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Allora, Ace Gentile, preso. Che se prendo l’Ace villano non mi pulisce bene. Carta igienica mille veli, presa… se no, non ci puliamo le terga, altre duecento referenze e la spesa è fatta. Porto a casa, suddivido, frigo e freezer, mangio con la fionda e sono pronto. Zainetto, due panini, felpa, impermeabile, due sciarpe e due aste. Incontro mio cognato al metano che mi sgancia la figlia grande, mia moglie la carica e la porta a casa e noi uomini ci dirigiamo verso il parcheggio del Mercatone. Il mio esordio una settimana dopo, stesso stadio, ma giochiamo in casa, contro il Pavma.

Una lunga estate calda, dove ho fatto in tempo a ricaricare le pile e pure a scaricarle. Troppo tempo senza endorfine da curva Ovest, mi è mancata la mia terapia di gruppo. Ognuno di noi è il terapista di un altro: urla, grida, schiamazzi, canti, spintoni, strappi e salti molto meglio di un Tavor condito con valeriana. Non è poi così facile spiegare come funziona la terapia di gruppo, in stile alcolisti anonimi. “Salve, sono Cristiano e sono novanta giorni che non vado alla SPAL”. E tutti in coro: “Bentornato tra noi. L’estate sta finendo ed ora puoi ricominciare a cantare”. L’attesa della partenza è uguale a tutte le altre volte, abbracci, pacche sulle spalle, siamo noi. Siamo ancora una volta noi.

Si parte, mezz’ora e siamo fermi al casello dell’Arcoveggio in attesa di tutta la carovana. Gioco dell’oca, gimcana per Bologna, parcheggiamo in zona Certosa. Accesso inusuale al Dall’Ara, sfioriamo la curva Andrea Costa, sotto i portici in stile Ventennio, accediamo nella pancia dello stadio del Bologna che per una volta è casa nostra. I bagni ed il bar sono da serie A. Ed infatti noi siamo in seria A, alle volte me lo dimentico. Ci piazziamo  nei distinti, sotto all’orologio appena decentrati, un sole che ci stampa la sua luce in faccia, sembra di essere sul bagnasciuga ai lidi, solo con un po’ più di casino, ci si denuda e si suda. Non male lo stadio, solo con seggiolini un po’ troppo rosso e blu, l’allergia si fa sentire, occorrerebbe un antistaminico, ma il cortisonico biancazzurro ha la meglio sui poco abbinati colori che ci attorniano. I parmensi si piazzano in uno spiccio della San Luca, sono pochi e poco rumorosi. Già prima dell’inizio della partita ci scambiamo cori di cortesia, che rimarcano il fatto che, no, non siamo affatto gemellati.

I ragazzi entrano in campo, siamo una squadra di serie A e da serie A. Compatti, duri, tamugni e tgnizz, che tradotto letteralmente vorrebbe dire tenaci, ma il dialetto ferrarese ha molte più sfumature dell’italiano. Copriamo, chiudiamo, ripartiamo e noi si canta. Sugli spalti non c’è gara, in campo un po’ di più. L’arbitro fischia e finisce il primo tempo. Il tempo di assumere “liquidi” per reidratarsi, che si ricomincia. In campo io vedo solo biancazzurro, loro sbattono sui nostri centrali e Manuelito li fa impazzire sulla fascia, Jasmin dirige e combatte, i difensori del Parma marcano Petagna con lo stesso effetto di sbattere la testa contro un muro, il capitano li morde ai fianchi da ogni dove. E poi, niente, scambio sulla trequarti, la palla a Lazzari, op, op finta alla Garrincha, palla in mezzo col contagiri, il Lupo ha le spalle girate verso la porta avversaria, a centro area, i piedi sono incollati a terra, quasi sul dischetto. Allarga le braccia, si coordina, effettua una mezza rotazione da destra verso sinistra, colpisce di collo pieno, ma talmente pieno, che stampai lacci sulla valvola del cuoio. La velocità di rotazione assomiglia a quella del lampo, Karate Kid, gli fa una pippa. Il portiere è una statua di sale, la palla spappola il ragnetto dell’incrocio dei pali e gonfia la rete. Un gol degno di un palcoscenico europeo, occorre effettuare una richiesta direttamente alla Panini per cambiare la vetusta immagine di Parola sulle figurine per metterci quella del capitano. Esplodono i distinti, le ugole vengono sputate in campo. Grande gol, grande squadra, grandi noi.

Poi, continuiamo a giocare, potremmo raddoppiare, soffriamo solo una volta in 45 minuti, siamo tanta roba, siamo la curva Ovest ad occupare lo stadio del Bologna e vinciamo contro il Parma. Grazie alla freudiana tifoseria della SPAL, ho fatto il pieno delle preziose endorfine che servono a tenermi in vita ed a farmi assaporare il dolce sapore della vittoria. Ah, quasi dimenticavo, “Salutate la Giaco-lista”. Forza SPAL.