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Più che un articolo sarei nelle condizioni di scrivere un post. Sintetico, intriso di ironia e voglia di vivere. Una bestemmia secca e senza replica. E così il gioco sarebbe fatto. Forse non ho davvero la mentalità, ma una sconfitta coi Balanzoni mi demolisce, mi scava dentro con un cucchiaino da tè. La SPAL non gioca partite, racconta speranze, ma col Bologna, no. Coi cugini esiste un solo risultato, la vittoria. E’ la dura battaglia della borghesia contro il proletariato, dello zio canadese contro l’impresario di Masi San Giacomo, la povertà è dignità, la ricchezza è opulenza.

Gli ingredienti c’erano tutti per compiere l’impresa, la carica dei ragazzi di fronte all’hotel il sabato sera, la squadra chiamata e abbracciata due volte prima dell’inizio della partita. Poi la speranza della gioventù, il passaggio di testimone tra vecchia guardia e nuove leve, un abbraccio spontaneo tra generazioni nell’unica curva dove mai io abbia voluto vivere ed esistere. Mille bandiere, due aste ad un’asta sola, due colori, un solo grido:
Forza SPAL. Entriamo in campo con il coltello in mezzo ai denti, bell’inizio, il Sassuolo (…) pressa, ma noi ci affacciamo dall’altra parte, l’arbitro ci fa capire da che parte sta. Poi, però lo chiamano al VAR, guarda, controlla e indica il dischetto. Petagnone appoggia il cuoio, pesante come un còpa càn (misura di un sasso), rincorsa, frenata, tiro e gol. Tutto si era incanalato nel migliore dei percorsi. L’entusiasmo è quello dei giorni migliori, la curva è grande e gli ultras sono i suoi profeti, cartoncini e bandiere in tutto lo stadio.
Venti maledetti e fetenti secondi e siamo già lì che recuperiamo il foot-ball, dentro alla nostra porta. Giove damigiana, con tutti gli dei dentro e Apollo per tappo. Traduzione letteraria e forbita della sequela di bestemmie che da sole mi costerebbero tre vite di fila agli inferi.

Ma perché? Cosa ci succede in quei pochi e infinitesimali istanti dopo il gol del vantaggio? Perché in quattro su un giocatore mentre un altro bel bello tira in porta? Vigliacca la mastèla. Ma ci riprendiamo, giochiamo. Ah, non lo faccio mai, ma sta volta devo dirlo: il peggiore in campo è il direttore di gara, che non sbaglia in maniera equa, ma fischia a senso unico, cartellini contro di noi, pochi fischiati a nostro favore. Carpiato di una punta dei bolognesi, rigore e ammonizione per il portiere nostro. Dalla postazione VAR si ode nettamente un: “Ma che cazzo fischi, vieni a vedere”. Rigore ritirato, ammonizione ritirata. Entriamo nel secondo tempo con un Thiago in meno e un KB in più, entriamo e tambureggiamo. Quattromilioni di rimpalli tutti a loro favore e l’arbitro che continua ad essere indisponente. Dai càl vièn! Al cazz! Contropiede, primo tiro, incrocio dei pali, due a uno per loro. Altri due minuti e siamo tre a uno. La curva si spacca in due, sotto encomiabili e trascinanti come sempre, sopra non siamo all’altezza, ma un uno due così avrebbe steso pure mani di pietra Duran. Non ci riprendiamo più.

Sotto il caldo, sopra il gelo, con le ultime forze, riproviamo a cantare insieme. Epperò, mille difetti, mille disattenzioni della maestra e subito uno si è buttato giù dalla finestra (cit.). Abbiamo una sfiga memorabile, nessun rimpallo a favore, i difensori rossoblù rimpallano tutto anche con gonna e stivali. No, il Bologna no, non voglio perdere il derby, poi, magari domani perdo pure le elezioni e lunedì io come rientro in cantiere? Esco zoppo, come sono entrato, anzi sono più zoppo. Claudicante mi dirigo verso la gelateria dell’acquedotto, ho prenotato una torta per il compleanno di mia moglie, intorno a me tanti spallini, mi manca la mia banda. Mi sento solo, il freddo mi entra nelle ossa. No, per me notoriamente spallopatico, perdere col Bologna e uscire nel mio stadio, tra le loro urla di scherno e giubilo mi uccide, mi ammazza. Ma sono spallino e non muoio mai. Alla prossima cuore mio e ricordati, come un onda che tutto travolge, questo canto d’amore per te, una canzone che viene da cuor.
Non molleremo mai.
Non molleremo mai.
Non molleremo mai.
Forza vecchio cuore biancazzurro.