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“Secondo tempo inguardabile”, era il lapidario commento a caldo che rimbalzava tra gli spallini di Facebook dopo il pareggio di sabato scorso Lucca: e via libera ad imprecazioni, piagnistei, vittimismo fatalistico, come non accadeva da tempo. In quel mix di sconforto e rabbia, sembrava marginale essere ancora in testa alla classifica e si paventava l’inizio della solita fine ingloriosa. La realtà di una SPAL che nel secondo tempo non era stata all’altezza delle aspettative pesava come un macigno e impediva ai più di ragionare con lucidità. Ora però, a distanza di qualche giorno dal “dramma”, recuperati autocontrollo e una discreta porzione di raziocinio, non sarebbe male tentare la formulazione di qualche ipotesi sui motivi delle prestazioni a doppia faccia a cui ogni tanto i nostri eroi indulgono. Lungi da me, naturalmente, la pretesa di sostituirmi a mister Semplici, che conosce la truppa e sa come si guida, in campo e fuori dal campo. Le nostre chiacchiere da bar sono utili soprattutto a noi, per acquisire quello spirito critico costruttivo che non è mai inutile… e, non si sa mai, che possa indurre alla riflessione anche qualche diretto interessato. Cominciamo, allora, visto che abbiamo lanciato il sasso, e se poi qualche lettore vorrà dire la sua e integrare, o contestare, le mie personalissime opinioni, sarà il benvenuto.

Il problema su cui in questi giorni si insiste di più è che non si sa chiudere la partita dopo il vantaggio, nonostante si mostri d’avere saldamente in pugno la gara. Si spreca troppo, insomma, rischiando poi di pagare a caro prezzo gli sforzi profusi in precedenza. Come fare, dunque, per compensare il bel gioco con un adeguato numero di segnature? Confesso di non saperlo, ma vorrei segnalare una sbavatura che mi pare di cogliere ogni tanto nelle fasi d’attacco biancoazzurro. Accade infatti – almeno così sembra – che proprio quando la SPAL domina la scena con il suo gioco arioso e spumeggiante, nell’area avversaria si pecchi un po’ di individualismo. Sembra che gli attaccanti, in quella zona del campo, pensino più a impinguare il proprio personale bottino che quello della squadra. Li vediamo ritardare, o evitare, il passaggio al compagno meglio piazzato e rischiare il tiro anche da posizione impossibile; tentare un’improbabile prodezza personale proprio quando ci sarebbe più bisogno dell’intesa coi compagni. Ecco, credo che, se i nostri rocciosi bomber, riuscissero a diventare un po’ più altruisti sotto porta, certe partite potrebbero finire diversamente. E’ infatti fisiologico che, dopo un’ora dominata alla grande, possa avvenire un calo d’ossigeno, soprattutto se l’avversario non ha nessuna intenzione di mollare, come la Lucchese di sabato scorso. Ma se a quella fase critica si arrivasse con un vantaggio abbastanza consistente, la si affronterebbe con più lucidità e meno ansia.

Ho detto la mia, amici lettori, addentrandomi nel campo minato di questioni tecniche che non mi competono, ma sulle quali sono intervento da antico appassionato di calcio e della bellezza che questo può esprimere. Se poi tale bellezza è la nostra SPAL a mostrarla al mondo con orgoglio, allora ci sembra di toccare il cielo con un dito. Spero che mister Semplici perdonerà la sfacciata invadenza, e consideri che l’amore per la squadra del cuore si esprime anche segnalando qualche suo piccolo difetto da correggere. Ma ora basta chiacchiere, valorosi compagni di fede biancoazzurra! Oggi è il giorno di SPAL–Rimini e il Mazza dicono sia già in fibrillazione. Si annunciano code ai botteghini e il pubblico sarà il dodicesimo uomo in campo. E’ l’occasione buona per far sapere al mondo, caso mai se ne fosse dimenticato, che siamo noi in testa alla classifica e che vi rimarremo ancora a lungo. Viva, viva, viva la SPAL!