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Domanda ricorrente che rimbalza qua e là dalle 17 di domenica scorsa: cosa sta succedendo a Manuel Lazzari? Niente di particolare: semplicemente si ritrova a fare i conti con la sua natura di essere umano, per quanto straordinario se collocato su un campo da calcio.

Per la prima volta in stagione qualche critica – anche un filino ingenerosa – è piovuta sulla testa del 29 biancazzurro, autore finora di una stagione straordinaria. Verosimilmente lui scrollerà le spalle e andrà avanti per la sua strada, quella della fascia destra, anche se la leggera flessione del suo rendimento è un dato di fatto riconosciuto (pur con cautela e comprensione) anche da mister Semplici.
A Bergamo abbiamo senz’altro visto il Lazzari meno convincente di questo campionato e a testimoniarlo c’è una media voto complessivamente insufficiente da parte della stampa (5.25 di media tra varie testate prese in esame). Tolte le non trascurabili attenuanti sul valore degli avversari di giornata – dalla sua parte c’erano Castagne e Gomez – e della possibile giornata storta, le ragioni principali di questo momento non brillante possono essere sostanzialmente ricondotte all’infortunio patito durante SPAL-Udinese e ai successivi sviluppi.

Il deciso tackle scivolato di D’Alessandro, considerato regolare dall’arbitro Doveri, ha cambiato di poco la traiettoria di quel pallone, ma in compenso ha modificato non poco quella di Lazzari.

[Minuto 62 di SPAL-Udinese del 26 dicembre, D’Alessandro entra su Lazzari] 

Basta guardare ai numeri per rendersene conto. Nelle quattro partite precedenti al confronto con l’Udinese, Lazzari viaggiava a una media voto di 6,3. Nelle ultime quattro è scesa a 5,8. Mezzo punto che trova una spiegazione anche in altri numeri, meno contestabili di quelli scelti dai giornalisti per le loro personali valutazioni.

Giusto per fare qualche esempio. Facendo un raffronto tra i dati delle ultime quattro partite del girone d’andata e quelli delle prime quattro del girone di ritorno, saltano all’occhio diverse cose. Lazzari ha giocato meno palloni in fase offensiva (-11), ha dribblato di meno (-6,5), ha crossato di meno (-3,3) e ha anche passato di meno il pallone rispetto al solito (-4,3). Il tutto con la solita fiducia da parte dei compagni, visto che il numero di passaggi ricevuti non è diminuito: 25 di media a partita.
In compenso sono diminuiti i palloni persi e aumentati i recuperati, seppure in misura non così determinante (-1; +1).

Se si considera anche l’arretramento del raggio d’azione, i conti tendono a tornare. Anche qui vale la pena di usare la tecnologia, grazie ai dati forniti da WyScout. Prima dell’infortunio Lazzari era onnipresente sulla corsia destra e arrivava spesso a fondo campo per tentare dei cross.

[due esempi della quantità di campo coperta da Lazzari prima dell’infortunio, contro squadre di livello]

Una volta tornato arruolabile, si è visto un Manuel maggiormente prudente, proprio perché non perfettamente a suo agio sotto il profilo fisico. Per un giocatore che fa dello sprint, della velocità e della resistenza le proprie armi principali, non è un particolare secondario.

[due esempi della quantità di campo coperta da Lazzari dopo l’infortunio]

Consapevole dell’importanza del suo ruolo all’interno dei meccanismi della squadra, Lazzari dopo il recupero si è gestito, concentrandosi principalmente sulla fase difensiva e stringendo spesso i denti pur di fare la sua parte. Anche perché la sua principale alternativa, Dickmann, finora ha dato la sensazione di aver bisogno di tempo per prendere le misure alla serie A.

L’infortunio alla caviglia destra senz’altro ha intaccato un po’ la condizione fisica dell’esterno spallino nella prima parte del girone di ritorno e al resto ha provveduto qualche altro piccolo acciacco di cui non è stato dato conto a livello pubblico. Procedura standard a ogni latitudine per le squadre di serie A, ma saperlo avrebbe aiutato a contestualizzare meglio le prestazioni recenti di Manuel. Anche perché in ballo c’era pure lo stage con la Nazionale, un appuntamento a cui nessun giocatore vorrebbe rinunciare visto l’imminente ciclo di convocazioni per le partite che varranno la qualificazione a Euro 2020.

Tutto questo peraltro non gli ha impedito di pennellare comunque un paio di assist (contro Bologna e Parma), portando così il suo conto a un totale di 7. In serie A ha fatto altrettanto bene Gomez dell’Atalanta, mentre il resto della truppa (Suso, Cristiano Ronaldo, Callejon, Under, Quagliarella, Mertens e via così) al momento guarda dal basso. Mica male, tutto considerato.

Certo, Manuel ci ha abituati bene, fin troppo, nell’ultimo anno e mezzo. Per cui non vederlo sprintare e arrivare sul fondo ci lascia una sensazione di incompletezza. Ma per dirla elegantemente, prendendo in prestito qualche parola daAngelo Branduardi, “il cuore ed i pensieri son gli stessi“. Una volta risolti i problemi fisici tornerà a incendiare la fascia destra e i cinque in pagella rimarranno solo un ricordo sbiadito.