la Berretti di Max Varricchio. Un settore giovanile che ha visto il suo organigramma subire qualche variazione nel corso dell’estate, tra cui sicuramente spicca l’introduzione del ruolo di responsabile tecnico. La scelta della SPAL è caduta su Fabio Perinelli, ex allenatore degli Allievi Nazionali. Nella conferenza stampa di presentazione del nuovo staff si era solamente accennato ai compiti di questa nuova figura, per cui abbiamo chiesto a Perinelli stesso di spiegarci qualcosa in più su quello che sarà il suo apporto nei prossimi dodici mesi.
Mister quando avete iniziato a pensare a questa possibilità?
“La possibilità di intraprendere questa nuova avventura è balenata nella mente di Ruggero Ludergnani tra febbraio e marzo di quest’anno: mi ha accennato un po’ cosa intendeva fare e chiesto di pensarci un attimo. Al termine del nostro campionato, quello Allievi, gli ho dato la mia disponibilità, visto che una cosa del genere avevo già iniziato a farla ai tempi del settore giovanile del Bologna, ma lì era molto più complicato visto che allo stesso tempo mi era stata affidata una formazione da allenare”.
In cosa consiste il ruolo di responsabile tecnico?
“Si tratta di dare un’organizzazione dal punto di vista tecnico a tutto il settore giovanile. Abbiamo impostato un programma differente in base alle diverse fasce di età, dobbiamo lavorare su obiettivi tecnici che sono diversi in base a ogni squadra. L’importante è lavorare per step, per evitare di ritrovarci sempre a rincorrere qualcosa. Poi chiaramente andrò sul campo a parlare con i singoli istruttori per far capire che se miglioriamo tecnicamente il singolo, poi migliora sicuramente anche la squadra”.
Perché avete pensato fosse necessario percorrere questa strada?
“Il calcio nel settore giovanile si fonda sulla tecnica di base e sulla tattica individuale quindi, per farti un esempio, per la categoria Giovanissimi l’obiettivo dell’annata potrebbe essere saper fare bene il passaggio. Questo serve per evitare che una volta passati agli Allievi Nazionali si debba tornare ulteriormente su questo aspetto tecnico e quindi dover perdere tempo inutilmente”.
È vero che la Berretti adotterà lo stesso sistema di gioco della formazione allenata da mister Semplici?
“Sì, la Berretti applicherà lo stesso sistema di gioco della prima squadra, perché è la formazione più vicina ed è giusto che in caso di necessità un giocatore sappia già fare determinate cose. Per il resto del settore giovanile, invece, visto che i giocatori li dobbiamo costruire, la tattica intesa come modulo viene subito dopo il miglioramento dal punto di vista tecnico e delle tattica individuale del singolo giocatore, che rappresentano la base per poter giocare in qualsiasi modo”.
Non credi che questa scelta possa incidere in negativo in termini di risultati per la Berretti?
“Direi di no, visto che comunque noi abbiamo cercato di prendere giocatori con determinate caratteristiche per fare quel sistema di gioco, mentre a livello dei piccoli è una cosa che non ha troppo senso fare, dato che in quel caso prima viene la bravura dei singoli come criterio”.
Passiamo ai singoli componenti dello staff. I nuovi allenatori sono tutti stati scelti da te?
“Sì certo, abbiamo fatto vari colloqui insieme a Ruggero Ludergnani e al direttore Vagnati perché ci interessava stabilire una linea entro cui gli allenatori dovevano rientrare. Molti hanno accettato e ora fanno parte del nostro organigramma”.
In cosa consistono questi criteri di selezione?
“A me interessano persone che sappiano correggere il gesto tecnico, la postura del corpo, che rappresentano piccole cose, ma che nel calcio fanno la differenza”.
Avete scelto anche di utilizzare un preparatore atletico unico (Carlo Oliani): si tratta di un ruolo simile al tuo?
“Sì abbiamo optato per Carlo che darà linee guida in termini di preparazione e coordinazione a tutti gli allenatori, ai quali poi toccherà gestirsi da soli, sempre sotto la sua supervisione. Sicuramente lui seguirà in maniera più diretta la Berretti”.
Per quale motivo avete scelto un coordinatore anche per la preparazione fisica?
“Ormai il calcio sta andando verso obiettivi diversi, non ci sono più l’allenatore e il preparatore che lavorano a parte, ma si lavora tutti insieme e la preparazione fisica svolta a secco praticamente non esiste più. Più che dei preparatori servirebbero dei misuratori per valutare l’intensità di un allenamento, perché ormai ci si è resi conto che il calcio dev’essere allenato dal punto di vista fisico in modo specifico rispetto a altri sport in cui il fondo è sicuramente utile come tipo di lavoro”.
Chiudiamo con una domanda personale: pensi ti mancherà l’adrenalina della partita?
“Non saprei dirtelo adesso, è possibile che succeda però, perché un conto è esser li al campo e un altro è la partita la domenica, stare con i ragazzi, vederli migliorare nel corso delle settimane. Questa nuova avventura mi piace molto, mi stimola e spero di viverla al meglio”.
Non era possibile mantenere una formazione da allenare?
“No, è veramente difficile, perché se alleni non riesci a girare per i campi, capire a che punto si è del programma che si è impostato complessivamente. Poi le partite delle varie squadre bisogna andare a vederle, cosa impossibile nel weekend se si ha una squadra propria”.