In un afoso pomeriggio ferrarese, nella splendida cornice di Piazza Castello, società, stampa e anche un paio di curiosi si sono ritrovati per presentare e dare il benvenuto a un altro tassello del roster di quest’anno: l’italoamericano Ryan Bucci. L’esterno ex Ferentino sarà una pedina molto importante nello scacchiere di coach Morea in quanto andrà ad occupare la posizione di guardia titolare al fianco del neo acquisto Erik Rush, arrivato a completare lo starting five della Bondi Ferrara. Dopo le foto di rito con il pallone in mano davanti al Castello Estense e la nuova maglia di rappresentanza con lo sponsor Bondi, eccolo pronto a sottoporsi alle domande dei giornalisti.
Ryan, tu sei stato il primo acquisto per questa nuova stagione di basket ferrarese. Con quali motivazioni sei arrivato in città?
“Ferrara a livello cestistico non ha bisogno di presentazioni, è un’ottima piazza e io voglio fare il meglio possibile. Non sono uno che va in giro a perdere del tempo perché sono convinto che si debba sfruttarlo al meglio. Oggi passando per la città ho notato come sia davvero una località stupenda, fatta apposta per me e la mia famiglia in arrivo dall’America. Loro sono già entusiasti di questa nuova avventura. Voglio integrarmi bene con tutto, compagni, staff tecnico e tifosi. Ho già parlato con il coach al telefono, ma non vedo l’ora di poterlo incontrare di persona e farci una bella chiacchierata”.
Come sai quest’anno giocherai in una squadra completamente nuova. C’è chi dice che possa rivelarsi un problema, anche se ci sono tanti precedenti che dicono l’esatto opposto. Tu cosa ne pensi?
“Guarda, per la mia esperienza, l’unica volta in cui ho giocato con una squadra del tutto nuova è stata in B1 a Barcellona. Quell’anno abbiamo vinto il campionato, di conseguenza secondo me non dovrebbe essere un problema”.
In queste fasi di mercato, una delle chiavi di lettura dell’opinione pubblica è che il gruppo di italiani sia esperto, mentre per altri il termine più appropriato è vecchi. Tu come la vedi?
“Io userei il termine esperti. Nel basket possiamo dire che ci sono giocatori ‘vecchi’, ma non è sempre detto che sia una cattiva cosa. Prendo come esempio il mio caso: la passata stagione a Ferentino ho giocato tutte le partite con 30 minuti di media a gara pur avendo 34 anni. I giocatori che hanno fatto una carriera simile alla mia ci tengono e di conseguenza curano se stessi e il proprio fisico: se siamo arrivati fino a qui un motivo ci sarà”.
Il presidente già da tempo ha dichiarato che quest’anno siamo una squadra giocherà per i playoff. Quali sono le tue sensazioni a riguardo?
“Personalmente questa cosa mi esalta a dir poco, è sintomo di un ambiente carico e ambizioso, esattamente come mi sento io in questo momento. L’importante è creare una sinergia che ci permetta di giocare insieme e questo vuol dire aiutarsi l’uno con l’altro senza accontentarsi mai”.