“La cosa importante è che cerchiamo sempre di giocare: palla a terra, da dietro, prendendo qualche rischio, ma è giusto così perché in questo modo si dà sicurezza alla squadra“. Con queste parole Felipe ha dato la sua chiave di lettura su alcune giocate della SPAL a margine della sfida contro l’Inter. Le dichiarazioni post-partita rilasciate dal difensore italo-brasiliano aiutano a spiegare l’approccio tattico della squadra di Semplici, improntato quest’anno al miglioramento di quei principi di gioco che sono stati alla base della scorsa stagione, ottimamente conclusa con la conquista della salvezza.
Nell’ultimo campionato Semplici aveva impostato una squadra che cercava l’uscita da dietro palla a terra allo scopo di superare la prima linea di pressione avversaria per poi avere la possibilità di attaccare verticalmente in campo aperto, dirigendo il gioco verso gli esterni, in particolare a destra dove operava Lazzari. Questa primissima fase di possesso basso, inizialmente più elaborata, era stata via via leggermente modificata dall’allenatore toscano verso un tipo di costruzione meno complessa e maggiormente diretta.
In questo primo scorcio di stagione Semplici sembra essere tornato verso una prima costruzione più complessa, al fine di attirare la pressione avversaria e consolidare il possesso nella propria metà campo prima di attaccare quella avversaria. Per favorire questo tipo di uscita l’allenatore della SPAL si affida sempre ai tre difensori centrali e al portiere Gomis, chiamato a giocare anche con i piedi, ai quali si aggiunge il vertice basso di centrocampo. Posizione quest’ultima nella quale Semplici ha fin qui deciso di schierare prevalentemente Schiattarella, preferito ad altre opzioni quali Valdifiori e Viviani.
La scelta di Schiattarella è probabilmente dettata dal fatto che il 31enne centrocampista napoletano è in grado di assicurare una maggior protezione al reparto arretrato, lasciando pressoché invariata la qualità tecnica necessaria per impostare la manovra sul corto. Sul lungo ci sono poi i tre difensori centrali che possono lanciare direttamente le punte. È evidente come un’impostazione di questo tipo presenti dei rischi, soprattutto in caso di perdita del pallone in zone ravvicinate alla propria porta. E, di questo, ha parlato recentemente lo stesso Schiattarella con grande franchezza.[un esempio di gestione rischiosa del possesso palla nei primi 16 metri]
Tuttavia, quando ben eseguita, una costruzione palleggiata dal basso permette non solo di superare la prima pressione avversaria (col risultato già menzionato di avere poi a disposizione campo da attaccare in verticale), ma anche di far risalire nei tempi giusti i giocatori più offensivi, nel caso della SPAL esterni e attaccanti. Così facendo, permettendo ai vari Lazzari, Fares, Antenucci e Paloschi di guadagnare campo in avanti, la SPAL si assicura il buon piazzamento offensivo di questi giocatori da utilizzare poi sia in caso di attacchi veloci che nel caso in cui sia invece necessario creare una struttura offensiva organizzata per un attacco posizionale. Insomma, più rischi, ma anche più opportunità per una squadra che ha innalzato il suo livello di autostima e ha inserito nel proprio organico calciatori dotati di tecnica e personalità.
Michele Tossani, classe 1978, analista tattico già collaboratore di realtà importanti come Rivista Undici e Il Napolista. Nel 2018 ha inaugurato il suo blog personale, La Gabbia di Orrico. Interviene anche su Radio Rosa Toscana e Italia7 ed è autore di libri, tra cui “L’altro Mago. Mourinho dopo Herrera” edito da Limina.