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La domenica mattina inizia pressappoco come tutte le altre, se non che mi si spalancano gli occhi già dalle sette, orario solito delle mie alzate settimanali. Gli occhi riflettono la luce sul soffitto come un gatto in tangenziale la domenica di ferragosto. Oggi è giorno di SPAL.

La figlia maggiore è già in piedi perché deve prendere servizio, assieme ad alcune compagne ed al prof, per la registrazione del TG Einaudi all’interno del tempio. Caffè e latte, biscotti integrali, sguazzatina di faccia e di ascelle, metto l’abito talare per servir messa, due sciarpe, una al collo ed una al polso, il mio due aste, carico la figlia in macchina e partiamo. Sono circa le 9.30. A quell’ora il calcio lo giocavo al motovelodromo nei Giovanissimi, sicuro non partivo per il Mazza. Ci incontriamo con una compagna di scuola in viale K e mi appresto verso il campo con il mio carico di adolescenti in macchina. Le accompagno, ma alla biforcazione io ovviamente prendo per Via Paolo V e le ragazze procedono verso la tribuna. Cancelli sbarrati, che faccio? Ritorno per la strada canonica, le conigliere sono ancora sbarrate, due chiacchiere in coda ed il tempo passa. Si aprono i cancelli, solito eurino alle gentili e simpatiche ragazze piazzate sulla scala d’ingresso della curva.

Soliti brividi, che da quarant’anni mi prendono appena si apre di fronte me il campo, luogo dei miei sogni, dall’infanzia alle mie quasi cinquanta primavere. Non c’è cura, se non le grida e la passione: la febbre ti coglie e non si abbassa nemmeno dopo mille e mille sconfitte. Mi piazzo alla colonna 87, perché io non sono minimamente scaramantico. Allungo il mio due aste per occupare un po’ di posti nella porcilaia.
Si discute di formazione, di moduli, di fiducia. Poi alla spicciolata comincia ad arrivare la mia gente. Fede, Poldo, Rava, il Dottore (che insolentisco da una distanza siderale) tutto come da prassi. Mela, Paolino, Roby, Crippi. Meringa e Nimbo completano l’aibi.
Manca la terza punta del tridente, momentaneamente infortunato, ma noi canteremo per lui. Grande White, tién bòta leon!

E poi, c’è la mia squadra del cuore, corre, lotta e porta la croce. Non vedo alcuna differenza in campo tra due compagini create per obbiettivi diversi. Io vedo gente che sputa l’anima, si merita quelle meravigliose righe strette sulla maglia. Nessuno a mio più che modesto parere merita meno del sei e mezzo, con punte di voto molto alte.
Generalmente non faccio i nomi dei più meritevoli, ma oggi vorrei fare uno strappo.
Kevin Hulk Bonifazi, la forza di un bobcat nelle gambe di un giocatore, ritorna alla corte di mister Semplici dopo il poco utilizzo alla corte di Mazzarri e diventa un giocatore da nazionale. Copre, difende, esce: prestazione sontuosa, degna di un fuoriclasse del ruolo.
Poi, Momomeraviglia risponde ai suoi detrattori con un’altra partita sopra le righe. Io non mi ricordo cosa ho mangiato a pranzo, ma le sensazioni e gli umori collegati alla SPAL li ricordo bene. Chi si ricorda il primo Paramatti? Bene, molti mister da bar (ora si direbbe da tastiera), lo ritenevano più scarso di Primizio, suo compagno di squadra sulla fascia opposta. Sempre gli stessi furono quelli che sacramentarono per la sua vendita al Bologna, passando per la squadra dei senza contratto. Perché che dire poi del primo Lazzari: “non sa crossare“, dicevano i super tecnici e bla, bla, bla. Molti penseranno che io stia straparlando, ma non mi interessa, oggi, ma non da oggi, Fares ha dimostrato una forza come pochi sulla fascia sia in fase di spinta sia durante la fase difensiva. Alla faccia di chi diceva che la squadra o attacca da destra o non ha soluzioni.

Ragazzi, continuate a bruciare l’erba (come il grande GB), e il nostro cuore continuerà ad esplodere d’orgoglio. Sì, meritavamo di vincere. Il Torino per lunghi tratti assomigliava al Pisa di Gattuso: prestazione altamente insufficiente del direttore di gara, che ha fatto ribattere almeno dieci punizioni a nostro favore perché la palla era due metri dalla punto in cui era avvenuto il fallo. Poi, non me ne dimentico, oggi ho rivisto una immensa curva Ovest. Il coordinamento tra la balaustra e tutta la curva è stato spettacolare. Ripetute protrattesi per decine di minuti, cori vintage anni Ottanta-Novanta conditi con moderni cori del XXI° secolo, hanno scaldato le mani e le ugole dei presenti. Ci si diverte. Noi siamo la curva Ovest, siamo una realtà. C’eravamo prima, abbiamo fatto diecimila persone in trasferta in C2 e C1, abbiamo tenuto vivo un movimento moribondo, in un mondo che ci vuole telespettatori e non attori, le nostre bandiere, sono la nostra storia, i nostri vecchi sono la nostra memoria, i giovani il nostro futuro. Cantate con noi, perché l’orgoglio e la passione, sono contagiose.
Lasciatevi contagiare. Forza vecchio cuore biancazzurro.