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La rincorsa a Mirko Valdifiori partita a gennaio 2018 si è finalmente conclusa: il 32enne di Lugo di Romagna è finalmente un giocatore della SPAL e spetterà a lui prendere in mano le chiavi di un centrocampo che nella scorsa stagione ha visto ben tre interpreti alternarsi nel ruolo di perno centrale della mediana di Semplici. Valdifiori riparte dalla provincia dopo due anni non certo brillanti a Torino, l’ultimo in particolare con pochissimo spazio: appena 7 presenze in campionato per complessivi 613 minuti di gioco.

A motivare il giocatore c’è la volontà di rilanciarsi pur in età non più giovanissima: vale la pena ricordare che, ai tempi di Empoli, il centrocampista era considerato un prospetto in chiave nazionale. Con il club toscano, che sotto la guida di Sarri stupì la Serie A quattro stagioni fa, Valdifiori era il vertice basso del rombo di centrocampo costruito dall’ex tecnico del Napoli. Elemento centrale in fase di costruzione, tutto il gioco dell’Empoli passava da lui. Valdifiori risultava così essere il giocatore che toccava più palloni della squadra, ricoprendo quella posizione da regista arretrato che poi Sarri avrebbe cucito addosso a Jorginho nel Napoli. La sua percentuale di precisione nei passaggi (79.5%) era un po’ bassa per un giocatore del suo tipo, ma tale dato derivava dal fatto che il giocatore effettuava continue verticalizzazioni verso la trequarti o i due riferimenti più avanzati del 4-3-1-2, provando quindi passaggi rischiosi. Tendenza mantenuta anche in granata, seppur a fronte di un impiego limitato.

un esempio recente (agosto 2018) di verticalizzazione di Valdifiori

Passato al Napoli col suo mentore, Valdifiori ad un livello superiore non è riuscito a confermarsi, con Sarri che appunto gli ha preferito il più dinamico Jorginho. Dopo aver giocato appena 7 partite in un anno e mezzo con i partenopei, Valdifiori è passato al Torino dove, inizialmente, doveva essere il perno del progetto tattico granata impostato da Sinisa Mihajlovic sul 4-3-3. Inizialmente le cose sono andate esattamente in questo modo, con Valdifiori che si trovava ad essere il vertice alto del triangolo di costruzione completato dai due difensori centrali.
Da lui poi partivano i flussi di gioco della squadra del tecnico serbo. Ad un livello più alto di campo, il Toro si affidava maggiormente all’inventiva dei giocatori offensivi, in un contesto tattico meno complesso. In fase difensiva poi, a Valdifiori veniva a volte chiesto di alzarsi per andare a contrastare il regista avversario, cosa che l’ex empolese non riusciva sempre a fare nei tempi giusti.

un esempio di Valdifiori impegnato nella fase difensiva (via WyScout)

Quando successivamente Mihajlovic ha deciso di inserire Adem Ljajic al centro della sua proposta destrutturata di gioco, passando al 4-2-3-1 senza regista davanti alla difesa, Valdifiori (limitato anche da guai fisici) è finito ai margini. Col ritorno al 4-3-3 durante nell’ultima stagione, a causa delle difficoltà riscontrate dal Torino nel continuare a proporre il 4-2-3-1, Valdifiori sembrava pronto per un rilancio. Tuttavia, in un calcio non schematico come quello di Mihajlovic, con la ricerca immediata della profondità che veniva demandata alla ricerca veloce degli attaccanti o al passaggio per corsie esterne, Valdifiori veniva nuovamente a trovarsi come un orpello non funzionale all’idea di gioco del tecnico. Quando poi è arrivato Walter Mazzarri, che a centrocampo preferisce giocatori più fisici, Valdifiori non ha più avuto grandi opportunità di riproporsi.

Questo breve excursus della carriera in Serie A del neo-acquisto della SPAL serve a farsi un’idea del Valdifiori giocatore. Il centrocampista romagnolo ha dimostrato di essere un elemento di qualità, utile alla squadra se inserito all’interno di un quadro tattico ben preciso, che preveda la figura del regista davanti alla difesa. In questo senso, il passaggio alla corte di Leonardo Semplici, che fa dell’organizzazione di gioco e della cura della fase di costruzione con la squadra in possesso palla uno dei suoi pilastri, dovrebbe senz’altro giovargli. Rispetto a Viviani forse Valdifiori cede qualcosa sul piano fisico e quindi della copertura, ma ha dalla sua una maggior velocità di pensiero e nel muovere il pallone.

 

via Gfycat Un altro esempio di “smart pass” di Valdifiori

Il fatto che Viviani abbia registrato una percentuale di precisione dei passaggi maggiore nella scorsa stagione (87.2%) rispetto al Valdifiori empolese, dipende dal diverso tipo di gioco voluto da Semplici rispetto a quello proposto dall’Empoli di Sarri: l’ex allenatore del Napoli predica un calcio più verticale, mentre il mister biancazzurro predilige una costruzione più elaborata, nella quale il regista è chiamato a dialogare molto con i compagni della difesa per poi cercare una verticalizzazione (ne avevamo parlato in una precedente lavagna tattica).

posizione media dei due giocatori. Fonte: WyScout

Inoltre nel 352 di Semplici il centrocampista centrale è chiamato ad un impegnativo lavoro di copertura: basti pensare che Viviani per lungo tempo è stato nella top ten sia dei giocatori con più chilometri percorsi a partita, sia dei recuperatori di palloni. La seconda parte di stagione, tra scelte tecniche e infortuni gli è costata qualche posizione, ma nella prima classifica ha comunque chiuso da 15° assoluto in serie A (con una media di 11,266km per ciascuna sua apparizione), mentre nella seconda si è collocato 19° con 122 palloni recuperati. Da questo punto di vista Valdifiori non sembra poter garantire lo stesso apporto e dovrà contare su un supporto maggiore da parte dei compagni di reparto.

Anche sui calci piazzati, altro pezzo forte di Viviani, Valdifiori potrà poi dare il suo contributo, soprattutto per quanto riguarda la battuta di calci d’angolo e punizioni di seconda. A Empoli era lui incaricato di recapitare dentro l’area avversaria quei palloni che poi, grazie anche agli schemi di Sarri, i giocatori toscani spesso trasformavano in gol.

via Gfycat Uno schema da corner dell’Empoli con Valdifiori alla battuta

 

 

Michele Tossani, classe 1978, analista tattico già collaboratore di realtà importanti come Rivista Undici e Il Napolista. Nel 2018 ha inaugurato il suo blog personale, La Gabbia di Orrico. Interviene anche su Radio Rosa Toscana e Italia7 ed è autore di libri, tra cui “L’altro Mago. Mourinho dopo Herrera” edito da Limina.