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C’erano anche due leggende biancazzurre come Gigi Pasetti (111 presenze, 1 gol) e Oscar Massei (244 presenze, 52 gol) tra gli ospiti della domenica di “Curva Ovest in Festa 2019”. A margine dei loro interventi nel dibattito moderato da Daniele Vecchi e Federico Pansini abbiamo voluto scambiare due parole con entrambi.

Per voi cosa vuol dire vedere la SPAL in serie A al giorno d’oggi?
Pasetti: “E’ stata una gran cosa, specialmente per come ci siamo arrivati. Giocando un buon calcio. E’ stato bravo Vagnati a prendere i giocatori giusti e di conseguenza la SPAL quest’anno si è salvata bene”.

Massei: “Sottoscrivo, c’è poco da aggiungere (sorride)”.

Ci sono punti in comune tra la SPAL degli anni Sessanta e quella attuale?
M: “Oggi il calcio è cambiato molto, soprattutto nei sistemi di gioco. Le squadre si distribuiscono diversamente e oggi tutti e undici devono saper giocare. Mentre una volta, specialmente nella difesa, c’erano tre o quattro giocatori limitati a cui non veniva consentito di esprimersi al massimo delle possibilità. E poi c’è la differenza del terreno di gioco: ai nostri tempi era un disastro…”

P: “Ecco, noi ci allenavamo dove oggi ci sono le due curve dello stadio. C’erano delle aree per noi e i ragazzi delle giovanili, poi al mercoledì o al giovedì si faceva la partitella tra prima squadra e Primavera. Per i giovani era bello vedere i grandi e da parte dei giocatori c’era grande rispetto. Il vantaggio attuale è che il campo è uno spettacolo e il centro pure. La nostra generazione ha avuto tante difficoltà, il campo era peggio di quello che stiamo calpestando ora (al Parco Bassani, ndr).

M: “E poi la velocità del gioco…”

P: “Trascuriamo anche il fatto che una volta si marcava, oggi invece…”

M: “Eh, ma oggi c’è la zona”.

P: “Ma anche nella zona si marca, Oscar: è che i ragazzi non sono più abituati. Se tu entri in casa mia ti devo marcare, altrimenti mi rubi tutto!”.

M: “Chiaro, il problema è che prima marcavi un uomo solo, ora li devi marcare in base alle situazioni”.

P: “Oscar, purtroppo non vengono allenati i princìpi. Quando volte vedi squadre prendere gol perché i giocatori non sanno dov’è l’avversario? La differenza tra il nostro calcio e il calcio attuale è che noi dovevamo pensare: sapere chi avevamo davanti e anticiparne le giocate. Adesso c’è tanta confusione”.

M: “Guardiamo agli attaccanti, per esempio. Per me un punto di riferimento per queste cose è il Napoli di Sarri. Praticamente non c’è un centravanti e sono in tre che si alternano”.

P: “Però Oscar, anche lì: si parla tanto di tiki-taka. Io però non ho mai sentito dire a Sarri che bisogna fare i passaggini al limite dell’area. Se l’attaccante è lì, la palla bisogna dargliela e basta. Purtroppo si fa confusione sui fondamentali. Io ero un metro e sessantotto, eppure anticipavo quelli di un metro e novanta. Pensavo più velocemente di loro, altrimenti ero morto. Purtroppo si vede anche nella giovanili, c’è sempre meno preparazione su queste cose”.

C’è qualche giocatore di questa SPAL in cui vi siete rivisti, anche solo in parte?
M: “Gigi non credo, perché lui giocava sulla fascia e faceva il campo avanti e indietro e non ce sono tanti così… (sorride, ndr)”.

P: “Ecco, prendiamo Lazzari: lui fa meno di quello che spende. Borriello, che io ho avuto nelle giovanili del Milan, mi diceva: ‘Mister, io non so mai quanto la mette o non la mette, o se la mette sul primo o sul secondo’. Quello è un po’ il suo limite, non si capiscono mai bene le sue intenzioni”.

M: “Deve senz’altro migliorare. Però ricordati che ha 25 anni, può migliorare. Ti dico io che può farlo”.

Cosa manca alla SPAL per migliorare la squadra, posto che anche quest’anno l’obiettivo sarà la permanenza in serie A?
P: “Eh, migliorare… servono i giocatori buoni. Però il discorso che pesa è quello economico, perché, come diceva giustamente Mattioli, alle piccole squadre rimangono le briciole dei proventi della tv. Di conseguenza bisogna essere bravi a cercare giocatori di qualità. Quest’anno sono stati bravi in particolare con Bonifazi”.


ha collaborato Giovanni Pozzati